Il viaggio di Lucia e l’asinello

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Quando col suo dolcissimo viso
Lucia raggiunse il Paradiso,
si meravigliarono tutti quanti
e in quel luogo santo erano tanti.

Era molto giovane la fanciulla,
dolce, delicata, assai bella,
Pietro restò di sasso addirittura
e adottò la fragile creatura.

Del suo promesso il folle delirio
Lucia subì un ingiusto martirio,
contro il pagano entrò in guerra
e giovanetta lasciò questa Terra.

In quel clima di serenità e pace
la giovane sembrava esser felice,
ma nei suoi occhi di rara bellezza
traspariva un velo di tristezza.

Pensava sempre alla sua breve vita,
pensava a com’essa era finita,
alle pene e alle ingiustizie,
alle cattiverie e alla sevizie.

Pietro si accorse di quella pena,
che Lucia non era tanto serena,
quindi decise di chiamarla a sé
e della mestizia chiese il perché.

“In Sicilia, nella calda terra mia
vorrei tornare –rispose Lucia-,
anche per poco ci vorrei tornare
e i miei poveri poter incontrare”.

Pietro la voleva accontentare
e cercò di capire come fare,
ma visto che non approdava a niente
ricorse all’aiuto dell’Onnipotente.

Anche il buon Dio si commosse
e per Lucia a compassion si mosse,
diede a Pietro una chiave d’oro
e disse: “Portala al piccolo tesoro”.

“Con essa la nostra cara fanciulla
aprirà sul mondo una finestrella
da cui potrà vedere quel che le piace
e tornare finalmente in pace”.
La giovane santa, dalla finestrella,
della Terra vide ogni cosa bella,
ma vide anche il male, l’ingiustizia,
la fame, la cattiveria, l’avarizia.

Vide la fame, i maltrattamenti
di tanti piccoli innocenti,
fino a lei arrivava il loro pianto,
cosa che la faceva soffrire tanto.

Visto quello spettacolo deprimente
disse: “Non voglio vedere più niente!”
in un angolo poi si ritirò sola
senza profferire più una parola.

Il fatto preoccupò parecchio Pietro
ma lei non volle tornare indietro,
anche il buon Dio si preoccupò molto
e disse a Pietro: “Dammi ascolto!”.

“Io so cosa turba la giovane santa
e la pena che provo per lei è tanta,
lei soffre molto per i suoi bambini
perché sono sempre tristi i piccini”.

“Ora ti dico io cosa devi fare
se proprio la vogliamo recuperare,
le diamo un incarico speciale
che le tirerà su il morale”.

“Con balocchi e tanti regalini
andrà sulla Terra dai suoi bambini,
il tredici dicembre, per me va bene,
per alleviare le loro pene”.

Pietro le diede la bella notizia
e subito lei bandì la mestizia,
poi disse: “Ma dove prendo i regalini
da portare ai poveri bambini?”.

“Apri quella nuvola con questa chiave d’oro
-disse Pietro- e troverai un tesoro,
Dio ha capito il tuo turbamento
e d’aiutarti è assai contento”.

Quel che nello spazio vide Lucia
le sembrò strano, una vera follia,
fluttuavano bambole e trenini,
trottole e mille giocattolini.

Eran giocattoli abbandonati
da bambini ricchi e viziati,
bambini che non eran mai contenti,
egoisti, capricciosi, prepotenti.

Pietro disse: “Prendine il più che puoi
e domani portali giù a chi vuoi,
portali a chi ne ha più bisogno
così realizzi il tuo grande sogno”.

“I giocattoli cercano compagnia
specialmente se vengon buttati via,
vagano nello spazio per cercare
con chi intrattenersi e giocare”.

Lucia ringraziò Pietro di cuore
e con grande forza e tanto ardore
raccolse a dritta e a manca
senza sentirsi per nulla stanca.

“Sono tanti, come li porti?” – disse Pietro
“Iho! Iho!” una voce rispose da dietro,
era un asinello docile e pio
che certamente aveva mandato Dio.

“Grazie mio docile accompagnatore
-disse la giovane santa con ardore-,
io già penso alla gioia dei bambini
quando darò loro questi regalini”.

Il tredici dicembre di ogni anno,
tutti i bambini buoni lo sanno,
Lucia e l’asino scendon dal cielo
e portano a ognuno un regalo.

Così cominciò il viaggio di Lucia
con l’asinello in sua compagnia.

 

di Salvatore Spinelli

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