Cari Teletubbies…è ora di andare in pensione!!!

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La logopedista Mariarosaria D’Esposito ci parla della tv e bambini sempre piu spesso “abbandonati” davanti alla TV.

Era il “piccolo schermo”, la vecchia, cara mamma TV, oggi sostituita da maxi monitor, extraslim ed ipertecnologici. Ma qualcosa di piccolo ancora c’è… forse di troppo piccolo: l’età di molti dei telespettatori.
Le statistiche sono preoccupanti: circa il 60% dei bambini, tra i 9 mesi ed i 2 anni d’età, viene “parcheggiato” per più di due ore al giorno davanti alla TV ed il 25% ha una “scatola magica” nella propria cameretta.
L’esposizione precoce alla televisione, entro i 2 anni di vita, dovrebbe essere fortemente limitata per gli innumerevoli danni che può creare, in rapporto all’apprendimento del linguaggio, allo sviluppo dell’attenzione e della capacità di socializzare e relazionarsi.
Il Professor Dimitri Cristakis, pediatra e docente all’Università di Washington, ha studiato ed approfondito gli effetti che troppa televisione può determinare, nelle diverse fasce d’età, dai 9 mesi all’adolescenza. Le conclusioni alle quali è arrivato, che l’hanno poi portato a bandire per i suoi figli gli apparecchi televisivi fino ai 3 anni, sono a dir poco sconcertanti. Le ore trascorse con “l’amica virtuale” potrebbero essere inversamente proporzionali allo sviluppo delle competenze linguistiche del soggetto. Inoltre pare esista una correlazione tra l’uso eccessivo della TV da bambini e  l’inclinazione alla violenza da adulti.
Nei primi 2 anni di vita la plasticità neurologica è al massimo. Il bambino è una “spugna” capace di apprendere un’incredibile quantità di dati ad una velocità sorprendente; questa dote tende ad affievolirsi man mano che cresce.
La TV “impigrisce” il cervello che tende ad una condizione di passività e scarsa elaborazione, a differenza di quanto avviene nel gioco che invece stimola l’immaginazione e la creatività. Inoltre i programmi destinati ad intrattenere ed “ipnotizzare” i piccoli telespettatori determinano una iperstimolazione  della vista e dell’udito, a scapito degli altri canali sensoriali. I cambi repentini di intensità dei suoni e le continue variazioni di immagini è possibile che interferiscano con la percezione della realtà che potrebbe apparire troppo “grigia”, lenta e monotona, in rapporto a quella virtuale.
L’intrattenimento mediatico protratto per un tempo eccessivo, induce il bambino all’isolamento e può causare nel tempo disturbi di tipo comportamentale. Il disinteresse per l’altro, la scarsa attitudine a socializzare e comunicare non favoriscono l’arricchimento del linguaggio: deficit di tipo articolatorio, inadeguatezza morfo-sintattica e lessicale, ma soprattutto una prosodia poco spontanea, possono essere i primi sintomi da overdose da TV.
Studi condotti dallo stesso Dimitri Cristakis su campioni di piccoli telespettatori, esposti al monitor per tempi diversi,  hanno dimostrato come il linguaggio dei baby-dipendenti sia più povero e meno contestuale.

Tanti i canali, i programmi e i DVD destinati alla prima infanzia, efficaci al punto da incollare al monitor questi giovani telespettatori ancora in erba.
Alcuni format si propongono quali programmi educativi, che stimolano l’attenzione, arricchiscono il vocabolario o addirittura avvicinano all’arte pittorica o alla musica classica. Nella realtà, dietro molti di questi programmi, che promettono di trasformare un bambino normodotato in un  “Little Einstein”, vi è un’industria enorme che frutta milioni e milioni di euro. Non esiste una vera e propria letteratura scientifica che possa provare il valore didattico di questa fetta di mercato televisivo e ritengo sarebbe opportuno che specifiche ricerche ed un’adeguata informazione ne attestassero la validità.
Ma la TV non è tutta da demonizzare e non è solo spazzatura. Non diversamente dai videogame o dal PC basta fruirne con misura ed attenersi a qualche semplice regola.
E quindi:
–    via la TV dalla cameretta: che non intacchi la qualità del sonno e non si sostituisca alla fiaba da leggere prima di dormire
–    via la TV dalla camera da pranzo: bisogna tutelare il tempo a tavola evitando “dall’intrusa” e favorendo invece la comunicazione verbale.
–    evitare l’uso della TV come sfondo, durante i compiti, il gioco o altre attività
–    stabilire preventivamente il tempo, preferibilmente coincidente con il programma scelto
–    prediligere trasmissioni adatti ai piccoli per età e contenuto
–    distrarre i bambini durante il bombardamento pubblicitario
–    rimanergli accanto a guardare e commentare i programmi, riportando sempre, per quanto possibile, ad un piano di realtà
–    evitare di ricorrere all’amica in 2D come baby-sitter telematica.

Un giusto tempo e qualche precauzione consentono di approcciare a quella fonte di odio-amore che è TV, con serenità e cautela, tutelando allo stesso tempo uno sviluppo sociale e linguistico adeguato.

 

di Mariarosaria D’Esposito

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