Italiani mammoni e mammisti?

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Il prototipo dell’Italiano “mammone” viene ancor più confermato in tempo di crisi: gli ultimi dati Istat dicono che sono 7 milioni i giovani tra i 18 e i 35 anni che vivono a casa con i genitori, ben il 61,2%. Mammoni non solo, ma anche “mammisti”, perché se il mammone è quello che non può far a meno della mamma e continua a vivere con lei, il mammista è la persona che anche psicologicamente dipende dalla madre e, pur adulto e vaccinato, fatica a tagliare il cordone ombelicale, rivolgendosi a lei come all’unica fonte di saggezza, per ogni scelta, mossa o decisione, e anche in questo noi Italiani sembriamo essere “al top”. Persino il Vaticano, nell’apertura dell’anno giudiziario ecclesiastico, si scaglia contro questo vizio italiano, affermando che il mammismo “porta a una dipendenza che inficia gravemente la vita coniugale”, fino a giustificare la nullità del matrimonio.
Il rapporto privilegiato degli Italiani con le loro mamme è oggetto di scherno da parte degli altri Paesi, come nel famoso spot norvegese in cui si vedevano maschi italiani adulti imboccati e messi a nanna da madri anziane, e come si legge su alcune riviste internazionali, tipo il mensile tedesco Focus che scrive: “i ragazzi italiani non riescono a staccarsi dal nido materno e, nel 40% dei casi, da sposati cercano casa vicino a quella della mamma, mettendo sotto pressione la loro moglie, troppo spesso paragonata alla loro madre”, mentre il Sunday Times londinese definisce gli italiani “costantemente infantili e ossessionati dalla figura materna”, e la rivista americana Newsweek: “gli italiani hanno sempre l’atteggiamento di chi sa come trovare riparo tra le sottane delle loro mamme”. Anche i francesi, su Le Monde, ci criticano, ma giustificano la scelta dei giovani italiani di restare con la mamma col periodo di crisi e con uno Stato poco presente: “a causa dello scarso aiuto dello Stato, sono sempre di meno i giovani italiani che lasciano la casa per vivere da soli; sembrano comunque trovarsi bene in casa con mamma e papà e sono disposti a fare i pendolari ogni giorno pur di non rinunciare a questa comodità”.
Al discorso della dipendenza dalle mamme si correla poi quello della cattiva educazione dei ragazzi, giacchè una mamma troppo presente ed amorevole tenderebbe ad essere anche troppo protettiva e permissiva, a viziare i figli.
I bambini e gli adolescenti italiani sarebbero infatti tra i piu’ maleducati d’Europa, secondo studi che hanno analizzato il comportamento dei ragazzi in vari contesti: a scuola, in vacanza, in famiglia. Nel dossier del mensile Nuovo Consumo di luglio-agosto 2012, i nostri giovanissimi risultano essere tra i meno amati dagli albergatori europei a causa del loro comportamento irrispettoso delle regole basilari: urlano, corrono, sono capricciosi, scrivono sui muri, rompono oggetti, non siedono tranquillamente a tavola con i genitori, protestano per ciò che trovano nel piatto. Alle stesse conclusioni arriva l’indagine commissionata dal telefono di assistenza ‘Help me’, secondo la quale “i genitori italiani non insegnano mediamente ai propri figli a rispettare alcune semplici regole quali il cedere il posto nei mezzi pubblici, non dire parolacce, assumere comportamenti civili nei confronti delle manifestazioni di culto diverse dalla propria”. Tuttavia, i pediatri Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ritengono che il famigerato “mammismo” italico a possa tornare molto utile in determinate situazioni, per esempio per affrontare meglio situazioni di disagio come malattie e ricoveri.
L’attaccamento “sicuro” alla mamma diventa un baluardo che aiuta il bambino nell’affrontare le difficoltà. “Il mammismo terapeutico, ovvero la presenza e l’affetto incondizionato della madre al fianco di un bambino ammalato – spiega il Presidente della SIPPS, Giuseppe Di Mauro- è un antidoto impagabile al dolore e alla paura. L’affetto familiare permette al bambino di sopportare meglio ansia e stress”. L’Italia, da autentico “Paese di mammoni”, in questo è imbattibile, perché gli ospedali italiani sono tra i pochi in Europa che permettono la presenza di un genitore in ospedale 24 ore su 24. Anche il luminare della chirurgia della mano Giorgio Pajardi, direttore del reparto universitario di Chirurgia della Mano e Microchirurgia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, scende in campo a difendere le mamme italiane: “Ogni anno visitiamo circa 20.000 bambini con disfunzioni alle mani e ne operiamo più di 700, e da questa enorme esperienza notiamo come, per la maggior parte dei casi, i bambini italiani, grazie all’affetto e alla protezione tipici delle nostre famiglie, riescano a sopportare meglio di tutti gli altri le ansie e le problematiche causate da fisioterapie complesse e da periodi di ripresa che possono diventare anche abbastanza lunghi. La rete familiare italiana sopperisce alle carenze del sistema assistenziale e provvede a supportare il bimbo a costo di qualsiasi sacrificio”. Bello essere mammoni e mammisti, dunque, se questo significa scambiare più amore, sostegno, supporto e conforto, ma attenzione con l’iper-protettività e l’iper-cura: non dimentichiamoci mai che i figli non appartengono ai genitori, ma alla vita.

 

di Carlo Alfaro

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