Parlare di malattie cardiovascolari, in particolar modo di infarto e di ictus, fa sempre un po’ di impressione per le gravi conseguenze che tali fatti morbosi possono provocare al momento e nel tempo. Occorre anche dire che la situazione di questi eventi è andata sempre migliorando con la riduzione dei casi e si è avuto pertanto negli ultimi trenta anni l’allungamento della vita delle persone di circa 10 anni. Tutto ciò si è potuto avere non certo per un fatto occasionale, ma grazie agli impegni da parte della Società moderna, di quei mezzi di prevenzione e di cura per evitare o ritardare al massimo tali eventi e di poterli curare con le opportune cure. Un risultato questo di logica e buonsenso applicati nella vita di ogni individuo.
I fattori di rischio
Sono noti da tempo quelli che sono i cosiddetti “fattori di rischio” che possono determinare nel tempo le condizioni per questi gravi avvenimenti di tipo cardiovascolare: l’ipertensione arteriosa, l’aumento del colesterolo nel sangue, in particolar modo la parte cosiddetta “cattiva” (colesterolo LDL), il diabete mal controllato, l’obesità con notevole sovrappeso, il fumo di sigarette ed infine anche una certa ereditarietà e familiarità, in rapporto a fattori genetici (cosa questa sulla quale gli studiosi stanno svolgendo assidue ricerche). Tutte condizioni una volta per niente o poco note. Tuttavia di fronte ai consigli dei medici per l’adeguata prevenzione non sempre si risponde in modo positivo. Purtroppo capita spesso di rilevare che certi consigli in tal senso vengono sottovalutati ed attuati soltanto alla comparsa dei primi disturbi, quando è già tardi.
Importanti studi
Si calcola che con l’impiego di mezzi diagnostici moderni e preventivi, con i farmaci che abbassano i valori pressori, del colesterolo ed del diabete, si ha un abbattimento fino al 30-40 per cento non soltanto della mortalità ma anche dei casi di infarto, insufficienza cardiaca e ictus cerebrale. Questi dati hanno naturalmente rafforzato l’intento di riconoscere e ridurre nelle persone i fattori di rischio. Studi importanti nel campo scientifico, come il Framingham, Asian Pacific Cohort ed altri, hanno confermato che la presenza dei quattro maggiori fattori di rischio (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo di sigaretta e diabete non controllato) favoriscono oltre il 90 per cento i casi di infarto.
Lo stress favorisce l’infarto
Nel passato si affermava che nessun essere umano può sottrarsi allo stress e che questo è necessario alla vita. Tuttavia in base ad uno studio internazionale (REMIT) sembrerebbe che uno stress mentale potrebbe favorire anche una insufficienza coronarica, con il rischio di un infarto. Infatti è stato dimostrato che una eccessiva preoccupazione ed emotività può favorire la liberazione di particolari sostanze ormonali che provocano come conseguenza una costrizione delle arterie periferiche, quindi una ipertensione arteriosa, un’alterazione del circolo coronarico, un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), un aumento del colesterolo, dei trigliceridi e della glicemia.
La Dieta mediterranea
La tradizionale alimentazione negli anni passati degli abitanti del Meridione d’Italia, definita anche come dieta “povera”, caratterizzata prevalentemente da tre componenti: grano, olio d’oliva e vino, ha finito per passare negli anni cinquanta come una dieta salutare, salva arterie, capace di poter prevenire tutti quegli incidenti cardiovascolari come l’infarto e l’ictus cerebrale. Questi che sono proprio conseguenza di gravi alterazioni dei vasi arteriosi e coronarici causati da depositi intravasali di grassi e colesterolo e formazioni di placche ostruenti la circolazione del sangue al cuore e al cervello. Tutto questo come conseguenza anche di un’alimentazione sbagliata, ricca di grassi, zuccheri e alcolici.
E la promozione della Dieta mediterranea come l’unica vera dieta capace di poter prevenire le malattie cardiovascolari la si deve ad uno studioso americano, il biologo, fisiologo e nutrizionista Ancel Keis che ne dimostrò per primo e in maniera scientifica l’efficacia. Nella zona di Pollica, nel Parco del Cilento, lo studioso si portò per anni con la sua èquipe e poi prese casa, innamorato dalla terra e dalla vita di questa zona. Per alcuni studiosi di Barcellona questo tipo di dieta, ricco di antiossidanti, aiuta inoltre la memoria ed evita l’Alzheimer negli anziani.
Il riconoscimento dell’UNESCO
Nel 1910 l’UNESCO ha riconosciuto la Dieta mediterranea come Patrimonio immateriale dell’Umanità. E proprio quest’anno, dal 24 al 26 ottobre, Napoli e Pollica hanno ospitato “Le Giornate della Dieta mediterranea”; tre giorni di convegni, durante i quali esperti italiani e di altre parti del mondo si sono incontrati per discutere su questa dieta e sui prodotti agro-alimentari legati ad essa. Accanto ad un’alimentazione sana e genuina non possono e non devono mancare, quando è necessario, gli opportuni correttivi farmacologici, come cure di quelle situazioni di iniziali quadri di malattia. Dovuti anche con il passare degli anni, come l’ipertensione, il diabete, malattie croniche broncopolmonari e disturbi cardiaci (tachicardia, extrasistoli, dolori al petto dopo uno sforzo). Il fumo di sigarette merita poi un discorso a parte specie per gli accaniti fumatori in quanto pur fumando nel corso della giornata un numero considerevole di sigarette, 15-20 e più, difficilmente avvertono disturbi. Tuttavia col passare degli anni solo allora potranno incominciare a sentire i primi disturbi. Gli apparati interessati sono il cuore ed i polmoni: il primo con segnali di tipo coronarico (dolori precordiali) ed il secondo con episodi bronchitici con dispnea (affanno) anche dopo pochi passi e risentimento cardiaco. Non aspettare perciò questi disturbi per ridurre il numero di sigarette giornaliere o smettere del tutto. Suggeriamo perciò per le situazioni citate di consultare periodicamente il proprio medico ed attenersi ai suoi preziosi suggerimenti.
L’attività fisica
Per ultimo per la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari consigliamo di affiancare ad una sana alimentazione e ad un trattamento medicamentoso anche un’attività fisica. Questa va fatta almeno due-tre volte nella settimana e va regolata in rapporto all’età ed alle proprie condizioni fisiche da una passeggiata a passo svelto per 40-50 minuti ad esercizi fisici in palestra o a casa. Ciò apporta una condizione salutare immediata per il fisico e lo spirito, ma specialmente per il miglioramento del metabolismo. In particolar modo l’attività motoria porta ad abbassamento dei valori pressori per i soggetti ipertesi e della glicemia, quindi ad un migliore utilizzo glicemico. Molto utile perciò l’attività fisica nei diabetici e per coloro che hanno una intolleranza ai carboidrati con una modesta iperglicemia e non ancora un vero diabete.
La Società e per essa la moderna Medicina fanno tutto il possibile per individuare con i moderni mezzi i mali che preoccupano gli uomini, dando anche i migliori e più recenti consigli per la loro prevenzione e cura, ma occorre anche che questi se ne rendano conto e se ne sappiano servire nel modo migliore.