Prevenire è meglio che guarire!

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Da quanto detto nei precedenti articoli emerge la consapevolezza che siamo noi gli artefici della nostra vita. Ma la domanda ovvia e consequenziale è: “Perché allora, non siamo tutti sani, ricchi e felici?” Semplicemente perché la maggior parte delle persone non ama prendersi la responsabilità della propria esistenza, non cerca, non si fa domande. Si limita ad accettare l’infelicità come parte integrante della vita, delegando a un fantomatico destino la fortuna o la sfortuna degli eventi che le accadono. Sappiamo che non è così. Noi decidiamo ma, per farlo correttamente, dobbiamo crescere in consapevolezza, renderci conto dei passaggi che ci hanno portato fuori equilibrio e che dunque vanno cambiati.
Quindi, la comunicazione energetica consapevole è una forma di relazione con noi stessi che ci permette di essere in contatto con la nostra verità, con quello che siamo realmente, e di agire di conseguenza, oltre che vedere anche negli altri gli stessi processi costituiti da energia-che-scorre/energia-bloccata, in modo da interpretare correttamente le informazioni che ci inviano. Se siamo in ascolto energetico, questo ci consente di ritornare ‘in asse’ prima di veder apparire la manifestazione del disequilibrio come estremo messaggio del corpo. Questa attenzione ci consente quindi di prevenire l’insorgenza di una patologia, invece che guarirla successivamente o di sciogliere un’incomprensione prima che diventi una rottura negli affetti o nel lavoro. Tuttavia, anche qualora fossimo già arrivati alla malattia, individuare la causa che l’ha generata, che può essere uno degli innumerevoli disagi che avvertiamo, come la paura, il disamore, il senso di esclusione e così via, ci permetterà di modificare la decisione che l’ha creata e ritornare in equilibrio, a tutti i livelli, compreso il fisico. Inoltre, l’aver identificato l’EMOZIONE che ha originato il sintomo fa sì che, qualora la riprovassimo successivamente, saremmo in grado di riconoscerla e di risolverla prima che arrivi di nuovo a esteriorizzarsi con la malattia. Quindi prevenire è meglio che guarire!

Da ricordare

Tutto è energia interconnessa che comunica sempre e comunque.
Noi siamo naturalmente integri e sani: se non manifestiamo questo nostro stato naturale, possiamo comunque recuperarlo.
Siamo gli artefici della nostra vita e la responsabilità del suo esito è solo nostra.
Le relazioni che abbiamo, la famiglia in cui siamo nati, lo stato del nostro corpo, sono il risultato delle scelte che facciamo in modo consapevole o inconscio.
L’ascolto energetico ci permette di individuare il disagio prima che diventi sintomo e poi malattia.
Se manifestiamo una patologia, individuando il disagio che l’ha creata e trasformandolo, la malattia no ha più ragione di esistere.
Ci ammaliamo perchè non ci siamo ascoltati
Non abbiamo prestato attenzione all’avvisaglia emozionale che, attraverso percezioni sempre più precise, ci diceva che la decisione esistenziale che avevamo preso e le conseguenze della nostra vita non erano quelle che auspicavamo.
Manifestiamo una patologia perché, a qualche livello, abbiamo ‘tradito’ noi stessi e non abbiamo rispettato la nostra essenza, non abbiamo accettato il messaggio profondo della nostra anima, quello che realmente siamo. Così abbiamo preso decisioni che facevano piacere agli altri ma non a noi, abbiamo accettato un lavoro in nome della sicurezza e non della gratificazione, abbiamo scelto relazioni per la paura di rimanere soli piuttosto che in nome dell’amore. Sordi al disagio che incalzava diventando sempre più forte e ‘ingombrante’, abbiamo scelto di mettere la testa sotto la sabbia e di far finta di niente. Il risultato di questo processo di ‘disinformazione’ diventa evidente e inconfutabile: è la malattia. A volte siamo abili anche a negare questo livello di comunicazione, e allora il sintomo si aggrava, come la nostra situazione in quell’area della nostra vita. Sappiamo che dobbiamo cambiare, ma spesso non abbiamo la consapevolezza di ‘che cosa cambiare’ e non abbiamo la forza di farlo. Infatti, possiamo sapere da una vita che il nostro matrimonio è una farsa, che non ci sentiamo amati e compresi, ma se non agiamo, se non modifichiamo la situazione, il saperlo non ci esenterà, ad esempio, dal crearci un cancro al seno o un infarto.
Dunque, oltre ad imparare a ‘sentire’ cosa dobbiamo fare per stare bene, bisogna riuscire anche concretamente a farlo. Usando un approccio energetico, tutti i tasselli del puzzle tornano al loro posto, dandoci il quadro d’insieme che costituisce la nostra serenità, il vivere pienamente ogni aspetto della nostra vita. Perché questo è quanto meritiamo.
A seguire, proveremo ad esaminare le corrispondenze tra disagio EMOZIONALE, sintomo patologico e messaggio che ne deriva,, nella chiave della comunicazione energetica di cui abbiamo ampiamente parlato. Partiremo dal disagio e analizzeremo per prime, alcune patologie legate alla paura.

