Le emozioni parlano: la vergogna del nostro corpo

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Ascoltare i messaggi del corpo dovrebbe essere la cosa più semplice e naturale del mondo: ci avvisano quando abbiamo fame e ci indicano il cibo che contiene i nutrienti di cui abbiamo bisogno in quella circostanza e non altri; analogamente ci giungono indicazioni forti e chiare quando troviamo sessualmente attraente qualcuno, innescando quella meravigliosa alchimia che si chiama desiderio. Tali messaggi ci permettono di renderci conto che stiamo provando delle emozioni e ci suggeriscono di ascoltarle.
Eppure, la decodifica così semplice e immediata delle informazioni che ci provengono dal nostro corpo è spesso ignorata, incompresa e misconosciuta. Per non parlare dei casi in cui, ricevendo questi messaggi, ci sentiamo imbarazzati, li neghiamo perché ne abbiamo vergogna o li sottovalutiamo. La ragione è semplice: siamo vittime di un fortissimo condizionamento culturale che ci porta a credere che il corpo sia ‘meno degno’ di altri aspetti del nostro essere, quali la mente e lo spirito. Nel corso dei secoli il corpo è stato demonizzato, così da smettere di essere guardato come un ‘tempio’, e noi ci siamo persi nella insanabile dicotomia tra spirito e materia. Il risultato è la vergogna. Ci vergogniamo del nostro corpo, perché è troppo grasso o troppo magro, perché a volte puzza e prova delle pulsioni, ci vergogniamo persino di sentire le emozioni.

Ascoltare l’ansia di ingozzarsi o di rifiutare il cibo

Attraverso il senso di fame, il nostro corpo ci comunica che ci servono dei nutrienti per riequilibrare la nostra energia, e ce ne serve una certa quantità, e soltanto quella. Se la comunicazione col nostro corpo è diretta ed equilibrata, noi lo ascoltiamo attentamente senza sottovalutare le indicazioni che ci fornisce. Spesso invece accade che, anziché fidarci di noi stessi, crediamo piuttosto a idee che ci arrivano da fuori, come la dieta del momento o il suggerimento di qualche rivista. Sminuendo il valore della nostra comunicazione energetica interiore, non saremo più in grado di riconoscere i messaggi che il nostro corpo ci invia. Questo succede soprattutto per il senso di fame continuo, anche se riconoscere il tranello può risultare più facile di quanto pensiamo perché questo tipo di voracità non è mai appagata e, se tentiamo di soddisfarla, ci lascia nauseati e frustrati. Questa pseudo-fame cerca di coprire un disagio profondo attraverso il cibo, un meccanismo che ci porta ad assumere dosi esagerate o a rifiutarlo. In questo caso la fame, o la sua assenza, non è determinata da un processo chimico che indica carenza o sovrabbondanza di certe sostanze nutrienti come nella norma, ma nasce da un malessere che traduciamo in desiderio di mangiare (o non mangiare), pensando così di esorcizzare ciò che ci fa star male.
Mangiamo smodatamente o non mangiamo affatto perché abbiamo paura, o perché non ci riteniamo sessualmente attraenti; perché abbiamo timore di vivere pienamente la nostra sessualità e ingrassando o dimagrendo in modo spropositato, in qualche modo, ci ‘mascheriamo’, così da non essere più oggetti sessuali appetibili. Perché non ci sentiamo amati e tentiamo di trovare una via di consolazione per questo immane dolore, oppure perché, nel caso del rifiuto del cibo, ci illudiamo di tenere sotto controllo la vita. Celebriamo un rito per esorcizzare il vuoto che sentiamo dentro riempendoci di cibo, nel tragico tentativo di colmare ciò che sicuramente non può essere riempito, quantomeno non con dolci e cioccolato. Oppure non mangiamo perché temiamo di perdere il controllo e cerchiamo di ricrearlo con quella prova di forza che è il negarci il cibo. E così, a livello di manifestazione fisica, il disagio inascoltato si trasforma in bulimia, anoressia o in compulsioni alimentari.
Il corpo è sacro e anche l’atto di nutrirlo dovrebbe esserlo: anche il cibo è energia, non va vissuto come un nemico in un eterno conflitto, ma come una modalità per riportarci al nostro stato naturale di equilibrio.

