Scelgo la libertà

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Se c’è qualcosa del vostro passato che vi tormenta, questo articolo potrà aiutarvi.
Durante alcune esercitazioni ad un corso di PNL (Programmazione Neuro Linguistica), che ho frequentato qualche anno fa, ho visto tante persone superare in pochissimo tempo, svolgendo dei semplici esercizi, le proprie paure.
Leggete l’articolo seguente di Richard Bandler, dal Corso di PNL – Scelgo la libertà e applicate l’esercizio mentale proposto.
“Tempo fa, durante un seminario, mi ha avvicinato una donna. Mi ha raccontato che si trovava sull’autobus che esplose a Londra durante l’attentato del 7 luglio, quando vennero presi di mira i mezzi pubblici. Quest’orribile atto di terrorismo ha fortemente turbato l’opinione pubblica, ma soprattutto ha avuto un impatto tremendo sulle persone coinvolte nelle esplosioni e sui loro cari.
attentati-londraQuesta donna mi stava di fronte, saltellando nervosamente da un piede all’altro e torcendosi le mani, mentre mi raccontava di essersi trovata proprio su quell’autobus. Mi disse che, pur avendo scampato la morte, ora viveva tormentata dalla paura. Non era ancora riuscita a lasciarsi alle spalle l’accaduto. Ogni persona con uno zaino, ogni pacchetto, ogni borsa per lei era potenzialmente una bomba che le faceva rivivere il suo incubo. Era sicura che presto sarebbe morta. Diceva che era impossibile fare progetti per l’avvenire: le avevano rubato il futuro. Anche lei, come la maggior parte di coloro che hanno vissuto un brutto trauma, era rimasta prigioniera dell’evento passato. Aveva bisogno di rompere quelle catene e le serviva un aiuto. Dietro la donna c’era una lunga fila di altre persone che aspettavano di farmi domande. E ce n’erano altre quattrocento che facevano esercizi, visto che eravamo in un’aula nel bel mezzo di un corso. Anche se il tempo stringeva, io volevo ugualmente darle qualcosa che la aiutasse a stare un po’ meglio riguardo alla sua esperienza.
Le feci una domanda di cui conoscevo già la risposta e poi le diedi delle istruzioni che all’apparenza possono sembrare banali, ma che in realtà sono abbastanza potenti da spezzare le catene che ci legano a eventi che ci hanno travolto nel passato. Le chiesi se, quando pensava a quel momento, lo vedeva a dimensioni reali, ossia se le immagini erano a grandezza naturale, come se tutto stesse accadendo di fronte a lei. Rispose di sì. Aggiunse anzi che le immagini erano “gigantesche”. Improvvisamente cominciò a tremare. Troppo spesso, alle persone nella sua condizione, viene detto che per superare i propri traumi è necessario riviverli. Lei era un esempio perfetto di quanto questa teoria sia assurda. Erano mesi e mesi che riviveva quell’evento traumatico e la sua condizione non faceva che peggiorare. Sapevo che era invece il momento di sdrammatizzare.
londra_attentati_7_luglio_2005Le chiesi: “Hai paura di treni, autobus o aeroplani?”Annuì, continuando a tremare. Le feci notare che la probabilità di essere vittima di un attentato è già di per sé bassissima, e che la probabilità che succeda due volte alla stessa persona è praticamente inesistente. Le dissi quindi che l’avrei assunta come mia guardia del corpo, e che la volevo sempre con me in aereo o in taxi, così sarei stato quasi certo di evitare il rischio di saltare per aria: nessuno è così scalognato! Si mise a ridere. Era quello che volevo. Le persone hanno spesso paura di scherzare con chi ha subito un trauma, e invece io credo che ridere dei propri problemi sia esattamente ciò che serve per cominciare a vedere le cose da un punto di vista diverso. Adesso eravamo pronti per cominciare. Aveva principalmente due problemi: il fatto di ripensare continuamente all’evento, e il fatto di immaginarselo come un filmato di proporzioni gigantesche, come se fosse ancora davanti a lei. Dovevo farle cambiare queste due cose. Le chiesi allora di sperimentare qualcosa di un po’ diverso da quello che aveva fatto fino a quel momento.