Il problema del piede piatto

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Il piede piatto è una problematica di appoggio molto diffusa tra i bambini, che spesso persiste sia nell’età evolutiva sia nell’età adulta.
Noi tutti nasciamo con i piedi piatti, ma poi, quando impariamo a camminare, esercitando un movimento di contrazione e rilasciamento dei muscoli intrinseci del piede stesso, otteniamo l’aumento del tono muscolare.
Questo comporta una maggiore forza sia dei muscoli intrinseci che delle componenti legamentose del piede e l’organizzazione della sua specifica architettura in arcate.

Quali sono le funzioni del piede?

  1. Base di appoggio nella stazione eretta
  2. Ammortizzatore nella deambulazione
  3. Leva utile alla propulsione
  4. Servomeccanismo antigravitario
  5. Organo neurosensoriale
  6. Organo vascolare.

Da tutto questo si evince come sia importante che già dall’infanzia ci sia uno sviluppo ed una funzionalità normale dell’appoggio podalico.
Succede molto spesso, però, che il bambino rimane con i piedi piatti.

Quali sono i fattori che predispongono al piattismo?
Ci sono molti fattori che predispongono al piattismo come familiarità, lassità muscolo-legamentosa, scarsa attività fisica del bambino, perdita dell’abitudine di camminare a piedi.
Circa il 30% dei bambini mantengono un piattismo dei piedi oltre il terzo anno di età. Dal punto di vista clinico il piede piatto è caratterizzato da:

  • Abbassamento o crollo della volta plantare
  • Deviazione in valgo del calcagno (che normalmente è < 10°)
  • Protrusione mediale dello scafoide
  • Aumento dell’angolo tibio-astragalico (che normalmente è = 115° circa)

Il piattismo dei piedi dei bambini, non è mai un problema isolato, ma spesso genera altre problematiche soprattutto di natura posturale.
Ginocchia valghe, asimmetria del bacino e delle spalle con un aspetto astenico di tutto il soma e spalle abbassate, si associano molto frequentemente ai piedi piatti. I bambini inoltre sono spesso lenti nei movimenti, pigri, si stancano molto facimente e non gradiscono né camminare a piedi, né svolgere qualche sport. Tendono ad essere in sovrappeso.

Come si pone l’ortopedia verso il piattismo?

Da sempre l’ortopedia dell’età evolutiva si è preoccupata di trovare dei presidi per la correzione dei piedi piatti, impiegando, il più delle volte, materiali rigidi e mezzi coercitivi per posizionare meglio i piedi. Scarpe ortopediche, plantari con rialzi sulla volta mediale, semisfere, talloniere per contenere il valgismo del calcagno, si usano da sempre, ma sempre con scarsi risultati.
Negli ultimi vent’anni si sta affermando l’utilizzo di speciali plantari di stimolazione neuro-muscolare.
Quello che comunemente non viene valutato nella prescrizione di una ortesi plantare ortopedica, è l’effetto sensoriale che le ortesi inducono e le reazioni neuromuscolari ad esse connesse.
Ma la ricerca scientifica degli ultimi decenni ci sta facendo capire, ed ha fin qui dimostrato, che la disposizione architettonica delle ossa dipende essenzialmente dal funzionamento normale di muscoli e legamenti. Sono questi che, esprimendo una normale forza ed una normale capacità fibroelastica, posizionano e mantengono le ossa in assetto ottimale per lo svolgimento sia della funzione antigravitazionale che dinamica di ogni parte del nostro apparato locomotore, anche dei piedi. Esistono oggi dei plantari di ultimissima generazione che presentano forma, dimensione e consistenza completamente diversa dai soliti plantari ortopedici, permettendo una ottima adattabilità ad ogni tipo di calzatura.
Presentano nel loro interno delle sacche di attivazione proprio all’inserzione dei muscoli intrinseci della pianta dei piedi, quei muscoli da cui dipende l’organizzazione delle arcate ossee dei piedi stessi.
Tali sacche di stimolazione vengono riempite, in modo assolutamente personalizzato per ogni singolo paziente, con un materiale di consistenza elastica tale da innescare un massaggio continuo ai muscoli ed ai punti della pianta dei piedi che non lavorano in modo corretto. Usati in modo continuativo permettono ai muscoli lassi di recuperare un tono fisiologico e di organizzare spazialità più corrette a livello articolare, modificando in modo “VISIBILE” l’appoggio dei piedi e la deambulazione dei bambini.

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