Ascoltare la vergogna di desiderare

Il corpo si esprime anche attraverso un altro indicatore insopprimibile: il desiderio. Anche in questo caso si tratta di un messaggio lineare, immediato, potente. Sfortunatamente, ci viene insegnato a diffidare di ciò che ci dà piacere, che viene inteso come qualcosa di pericoloso e fuorviante. Ci insegnano a reprimere i messaggi sessuali che riceviamo dal nostro corpo, spesso giudicati sbagliati o inopportuni e, quasi sempre, socialmente disdicevoli. La sessualità è una forza vitale che crea la vita, equilibra, dà sollievo, rigenera. E, come tutti gli aspetti della nostra esistenza, poiché è energia, semplicemente scorre o si blocca.
Dunque non c’è alcun giudizio morale o sociale che deve accompagnare il suon manifestarsi; poiché ognuno reagisce sessualmente a certi stimoli e non ad altri, ovvero si ‘attiva’ per alcune persone e non per altre, è necessario che il nostro corpo ci avvisi in merito a ciò che ritiene attraente. In una situazione equilibrata noi dobbiamo semplicemente accogliere l’informazione, la quale prescinde da considerazioni sul ceto sociale dell’individuo che ci attira, dalla sua capacità di stare a tavola correttamente o dalla sua abilità dialettica.
Ovviamente, per rimanere in equilibrio, non significa che si debba seguire ogni impulso sessuale che ci arriva, ma soltanto si tratta di ascoltare e riconoscere la bellezza del desiderio che ci fa tendere verso un altro essere e poi decidere cosa farne. Quello che è importante è accettare l’informazione senza giudizio, senza reprimerla o ignorarla e, soprattutto, senza mistificarla attribuendole altri significati, come l’abitudine di rivestire il sesso con l’amore, che è socialmente molto più accettabile! Questo crea fraintendimenti e aspettative che, per definizione, verranno disattese, facendoci sentire inadeguati e sbagliati.
Nella maggior parte dei casi, invece, uccidiamo il messaggio sotto strati di ‘non si deve e non va bene’, ignorando la cosa giusta da fare per restare in equilibrio energeticamente: prendere atto dell’informazione, senza reprimerla o evitarla. Quindi, dobbiamo fare attenzione a non subire l’influenza di messaggi fuorvianti. Se lasciamo passare tali messaggi, potremmo incorrere in alcune delle patologie che analizzeremo, che ci impediscono la sessualità, come l’impotenza, o che ne scoraggiano la pratica, come la candidosi vaginale.

La vergogna di sentire le emozioni

L’ultimo aspetto importante dell’ascolto del nostro corpo e della vergogna è quello di riconoscere e ascoltare le nostre emozioni. Se abbiamo paura, permettiamoci di sentirla ed esternarla, senza fingere di non provarla. Se siamo arrabbiati, entriamo nella rabbia senza reprimerla e senza averne timore delle conseguenze, così non la incisteremo e non diventerà rancore livido tale che possa tradursi per davvero in furia aggressiva. Quando proviamo dolore, permettiamoci di essere addolorati, non cerchiamo di controllarci. Anche perché, a furia di negare l’aspetto emozionale della comunicazione con noi stessi, arriviamo ad un livello di maestria tale per cui non riusciamo neppure più a sentire le emozioni belle, come l’amore, il desiderio, la gioia, perché le vivremmo come destabilizzanti, esattamente come quelle che ci fanno star male. Purtroppo, anche qui il condizionamento della nostra società ha impresso una connotazione negativa all’essere ‘emotivi’, che è diventato sinonimo di debolezza, paura, inaffidabilità e, per certi versi, persino volubilità. E, chiaramente, noi non vogliamo fare parte di quelle schiere, noi che siamo ‘uomini duri’ e ‘donne tutte d’un pezzo’! E allora, molliamo un po’ l’ipercontrollo e permettiamoci di sentire e agire le emozioni perché, in questo modo, scioglieremo disagi e non creeremo le basi per l’instaurarsi di malattie e nevrosi.

Le patologie della vergogna

Il secondo Chakra è il centro energetico compromesso quando siamo afflitti dal disagio della vergogna. Esso è collocato al centro dell’addome e il plesso nervoso che gli compete è quello lombare. Le ghiandole endocrine di questo centro energetico sono le gonadi, cioè le ovaie nelle donne e i testicoli negli uomini. Perciò le patologie come le cisti ovariche, i tumori dell’ovaio o del testicolo sono da ascriversi a questo gruppo (e tutto ciò che è legato al sistema di riproduzione). Per le donne, le malattie infettive, come la candidosi vaginale e la vaginite; l’amennorrea e le altre disfunzioni del ciclo mestruale, l’endometriosi, la menopausa precoce, i fibromi uterini, derivano da un non ascolto dei messaggi del corpo in merito alla sessualità o alla volontà di generare. Inoltre, sono patologie del non ascolto il colon irritabile, l’ernia inguinale, la diverticolite e anche il cancro colon-rettale.

Suggerimento per tornare in equilibrio

Per ripristinare una situazione armonica di fronte al disagio della vergogna, dobbiamo cominciare a vedere la perfezione che siamo, la bellezza del dialogo col nostro corpo. Riconosciamo che il desiderio è un dono sacro, perché genera vita, e che il nostro corpo, magro o grasso che sia, è il tempio dove il rito si compie. Smettiamo una buona volta di censurare e ripulire le esigenze e i bisogni che il nostro corpo ci comunica. Vacciniamoci dalla nostra finta imperturbabilità e dal nostro distacco, che non fanno altro che farci perdere il contatto con noi stessi. Affidiamoci dunque alla nostra comunicazione interiore, autorizzandoci a vivere pienamente la bellezza delle nostre emozioni e del nostro corpo: non possono ferirci. Quello che fa male, ci fa ingrassare o dimagrire troppo, vergognare del desiderio o ipercontrollare i sentimenti è la nostra assurda pretesa di essere ciò che non siamo e di disconoscere quello che siamo veramente.

Dedicato a Milena a cui voglio molto bene

 

di Bianca Pane

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