Ritorno a Socrate

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Socrate: “Chi era costui? Su di lui sono state scritte pagine su pagine da riempire numerosi scaffali. Ma la figura e il pensiero del primo filosofo ateniese sono affidati alle testimonianze dei suoi discepoli.
È il destino dei grandi maestri dell’umanità, da Buddha a Gesù, i quali anziché dedicarsi alla scrittura, amavano comunicare attraverso il dialogo costante.
In più, da quello che conosciamo, Buddha, dopo l’illuminazione, così come Socrate e Gesù, erano uomini di strada.
Quanto a Buddha, sappiamo che egli girò per circa cinquant’anni, per insegnare la via della liberazione dal dolore. Abituati, poi, a contenere e rinchiudere, Socrate nei libri, e Gesù nelle chiese, resta difficile immaginarli diversamente, nel loro perenne girovagare.
Forse ciò vale in maniera particolare per Gesù che, secondo ipotesi recenti, durante gli anni che la pietà popolare lo ha voluto relegare nella bottega del padre, avrebbe girato molto, spingendosi perfino in Oriente, in India, per apprendere insegnamenti secolari, e dove, in seguito, si sarebbe recato anche l’apostolo Tommaso, autore dello straordinario Quinto Vangelo, non inserito nei quattro testi “canonici”.

Il nostro, è un periodo di confusione di idee, perchè ciascuno di noi, anche il più sprovveduto, ha la pretesa di essere in possesso della verità e di imporla all’intero universo. Un tempo di abili sofisti i quali confondono l’uso della parola, per quanto accorto, scaltro e, talvolta, furbesco, con la verità. Chi ha anche una minima familiarità con la filosofia, sa bene che essa non distribuisce verità. Al contrario, confuta chiunque voglia presentare la propria opinione come verità assoluta e inconfutabile.

La filosofia è, per sua natura, pensiero libero e critico e non riposa giammai in alcun dogma che le farebbe perdere la sua credibilità. Essa, come ha insegnato Socrate, si configura invece come ricerca incessante, in cui la verità si identifica con la ricerca stessa. Questa non avrà mai un esito, una fine, poiché coincide con la storia stessa dell’umanità.

Abbiamo detto che Socrate era un filosofo di strada (strada che in Platone si trasformò in Accademia e in Aristotele in Liceo), ed era solito discutere con chiunque per condurlo sulla via della ricerca. Era anche un abile dissimulatore. Di fronte ai luoghi comuni, ai pregiudizi, al “si dice”, alle opinioni diffuse di diversa natura, egli soleva bloccare l’interlocutore di turno, chiedendogli a bruciapelo: “Cos’ è ciò che stai dicendo? Sei proprio certo che è così? Non credi che intorno a tale argomento, vi siano altre possibilità e sfumature?” Incalzato e messo alle strette, l’interlocutore cedeva, entrando in contraddizione con se stesso.
Talvolta andava totalmente in crisi. Nel “dialogo” socratico, questo è il momento dell’ “ironia”.

Socrate intende davvero mettere in crisi l’interlocutore per farlo giungere alla consapevolezza della propria ignoranza, nonostante abbia fatto sfoggio di “cultura”, ovvero di parole come gusci vuoti. Ma, a quel punto interviene, con la “maieutica”.
Con pazienza ed empatia, fino all’amore, cerca di indurre alla ricerca della verità, benché questa sia sempre relativa, cioè legata al tempo e allo spazio.

Quanti fondamentalismi, intolleranze, odi, conflitti, fino alle guerre, combattute sempre in nome di qualche verità (?) e che minacciano l’umanità, facendo pensare che gli uomini non siano ancora usciti da stadi e condizioni infantili, si potrebbero superare se si ritornasse a Socrate e all’umile riconoscimento che nessuno è in possesso di alcuna verita, ma tutti ne siamo alla ricerca.

 

di Domenico Casa

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