Attualità di Simone Weil

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A molti di coloro i quali in qualche momento della propria vita è capitato di accostarsi al mondo dei miti, soprattutto a quelli dell’area del Mediterraneo vicini alla nostra tradizione culturale, sarà capitato di rimanere affascinati dalle storie di Dei ed Eroi.
Spesso si tratta di figure (o anticipazioni che dir si voglia) di Cristo, della Vergine e dei Santi. Infatti non è difficile vedere in Dioniso o Osiride o Pan i precursori di Cristo; in Demetra o in Iside le immagini della Vergine; in Hermes un arcangelo. Il cristianesimo, soprattutto quello nella espressione cattolica, senza nulla sottrarre alla sua originalità, quando non li ha distrutti (cosa peraltro molto difficile) li ha integrati e ricollocati nel suo Pantheon.
Tra le donne straordinarie che hanno attraversato il Novecento, contribuendo a fargli compiere dei salti in avanti verso una maggiore consapevolezza, Simone Weil si è occupata spesso del rapporto tra le figure religiose del mondo mediterraneo, e non solo, e il loro rapporto con il Cristianesimo. La sua straordinaria cultura le consentiva di passare da un sapere a un altro e di tenerli tutti insieme, essendo tutti prodotti della mente umana.
Nata a Parigi nel 1909, si laureò in filosofia e insegnò dei licei. Ma assetata di esperienze, fu militante sindacale e politica. Lavorò anche come operaia di fabbrica e come lavoratrice agricola. Lotto come miliziana nella guerra di Spagna e, infine, a Londra, fu impegnata nella resistenza al nazi-fascismo. Affetta da tubercolosi, morì nel 1943 in un sanatorio inglese. Ne 1938 ebbe anche delle esperienze di illuminazione interiore.
In tutta la sua fervente attività, e nel breve arco della sua esistenza, ebbe anche il tempo di scrivere. E tantissimo. A parte i suoi quattro volumi di “Quaderni” editi da Adelphi, scisse numerose opere, tra cui “L’attesa di Dio”, “Lezioni di filosofia”, “L’ombra e la grazia”, “Manifesto per la soppressione dei partiti”, che sono punti di riferimento per intellettuali di formazione e tendenze diverse. Uno dei suoi capolavori è “Lettera a un religioso”, ed Adelphi. Si tratta di una lunga lettera che Simone Weil scrive a un suo interlocutore privilegiato, il domenicano Joseph-Marie Perrin, per spiegargli perché, pur essendo innamorata di Cristo e del suo messaggio, si rifiuti di farsi battezzare. Posizione che manterrà fino alla morte. I motivi della decisione di rimanere fuori della chiesa sono molteplici. E nella Lettera sono espressi con chiarezza. Il primo è che la chiesa, nel corso dei secoli, ha finito con il considerare non Gesù, ma se stessa come Dio incarnato. La chiesa richiede una sottomissione ai suoi dommi “prima di percepire la luce in essi contenuta”, laddove la Weil rivendica per sé la totale libertà dell’amore, della fede e dell’intelligenza. Tuttavia il punto di dissenso radicale per la Weil sarebbe contenuto nella pretesa, da parte della chiesa, di essere l’unica trasmettitrice di salvezza. Essendo a conoscenza dei miti e delle religioni dell’antichità, ella non poteva avallare tale pretesa. “La religione cattolica contiene esplicitamente verità che altre religioni contengono implicitamente. E inversamente, altre religioni contengono esplicitamente verità che nel cristianesimo sono soltanto implicite.” (pag. 36). Riconoscendo inoltre, come sostenevano anche alcuni Padri, “i legami stretti che avevano unito la filosofia greca classica, la religione dei Misteri” (pag.76) e la Buona Novella, la Weil giunge al punto centrale della sua riflessione, che vuole anche essere una spiegazione della sua scelta. “Ogniqualvolta un uomo ha invocato con cuore puro Osiride, Dioniso, Krsna, Buddha, Tao, ecc, il figlio di Dio ha risposto inviandogli lo Spirito Santo.” (pag.32)

 

di Domenico Casa

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