La paura: dal disagio al sintomo

La paura è un’emozione comunissima e primordiale. Agli albori della civiltà permetteva all’animale-uomo di individuare un pericolo concreto e di mettersi in salvo. Oggi è molto più diffusa di quanto non appaia, però i timori si sono spostati da cause di reale minaccia a un’infinita varietà di tensioni, più o meno evidenti, più o meno sommerse. Abbiamo paura di ciò che non conosciamo, ma anche della troppa intimità. Temiamo di ammalarci o di perdere il controllo, di essere manipolati e di essere respinti, paventiamo le troppe responsabilità o il fallimento. Soprattutto, ci preoccupiamo di non essere amati e riconosciuti per quello che siamo. Questo è il terrore più profondo, più agghiacciante. Lo proviamo tutti, indistintamente, almeno una volta nella vita, anche se alcuni lo mascherano meglio di altri.
Perché non ammettiamo di avere paura con semplicità? Perché culturalmente ‘non è bello’ avere paura. Ci vengono subito applicate le etichette di codardi, di pavidi, di inetti. I modelli sociali che ci vengono sistematicamente propinati sono quelli dei vincenti, dei coraggiosi, addirittura degli eroi. Provare paura, nella nostra società, non è tollerato. Così neghiamo questa informazione preziosa, smentendola in una pantomima di apparente equilibrio. Per farlo spesso usiamo l’ipercontrollo, riducendo la voce della paura a un sempre più flebile sussurro.
La paura, quella semplice e lineare comunicazione che a volte serve a salvarci la vita, si trasforma in un sentimento ambiguo, strisciante, in un’ansia generalizzata che ci prende e ci strangola in ogni momento della giornata. Diventa la forza subdola che si oppone a qualunque cambiamento, che congela ogni velleità, un vincolo che ci paralizza. Ma ci guardiamo bene dall’ammettere di averla! è ovvio che questa emozione ha infinite sfumature, alcune più facili da mascherare, che spaziano dal modesto timore, dalla lieve insicurezza fino a raggiungere il terrore puro, percepito come un vero e proprio attacco alla nostra sopravvivenza, ed è la stessa cosa se questo attacco sia motivato, come per esempio avere una pistola puntata, o solamente pensato.
Anche se non lo vogliamo ammettere, resta il fatto che la paura, ben occultata, ci lavora ‘contro’, ci induce a non fare le cose, a rinunciare, o farlo in modo rigido e controllato invece che fluido e spontaneo. Avere paura implica pesare ogni decisione e, anche quando le prendiamo, temere in ogni momento di sbagliare.
Tuttavia, sentire la paura è molto più proficuo che cercare di negarla. Ci permette di affrontarne la causa e di risolverla, così riusciamo a trasformare questa energia stagnante in energia che scorre e che non arreca danno al nostro povero corpo.

 

di Bianca Pane

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