Le parole che minano la coppia

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La psicopedagogista Bianca Pane ci parla della comunicazione nella coppia. Spesso utilizziamo parole sbagliate che rendono difficile o distruggono il rapporto col partner.

Perché parliamo? Per dimostrare di essere qualcuno, per farci conoscere, accettare e amare possibilmente da tutti e in particolare dal partner, col quale condividiamo l’esistenza.
Non sempre però utilizziamo il linguaggio in modo corretto e funzionale: al contrario, sempre più spesso, le nostre modalità comunicative diventano una gabbia che, al posto di favorire e cementare il rapporto con l’altro, lo rende difficile o addirittura lo distrugge. E questo avviene il più delle volte nella più totale inconsapevolezza.
Ecco allora affiorare incomprensioni, tensioni continue, insoddisfazioni, che trovano nelle parole ‘sbagliate’ il terreno ideale per nutrirsi e rafforzarsi, fino a compromettere, spesso irrimediabilmente, il rapporto di coppia o, nei casi più gravi, a tradursi in malattie psicosomatiche. Si, perché come i saggi insegnano, ‘la parola si fa carne’, e le parole sbagliate ammalano. E’ molto importante allora imparare ad ascoltarsi e a riconoscere nel nostro modello comunicativo, i segnali delle trappole in cui può cadere la nostra coppia.

Le parole della simbiosi

E’ il sogno che ciascuno di noi accarezza all’inizio di una relazione amorosa: aver trovato nell’altro l’anima gemella, la persona con cui creare l’armonia perfetta, una cellula che basta a se stessa. Eppure è proprio questo il pericolo maggiore in cui può incorrere una coppia: entrando in simbiosi con l’altro, azzeriamo progressivamente la nostra identità, fino a perdere la percezione dei nostri bisogni profondi. Questo stile relazionale inibisce lo sviluppo autonomo dei membri della coppia tant’è che, quando uno dei due, com’è naturale che avvenga, sente il desiderio di emanciparsi dall’altro, il legame spesso si rompe senza possibilità di riconciliazione.
Le frasi a rischio

  • Ordina tu per me, tanto conosci i miei gusti
  • Facevamo meglio a stare da soli
  • Vedi, è inutile, gli altri non ci capiscono!
  • Aspettami, sai che mi piace fare tutto con te

Le parole della dipendenza affettiva

In un regime di dipendenza il partner è la stampella alla quale ci appoggiamo, la spalla su cui piangiamo, senza la quale ci sentiamo persone ‘a metà’. La dipendenza può essere reciproca, situazione che si verifica spesso all’inizio di una relazione o dopo molti anni di convivenza; oppure può riguardare soprattutto uno dei due, quello che senza l’altro non fa un passo. In ogni caso è uno stato che genera ansia; l’eventualità di perdere il partner viene vissuta con grande angoscia, perché fa affiorare tutte le paure e il senso di inadeguatezza che la dipendenza nasconde.
Le frasi a rischio

  • Prima devo sentire mio marito/moglie
  • Da sola? Non ci penso neanche!
  • Se non ci sei tu non mi diverto

Le parole delle abitudini

La comodità: è questa la chiave dell’abitudine. L’abitudine è comoda perché accorcia il tragitto tra noi e una decisione da prendere e ci dà l’illusione di semplificare la vita. Per questa strada finiamo per ragionare sempre più allo stesso modo, e quando diciamo ogni giorno, nella stessa sequenza, le stesse cose, condanniamo la vita di coppia a cristallizzarsi in una forma statica, quella che se da un lato ci rassicura, facendoci dire ‘è tutto a posto’, dall’altro, nei momenti di lucidità, ci fa percepire con terrore che ‘non cambia mai niente’.
Le frasi a rischio

  • Vai piano, non affaticarti, copriti…
  • Meglio quel ristorante, così non avremo sorprese!
  • Faccio questo, così mi porto avanti
  • Com’è andata in ufficio?

Le parole delle aspettative

L’idea portante che giustifica l’aspettativa è che nella coppia debba vigere una sorta di equa distribuzione degli oneri, secondo la quale se oggi è toccato a me, domani, di dovere, spetta a te. Il problema nasce dalle interpretazioni soggettive che ciascuno dà al proprio operato: azioni che per l’uno rivestono un grande valore, possono non essere riconosciute tali dal partner, che le valuta secondo altri parametri. Di qui il senso di ingiustizia e la delusione sofferti dall’uno e l’insofferenza dell’altro che si sente ‘obbligato a’. ‘Adesso voglio vedere cosa fai tu’. Il linguaggio dell’aspettativa assume spesso un tono polemico, quasi di sfida. Il giudizio è in costante agguato. Chi si sente in diritto di aspettarsi qualcosa…aspetta realmente che l’altro si muova ed agisca.
Le frasi a rischio

  • Speravo proprio che stavolta ci arrivassi da solo!
  • Almeno un grazie per quello che ho fatto!
  • Mi sembra il minimo!
  • Questo me lo dovevi proprio!

Le parole dell’insoddisfazione

E’ taciturno e introverso? Lo vorresti compagnone e brillante. E’ seria e fidata? Meglio allegra e imprevedibile. E tutta la nostra attenzione si focalizza lì, su quei comportamenti ‘sbagliati’, senza poter cogliere sfumature piacevoli e cambiamenti di altro genere, anche se significativi. La sindrome dell’’io ti cambierò’ colpisce indistintamente uomini e donne, con l’aggravante, soprattutto per il sesso femminile, di associarsi spesso all’’io ti salverò’, ovvero al tentativo di ricondurre il partner su quella che riteniamo essere la giusta via per lui. Di fatto, voler cambiare l’altro nasce dal desiderio forte di pilotarlo, di fargli fare ciò che vorremmo noi, di vederlo finalmente inserito in quel modello in cui l’abbiamo idealmente collocato. E lo sforzo di riuscire nell’intento finisce a volte per prosciugare la nostra energia vitale e vederci comunque sconfitti.
Nella comunicazione imperversa il consiglio: lui assume il tono paternalistico del Pigmalione, lei quello saputo della maestrina. Ogni pretesto è buono per dare indicazioni al partner su come cambiare: dall’abbigliamento, al comportamento, al modo di muoversi. Si applaude quando l’altro esegue, si brontola quando l’altro si ribella. ‘Non ti offendere, la mia è una critica costruttiva!’ Tale critica è l’alibi che autorizza ad aver sempre da ridire sul modo di essere e di agire dell’altro. Il suo obiettivo? Il calo dell’autostima del partner che, pressato dalle continue sollecitazioni, si spera si arrenda.

 di Bianca Pane

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