Il malato immaginario… Cos’é l’ipocondria

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“Le Malade Imaginaire” (Il Malato Immaginario) è una commedia del drammaturgo francese Molière, rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1673. Il protagonista della commedia è Argante, un ricco signore convinto di essere malato, nonostante sia sano come un pesce. Argante si circonda di diversi medici che gli prescrivono numerose pozioni e medicine. Addirittura, il ricco signore promette la figlia in sposa ad un giovane dottore per assicurarsi un medico che possa essere sempre presente nella sua casa, pronto a curarlo. La commedia è stata poi portata sul grande schermo da un brillante Alberto Sordi nei panni di Argante.
La trama ben rappresenta gli elementi principali dell’ipocondria. La caratteristica essenziale di questo disturbo è la preoccupazione legata alla paura o alla convinzione di avere una malattia grave, basata sull’erronea interpretazione di sintomi somatici.
Rassicurazioni mediche appropriate, valide e fondate non bastano a placare la convinzione di essere gravemente ammalati. L’ipocondria è spiegabile come una scorretta interpretazione di sintomi fisici che vengono considerati come segnali di gravi patologie. Il soggetto ipocondriaco che sperimenta un qualsiasi cambiamento corporeo è portato a catastrofizzare la situazione interpretando tutte le variazioni corporee come prodromi di una malattia che in futuro porterà atroci sofferenze: anche un leggero mal di testa diventa per l’ipocondriaco segno di un tumore al cervello. Spesso i soggetti con ipocondria si allarmano anche solo sentendo parlare di una malattia o se vengono a sapere che qualcuno si è ammalato. Spesso questi sintomi si accentuano in condizioni di stress.
L’insorgenza della sintomatologia ipocondriaca generalmente coincide con un evento critico che può verificarsi in fasi precoci della vita oppure in fasi più avanzate. Tra gli eventi critici che possono predisporre il soggetto ad una vulnerabilità al disturbo troviamo:

  • esperienze precoci di malattia (vissute in prima persona o di persone vicine);
  • esperienze di gestione medica insoddisfacente;
  • presenza di credenze errate sui sintomi fisici.

Questi eventi possono portare alla formazione di credenze disfunzionali rigide rispetto alla salute che diventano una lente con cui leggere qualunque cambiamento o sintomo fisico.
Come conseguenza si attivano emozioni negative quali ansia, depressione e paura. Inoltre vengono messi in atto alcuni meccanismi cognitivi e comportamentali come tentativo di controllo del proprio stato di salute che hanno, però, l’effetto paradossale di aumentare la preoccupazione.
Uno di questi meccanismi di mantenimento è l’attenzione selettiva attraverso cui il soggetto concentra eccessivamente la sua attenzione sul proprio corpo e sulle sensazioni somatiche. In questo modo ogni variazione somatica, che prima non veniva notata e che fa parte di una normale attività fisiologica del corpo, verrà percepita come segno della presenza di una malattia fisica. Ad esempio il mal di schiena dovuto ad una errata postura può essere visto come un problema serio che potrebbe portare alla paralisi.
Un altro meccanismo di mantenimento, di tipo cognitivo, è la rimuginazione continua sul proprio stato di salute. Questa strategia che viene attuata con l’intento di individuare precocemente segni di malattia contribuisce, invece, a rafforzare l’attenzione prestata al proprio corpo. Un ultimo fattore cognitivo è rappresentato dalle disfunzioni nel ragionamento, cioè: svalutazione dell’importanza delle spiegazioni alternative dei sintomi, astrazione selettiva di informazioni sui sintomi per cui dettagli minori della conversazione assumono rilevanza per il soggetto e drammatizzazione, ossia attribuzione esagerata di importanza al significato di segni e sintomi.
Tra i fattori comportamentali che mantengono il disturbo troviamo, invece, la tendenza ad evitare le situazioni che possono esporre il soggetto ai sintomi temuti. Ad esempio, il soggetto può tendere ad evitare sforzi fisici o la visione di programmi televisivi sulle malattie fisiche. Proprio perché il soggetto evita alcune situazioni non ha la possibilità di sperimentare che invece i sintomi che avverte sono innocui, contribuendo così al mantenimento delle preoccupazioni per il proprio stato di salute.
Un secondo fattore di mantenimento, di tipo comportamentale, è rappresentato dai continui esami del corpo come la palpazione dell’addome, la verifica della presenza di noduli al seno e altri controlli, che espongono il corpo ad una manipolazione eccessiva che, se persistente, può provocare disagio fisico. Il disagio risultante viene interpretato come ulteriore prova della presenza di una malattia fisica. Un ultimo comportamento che si riscontra frequentemente nel paziente ipocondriaco è la ricerca continua di rassicurazione (ricerca di informazioni da familiari o conoscenti, continue visite mediche, ricerche su Internet o su libri di medicina nel tentativo di escludere la grave malattia). Il fatto di cercare informazioni presso fonti poco attendibili oppure il fatto di giudicare superficiale l’attenzione del medico nei propri confronti sono fattori che possono portare il soggetto a sottoporsi ad ulteriori valutazioni poiché non gli permettono di escludere la presenza della malattia, rafforzando la sua credenza. Il soggetto ipocondriaco è quindi intrappolato in una spirale viziosa che rende inutili i tentativi di rassicurazione e le valutazioni critiche ma anzi si nutre di essi.
Trattare questo disturbo si può!
La psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale si è rivelata molto efficace nel ridurre le preoccupazioni legate all’ipocondria in diversi studi clinici controllati. Il percorso terapeutico prevede:

  • una corretta psicoeducazione sulla natura del disturbo;
  • l’individuazione delle credenze disfunzionali del paziente;
  • la promozione di interpretazioni alterative dei sintomi e dello stato di salute;
  • la riduzione dei meccanismi di mantenimento;
  • lo sviluppo di capacità di gestione dell’ansia e dello stress;
  • l’elaborazione degli eventi critici scatenanti.

 

di Luisa Buonocore

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