Cosa fa la paura nella nostra vita

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Gli effetti della paura possono coinvolgere tutti gli aspetti della nostra vita, ostacolandoli fino a paralizzarli e atrofizzarli. Ricordiamoci però che circoscrivere il problema lo rende evidente, l’evidenza lo rende risolvibile. Ovviamente dobbiamo cambiare. In questo articolo non tratterò delle ben note ‘fobie’, che ci vedono terrorizzati per i motivi più diversi, dalla paura degli spazi aperti a quella degli spazi chiusi, dall’aracnofobia alla paura dei rettili e così via, in una creatività notevole e perversa. La prima cosa da fare è riconoscere la forza che si oppone a qualunque cambiamento, che congela ogni volontà. Poi dobbiamo liberarci da questo vincolo che ci paralizza. Ma prima dobbiamo conoscerlo. E ci accorgeremo che sentire la paura è molto più proficuo che negarla, ci permette infatti di affrontare la vera causa, e di risolverla.

La paura di essere se stessi

Temere il giudizio degli altri. Finchè siamo bambini, semplicemente ‘siamo’. Abbiamo fame e chiediamo cibo; siamo addolorati e piangiamo; abbiamo paura e ci nascondiamo tra le braccia di chi ci protegge. Poi, a un certo punto della nostra evoluzione, tutta questa spontaneità diventa ingombrante, non va più bene: la mente, con le regole che ha imparato, prende il sopravvento, e l’avere ‘tutto sotto controllo’ diventa una necessità. Cediamo al miraggio di nascondere le nostre emozioni, canalizzando la vita in rigidi binari per renderla prevedibile e statica, a nostro uso e consumo. Si tratta, appunto, solo di un’illusione.
La cultura dominante non aiuta, quante volte infatti abbiamo ceduto a ricatti d’amore del tipo:’ Se fai questo allora sì che ti amerò’, oppure:’ Se vai con quella persona non sei più nel cuore della tua mamma’, ricatti che ci fanno rinunciare a noi stessi per non perdere l’amore. E’ molto difficile, quando siamo molto giovani, comprendere veramente chi siamo e, soprattutto, vivere fuori dal branco, essere diversi. La maggior parte degli adolescenti ha come unico scopo quello di ‘confondersi’ con gli altri e, in questo modo, sentirsi al sicuro; ed è un atteggiamento diffuso anche tra gli adulti. Siamo pronti a sacrificare la nostra verità per omologarci al sentire comune; diamo retta soltanto alla nostra mente, che ci propone quello che ha imparato, e ci troviamo a confondere quello che ‘sappiamo’ con quello che realmente ‘siamo’. Così, un giorno, ci accorgiamo di esserci persi quello che ci distingueva, per diventare un pallido simulacro che vagamente ci ricorda. Abbiamo rinunciato a manifestare la nostra stupenda libertà di essere unici, che è diventata qualcosa di scomodo, da evitare accuratamente. Il risultato è che ci siamo equiparati e livellati a tutti gli altri, e quindi non siamo nessuno. Perché rinunciamo a ciò che ci rende originali e irripetibili? Semplicemente perché la paura di essere noi stessi ci ha indotti a credere che la nostra modalità di essere non fosse ‘adeguata’, che ‘non andassimo bene’ così come eravamo. Invece di ascoltare i nostri talenti, abbiamo accettato i giudizi e la critica che ci venivano dall’esterno, modificandoci.
Per essere come qualcun’altro ci voleva, abbiamo abdicato alla nostra essenza, ci siamo allineati ai modelli sociali e culturali, abbiamo permesso che i desideri di chi ci circonda ci plasmassero. Se fossimo come siamo non saremmo amati e riconosciuti, questa è la paura più forte.

