Punto allergie: boom in Italia

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Un italiano su cinque soffre di allergie (20%), secondo gli ultimi dati della Siaaic (Società italiana di allergologia e immunologia clinica): sono oltre 12 milioni, in particolare giovani e bambini, ad esserne affetti.
Un numero destinato ad aumentare, visto che secondo gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) le persone che soffrono di allergie ai pollini sarebbero raddoppiate negli ultimi 30 anni.
Alcune forme di allergia in particolare sono in vertiginoso aumento, per esempio la rinite allergica: nel nostro Paese un adulto su cinque e un bambino su quattro ne sono colpiti, e il trend è destinato ad aumentare, per cui si stima che nel 2020 colpirà 1 bambino o adolescente su 2. In aumento anche le allergie ai farmaci, stimabili intorno all’1% della popolazione, e le intolleranze alimentari, che arrivano al 40%. L’aumento delle allergie ha un costo sociale elevato, visto che si stima che ogni malato di asma costa circa 1.400 euro l’anno, mentre chi soffre di rinite allergica ne spende circa mille e chi è affetto da dermatite atropica arriva a 1.420 euro.
Il costo totale delle allergie è stimato nell’ordine delle decine di miliardi di euro l’anno.
Molto ci si è interrogati sul perchè di questi incrementi di incidenza, la cui rapidità ed entità non può trovare giustificazione nella componente genetica, che comunque rappresenta la base (predisposizione), ma piuttosto nei cambiamenti dell’ambiente, del comportamento e dello stile di vita.
La “teoria igienica” dà molto peso in questo senso alla perdita del contatto con la natura dei bambini a causa della massiva urbanizzazione, che modulerebbe lo sviluppo della risposta immunitaria nei confronti degli allergeni anziché dei batteri, con cui non vengono più a contatto. A conferma di ciò, un recente studio pubblicato sulla rivista Clinical & Experimental Allergy coordinato da ricercatori dell’Henry Ford Hospital di Detroit ha dimostrato che tenere un cane o un gatto in casa dalla nascita del bambino non aumenta il rischio di diventare allergico, ma al contrario può proteggerlo nei confronti di questo disturbo: all’età di 18 anni, i soggetti esposti agli animali nel primo anno di vita ne derivavano una protezione nei confronti di allergie, con un rischio di essere allergici al cane o al gatto ridotto a circa la metà.
Le recenti evidenze della letteratura scientifica internazionale mostrano anche un rischio maggiore di sviluppare malattie allergiche in bambini nati da parto cesareo, che nel corso degli ultimi due/tre decenni in contesti sociali industrializzati, quale il nostro, ha subito un inquietante incremento, tanto che nel 2012 l’Organizzazione mondiale della sanità ha redatto un documento in cui si stabilisce che un tasso di incidenza di parto cesareo superiore al 15% fra tutti i nati potrebbe risultare dannoso sia alla mamma che al piccolo. In ambito europeo il nostro Paese detiene il primato di tagli cesarei, con una media nazionale del 38%, e il picco del 62% in Campania.
Il corpo umano ospita un numero enorme di batteri, dieci volte superiore a quello delle proprie cellule, concentrati soprattutto nell’intestino, dove costituisce il cosiddetto microbiota intestinale, un vero e proprio organo batterico con funzioni protettive (difesa nei confronti di batteri patogeni), metaboliche (produzione di vitamine e sostanze a valore energetico) e immunitarie, addestrando il sistema immunitario a riconoscere antigeni utili (alimenti), contrastare quelli pericolosi (batteri patogeni) e non produrre in modo inappropriato sostanze (citochine) pro-infiammatorie, responsabili di innescare malattie allergiche e autoimmunitarie (diabete di tipo 1, colite ulcerosa, malattia di Crohn). Al momento della nascita la mamma attraverso il parto naturale trasferisce i suoi batteri (intestinali e vaginali) che andranno a colonizzare l’intestino sterile del neonato, permettendogli di costruire un proprio microbiota intestinale(eredità microbica).
Anche la riduzione della pratica dell’allattamento al seno ha forte responsabilità nell’incremento delle allergie, dato che solo il latte materno è in grado di garantire la prevalenza di batteri intestinali benefici quali lattobacilli e bifidobatteri, con preziose prerogative immunomodulanti.
Sicuramente poi l’inquinamento ambientale svolge un ruolo cruciale nell’aumento delle allergie, come degli altri cambiamenti in patologia umana negli ultimi decenni.
Si ha infatti motivo di credere che la rivoluzione in atto nella patologia umana, caratterizzata dalla riduzione delle malattie acute da cause infettivo-parassitarie e dall’incremento di incidenza, con comparsa in età sempre più precoce e in modo proporzionale al grado di occidentalizzazione, di patologie endocrino-metaboliche (obesità, diabete II, sindrome metabolica), immuno-mediate (allergie, malattie autoimmuni), cardiovascolari, neurodegenerative, neoplastiche, sia il prodotto della diffusione sempre più capillare dell’inquinamento e della rapida trasformazione dell’ambiente.

 

di Carlo Alfaro

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