“So che questo ricordo terribile ti ha terrorizzata a lungo, e voglio aiutarti a metterlo dove deve stare: nel passato. Per farlo, puoi pensare a un ricordo successivo all’esplosione? Magari qualche ora dopo, quando ti sei resa conto di essertela cavata, di essere ancora viva e tutta d’un pezzo?”La donna chiuse gli occhi e cominciò a ricordare un momento successivo all’attacco, poi annuì. Continuai: “Bene, ecco cosa voglio che tu faccia adesso. Immagina di entrare dentro ‘te stessa’ in quel ricordo e, mentre lo fai, ti chiedo di rivivere l’intera esperienza al contrario, come se stessi riavvolgendo un nastro. Vedrai le persone che camminano all’indietro, l’autobus che si ricompone dai rottami e comincia ad andare in retromarcia… l’intero filmato mentale dell’evento che va all’indietro. Riavvolgi il filmato, finché non arrivi al momento in cui dovevi ancora salire sull’autobus”. Arrivata a quel punto, le chiesi di fermarsi. Poi le feci ripetere la procedura qualche altra volta. Mentre eseguiva le mie istruzioni, canticchiavo una musichetta da circo: “Tatta tara ta ta tattattara”. Ridacchiava. E questo, come vi ho già detto, è molto importante. Le chiesi: “Hai finito?”. Annuì. Le avevo fatto proiettare il filmato al contrario, perché era abituata a immaginarlo nel futuro, mentre volevo che cominciasse a metterlo nel passato. Avendo ripercorso l’esperienza al contrario nella sua mente, il suo cervello era costretto a ripensarla in modi del tutto nuovi. “Ora voglio che tu rimpicciolisca il ricordo di quell’evento tragico, in modo che abbia le dimensioni di un filmato da cellulare”, dissi mentre mettevo una mano a un metro davanti a lei, “grande più o meno così”. “Guarda ciò che è successo dentro questo schermo immaginario e fai partire il filmato dall’inizio alla fine, piccolo piccolo e in lontananza”. Fece quello che le avevo chiesto con grande attenzione.“Per finire, voglio che ti immagini su un autobus, che guardi gli altri passeggeri con zaini e borse, e che li vedi tirare fuori penne e libri per studiare.
Immaginò quanto le suggerivo e sorrise. E quel sorriso significava molto. Poi le chiesi di tornare ancora una volta all’immagine che tanto la spaventava. Erano passati solo pochi minuti ed ecco che le chiedevo di fare proprio ciò che l’aveva terrorizzata per anni. Scosse il capo e disse: “Sto molto meglio del solito”. Le dissi di guardare tutti quegli sconosciuti con zaini e pacchetti. Scosse di nuovo il capo, mi guardò e, facendo spallucce, disse: “Sono tranquilla”. Naturalmente non aveva cancellato l’evento dalla sua mente. Avrebbe comunque avuto un ricordo orribile di quell’episodio accaduto nel passato. Quello che avevo fatto era stato aiutarla a smettere di consentire al ricordo di influenzare negativamente il presente. Visto che l’avevo aiutata a cambiare il modo in cui rappresentava il ricordo, adesso le era possibile diminuire l’intensità delle sensazioni che provava immaginandolo. D’ora in avanti sarebbe stata in grado di gestire la situazione, perché sapeva cosa fare. E più l’avrebbe fatto, più le sarebbe diventato facile. Aveva imparato qualcosa che la avrebbe aiutata a guadagnarsi la libertà dalle limitazioni imposte da quel ricordo. Gli eventi tragici esistono solo nella mente, sotto forma di ricordi.
Un ricordo è la rappresentazione di un’esperienza. Quando cambiate il modo in cui rappresentate un’esperienza, cambiate anche le sensazioni che le sono associate, quindi come vi sentite in merito a essa”.

 

di Ernesto Lupacchio

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