Il terrore di non farcela o di non essere abbastanza

Questa paura nasce da un giudizio. Quando siamo in equilibrio, a livello della personalità, non abbiamo paura di essere noi stessi né, tantomeno, temiamo di perdere l’amore degli altri essendo ciò che siamo. Agiamo rispettando la nostra essenza e, in ogni scelta che facciamo, ci confermiamo liberi di seguire la nostra strada, senza pregiudizi o censure. Questo ci conferisce un potere personale: il potere di essere noi stessi. Che non vuol dire avere dominio o controllo sugli altri. Accettiamo i nostri punti di forza e potenziamo quelli di debolezza, e questo ci fa crescere. Perché dunque dovremmo essere diversi? Cosa ci spinge a porci dei traguardi che non ci competono? La risposta è sempre la stessa: il timore che, non facendolo, gli altri smetterebbero di amarci.
Se diamo uno sguardo alla nostra vita, ci accorgiamo che abbiamo sempre cercato l’approvazione di chi ci stava a cuore, dai genitori al partner, e non solo: vogliamo il riconoscimento dei superiori, perfino dei nemici.. Ecco come nasce la paura di non farcela, di non essere conformi agli standard fissati dagli altri e idonei alle sfide che ci sentiamo di dover affrontare tutti i giorni. A volte lo sgomento ci fa galoppare in direzioni sbagliate per noi; così, oltre all’ansia di non raggiungere ciò che ci siamo prefissi, emettiamo verso di noi il verdetto di ‘colpevole’ di incapacità. La paura non ci fa essere ciò che siamo: ci sentiamo ‘inferiori’ ad uno standard ideale, che per sua natura è irragiungibile, e arranchiamo tutta la vita. Ci troviamo ad aver paura di decidere, di fare, anche solo di sperare. Quando sposiamo questo modo di essere, ci snaturiamo e ‘fingiamo’ sempre, per dare ad intendere di essere qualcosa che non siamo, come il fatto di non provare sentimenti o emozioni o di non soffrire in certe situazioni. Tutto questo si realizza solo grazie all’uso smodato dell’ipercontrollo, il guardiano inflessibile e spietato di ogni moto dell’anima. Perdiamo tutti gli aspetti creativi e vitali della nostra irripetibile personalità e la libertà di essere ciò che siamo diventa qualcosa da evitare accuratamente come una devianza pericolosa. Per interrompere il ciclo della paura di essere noi stessi e dell’autosvalutazione che la genera, occorre accettare la nostra essenza peculiare e la magnifica unicità che ci contraddistingue. Se noi, per primi, non siamo in grado di amare quello che siamo, come possiamo pensare che lo facciano gli altri? E’ come immaginare di tenere acceso un fuoco senza alimentarlo con la legna, prima o poi si spegne. Se non siamo liberi di essere ciò che siamo, prima o poi ci smorziamo.

La paura di essere invasi

C’è un’altra paura molto radicata, ed è l’idea che una relazione vera e profonda possa, in qualche modo, farci perdere la nostra libertà. Questa paura scatta con grande frequenza nelle relazioni fra partner, ma è un meccanismo difensivo che può innescarsi anche in altri rapporti affettivi importanti. Quando il legame è profondo, ci chiede di mostrarci per quello che siamo e questa situazione, che presuppone fiducia e apertura, può essere vissuta con angoscia, in quanto ci lascia il fianco scoperto, rendendoci potenzialmente deboli e vulnerabili. Io la definisco la ‘paura di essere invasi’.
Se abbiamo questa paura, quando qualcuno ci si avvicina, noi decidiamo che il suo avvicinarsi è una vera e propria usurpazione del nostro spazio personale, un attacco a ciò che abbiamo di più sacro. Da dove trae origine la decisione che essere intimi in qualche modo ci faccia perdere noi stessi? Uno scenario potrebbe essere questo. Immaginiamo che un ragazzo sia cresciuto con una madre asfissiante, iperprotettiva e magari con una forte energia manipolatoria. Dal rapporto potrebbe aver dedotto che l’amore ‘fa male’e, se lo lasci avvicinare troppo, brucia. Le sue relazioni successive saranno caratterizzate dalla tendenza a tenere gli altri a distanza… La persona a cui si accompagnerà dovrà mantenere una distanza di sicurezza, mentre lui condurrà incredibili equilibrismi tra il bisogno di essere amato e la paura di perdersi. Quando poi qualcuno, in nome dell’amore, supererà la linea che lui ha imposto, la paura lo farà reagire con una rabbia profonda e distruttiva, che rivolgerà verso chi ha osato tanto, ma anche verso se stesso, che non è stato sufficientemente accorto e ha abbassato la guardia. In effetti una relazione affettiva si può definire come il progressivo avvicinamento e superamento della paura di invadere lo spazio personale altrui e, di contro, il timore di essere invasi. Molto spesso, però, nelle relazioni, le reciproche sensibilità non vengono espresse né rispettate, né lo sono i tempi di ciascuno. E quando ci invadono, reagiamo con stress, irritazione o aggressività, oppure mettiamo in atto la risposta della fuga. Non tutti mantengono le stesse ‘distanze di sicurezza’, non tutti hanno la medesima ‘soglia limite’ oltre la quale fermare gli altri. Chi ha paura di essere invaso, ha paura dell’amore, ma è una percezione errata. Nessuno può toglierci la nostra libertà, a meno che non siamo noi stessi a consegnarci a un altro. Se non abbiamo paura di essere chi siamo, se occupiamo il nostro spazio nel mondo con la consapevolezza e l’amore per noi stessi, non c’è nulla che ci possa ledere. Vivere una relazione d’amore non significa quindi perdere il senso di quello che siamo, ma condividere e crescere.

 

di Bianca Pane

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