Il sesso tra natura e cultura

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Un articolo uscito su La Repubblica del 16 dicembre titolava Dottor Sesso e faceva riferimento a come l’approccio alla sessualità e alla sua “cura” (intesa in senso letterale) stia cambiando negli ultimi anni. Leggendo l’articolo, la prima cosa che salta agli occhi sono i numeri: in Italia sono oltre 1500 i medici e gli psicologi che si interessano di sessuologia; negli ultimi 5 anni la domanda di consulenze è aumentata del 15%; tra gli uomini, per i quali, oltre ai più “classici” problemi di disfunzione erettile, eiaculazione precoce o ritardata, vi è un forte aumento del calo del desiderio che arriva addirittura a un + 40%.
Non va meglio per le donne che vedono aumentare anche per loro il calo del desiderio di un 15%, che arriva al 20% dopo la menopausa, un + 25% di vaginismo, oltre alla sempre diffusissima anorgasmia.
Tutto questo porta ad una riflessione olistica della sessualità che deve essere vista come una manifestazione umana di grande ricchezza e complessità in quanto il comportamento sessuale umano non può essere ricondotto ad un semplice istinto, bensì esso è influenzato e determinato dalle componenti biologiche, dalle caratteristiche intrapsichiche individuali, dai ruoli di genere, dall’ambiente sociale e culturale in cui l’individuo ha strutturato la propria personalità. In particolare, sempre di più assume importanza il legame tra sessualità e cultura: da una parte, la cultura influenza i costumi sessuali e, dall’altra, la sessualità produce modificazioni di tipo culturale. Di conseguenza, affiorano costantemente problematiche nuove in ambito sessuale e, d’altra parte, il clinico si trova di fronte alla necessità di affrontare problematiche vecchie con strumenti e idee nuove.
Qualsiasi riflessione sul corpo, pertanto, pur fondata sull’oggettività medica, non può non tener conto degli aspetti culturali oltre a quelli biologici. Inoltre, la sessualità è diventata un fenomeno pubblico, che viene esibita a diversi livelli, sulla quale sempre di più si fonda l’autostima dell’individuo, che ha perso le caratteristiche di mascolinità e femminilità legate ai ruoli tradizionali. Purtroppo, però, in opposizione a questa tendenza, è invece altissima la scarsa conoscenza che le persone mostrano di avere sulla sessualità, così come i falsi miti e i pregiudizi con cui viene connotata.
È per tale motivo che in sessuologia non esiste una delimitazione netta tra comportamento sessuale normale e patologico, poiché il concetto di normalità sessuale è troppo spesso derivante da una prevalenza statistica o da giudizi di valore determinati dalla cultura di riferimento.
Infatti, ritornando all’articolo del 16 dicembre su La Repubblica, l’intervistata dott.ssa Rossi, spiega come uno degli obiettivi delle Federazione Italiana di Sessuologia Clinica sia proprio quello di integrare sempre di più biologico e psicologico; come gli uomini stiano capendo che da solo il Viagra (o simili) non fa miracoli, che è certamente utile, ma che va inserito in una giusta e più ampia terapia; come la cultura influenzi la sessualità continuando a spiegare appunto che “negli uomini, il calo di desiderio si accompagna a un disturbo sociale, al fatto che molti uomini non riescono più a interagire con ruoli e relazioni cambiati nei confronti delle donne.”
A volte “nella coppia tutto pare funzionare, ma il sesso rivela che non è così.” Il sessuologo, del resto, (sto ancora citando l’articolo) è anche il medico anti-infedeltà. Per 16 milioni di italiani che potrebbero soffrire di un disturbo sessuale, ci sono 80.000 coppie a rischio di rottura per problemi irrisolti in camera da letto, 20.000 matrimoni che non sarebbero stati consumati, e, infine, la mancanza di un’attività sessuale ritenuta soddisfacente da entrambe le parti, sarebbe all’origine di un quinto delle separazioni legali. Così, consultare uno psicologo sessuologo potrebbe essere un ulteriore modo di prendersi cura del proprio compagno, di se stessi e dell’integrità della coppia.

 

di Olga Paola Zagaroli

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