La ricetta della felicità

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La felicità è in fondo il fine ultimo di ogni azione umana. Probabilmente, è l’obiettivo più grande che chiederemmo anche alla Medicina, se fosse possibile conseguirla con una cura.
La felicità è quell’insieme di emozioni e sensazioni del corpo e dell’intelletto che procurano sensazioni di benessere, gioia, serenità, appagamento, eccitazione, ottimismo, soddisfazione. I bisogni biologici quali fame, sete, sonno, desiderio sessuale creano, finchè non appagati, una condizione di attesa e di infelicità che si risolve nel momento in cui si appaghi il proprio bisogno primario: l’appagamento ottiene una condizione di felicità biologica, identificabile con il piacere, che però è assolutamente transitoria, a causa del continuo ripresentarsi di pulsioni e istinti dopo il breve periodo di soddisfacimento degli stessi.
La felicità psicologica, invece, più stabile e appagante, nasce da un’armonia interiore. Questo tipo di felicità è assolutamente relativo e variabile in base alla cultura, al contesto ambientale e alla personalità dell’individuo, che gli fa intravedere determinati obiettivi come importanti o meno.
La felicità può essere considerata come una capacità individuale di godere del bello dell’esistenza. Spesso i cosiddetti “falsi idoli” (ovvero i soldi, il benessere materiale, la fama, il successo, il potere) sono considerati fonte di felicità, ma psicologicamente il tendere verso di loro crea ansia che ostacola la felicità.
Il raggiungimento di un falso idolo può provocare solo una gioia effimera, poiché presto si desidererà altro ancora. Le grandi religioni garantiscono invece la felicità spirituale, che si concretizza nella visione di Dio.

Nella natura umana è insito il desiderio di elevare la propria psiche a realtà trascendenti che soddisfino la sete di conoscenza di verità e di infinito. Ma se fosse anche questa un’illusione? Il concetto di felicità è un valore sancito anche nella Costituzione italiana, in cui viene richiesto il “pieno sviluppo della persona umana”, affinchè ciascuno sia libero di realizzare i propri sogni e cercare la sua strada per la felicità. Gli scienziati hanno perfino postulato l’utilità di misurare la felicità interna lorda o FIL, sulla falsariga del prodotto interno lordo (PIL).
Un esempio fondamentale del FIL è dato dal Bhutan, piccolo stato montuoso dell’Asia. Questo stato già da 4 anni adotta come indicatore per calcolare il benessere della popolazione il FIL. I criteri presi in considerazione sono la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali. Benchè questo paese sia uno dei più poveri dell’Asia, con un PIL pro capite bassissimo, è la nazione più felice del continente e l’ottava del mondo. Gli ideatori di questo indice mirano a focalizzare l’imporanza del benessere psicologico dei cittadini nella valutazione del progresso di una società.

Anche in Italia è stata condotta una ricerca del genere dalla Scuola di Psicoterapia Erich Fromm, che ha calcolato l’indice di felicità, su una scala di valori che va da 1 a 100, dei cittadini delle 110 province italiane, su un campione di 2mila persone, tra i 25 e i 70 anni. Lecco è risultata la città in Italia in cui la gente è più felice, con un indice di felicità di 89 su 100. In seconda posizione Lucca, con un indice di felicità pari a 87. Al terzo posto Oristano, con un indice di felicità pari a 83. Seguono nella top ten: Trento, con indice di felicità pari a 81, Como (80), Viterbo (77), Pordenone (75), Grosseto (72), Ravenna (68) e Cuneo (67). In fondo alla classifica molte città del Sud, tra cui Enna (21), Salerno (18), Crotone (16), Isernia (14) e Catanzaro (9). Ultima posizione per la provincia di Potenza con un indice di felicità di 5 su 100. Secondo la classifica sembra che siano più felici gli abitanti del Nord, rispetto a quelli Sud, smentendo il mito della Campania felIx.
In conclusione, esiste una “ricetta” per la felicità? Secondo il libro “The emotional life of your brain” basterebbe allenare il cervello con speciali esercizi in grado di migliorare la personalità e sviluppare un senso di benessere psicofisico. Alla fine, tutta una questione di carattere, piuttosto che di eventi esterni.

 

di Carlo Alfaro

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