Marina d’Aequa: per non dimenticare…

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Come ogni anno ci ritroveremo intorno all’altare del Signore per commemorare i marittimi scomparsi trentadue anni fa nell’affondamento della motonave Marina d’Aequa.

[alert_box style=”message” close=”no”]Come tutti ricordiamo, il suo intero equipaggio, trenta persone, la maggior parte della Penisola sorrentina, scomparve con la nave in una tempesta nel Golfo di Guascogna il 29 dicembre del 1981.[/alert_box]

Nonostante gli anni trascorsi, il ricordo di quel doloroso avvenimento mi è sempre vivo e così il susseguirsi degli eventi in quel tragico martedì di fine anno. La tecnologia delle comunicazioni in quegli anni non era quella dei giorni nostri e le notizie non giungevano in tempo reale. In quei giorni mi trovavo imbarcato su una nave proveniente da Malta e diretta a Reggio Calabria. Ero in servizio nella sala di controllo dell’apparato motore quando dal ponte di comando il collega di guardia mi telefonò che la nave Theodore Fontane aveva ricevuto alle 14.43 una richiesta di soccorso da parte del Marina D’Aequa  e che quella nave, dopo aver invertito la rotta, si stava dirigendo sul punto per accorrere in aiuto.

Da quel momento a bordo della nostra nave fu un susseguirsi di contatti, l’immedesimarsi nella situazione, il vivere le stesse angosce…un pensiero alla famiglia. Intanto la nostra navigazione continuava in condizioni di mare particolarmente agitato, consapevoli, tuttavia, che nulla era in realtà paragonabile alle avversità e a quei  tragici momenti che stavano vivendo quei nostri sfortunati colleghi.

Arrivammo in porto alle 22.30, con mezz’ora di ritardo rispetto all’orario di linea a causa del mare grosso: la tragedia dei nostri fratelli sul mare si era già conclusa ormai da poco meno di sei ore.

Sgomento e commozione oppressero ognuno di noi.

[alert_box style=”message” close=”no”]Ricordo che tutti noi dell’equipaggio, ultimate le operazioni commerciali, ci raccogliemmo spontaneamente in silenzio nella sala dei passeggeri ormai vuota, gli sguardi attoniti, smarriti, incapaci di profferire una parola, un pensiero, una preghiera.[/alert_box]

Poi lo sfogo liberatorio, qualche timido commento, ognuno conosceva qualcuno dello sfortunato equipaggio, ricordava un parente, un amico, un conoscente. Come ogni anno, è giusto e doveroso ricordare questa mesta ricorrenza. Per non dimenticare. Il tempo lenisce il dolore, induce all’oblio. Rinverdire il pensiero conduce alla meditazione. Questa volta il ricordo di quei tragici giorni mi pesa ancora più, mi costa un sacrificio particolare. Ne rivivo ogni attimo la stessa commozione, lo stesso sgomento di allora, il disappunto, oserei dire la stessa rabbia, la rabbia dell’impotenza e il disagio di vedersi più fortunato di fronte a un destino crudele. Anch’io avevo tra gli scomparsi un amico, un collega che abitava nell’appartamento accanto al mio. La visione di trenta persone abbracciate l’un l’altra con lo sguardo verso il cielo ed il pensiero ai loro cari mi apparve e mi appare tuttora come in un film mai sbiadito. Vedo i loro corpi calare negli abissi e le loro anime sollevarsi leggere verso la luce.

Il senso di unione che sbocciò tra l’equipaggio di quella mia nave sono certo, per la conoscenza che ho dello spirito degli uomini di mare, chiama ancora una volta a raccoglierci in un atto di fede, di preghiera, di comunione nella memoria degli scomparsi. Una commemorazione vera e sincera accanto ai familiari di tutti i dispersi in mare, in pace e in guerra, e sono tanti. Tutti insieme, tutti uniti, i cittadini della nostra Penisola sorrentina, le autorità civili, militari, religiose, le associazioni marinare, le altre associazioni.

[alert_box style=”message” close=”no”]Purtroppo le tragedie del mare pare non debbano avere mai fine. Come non ricordare ancora una volta gli scomparsi nelle tragedie accadute in questo anno che volge alla fine. Gli scomparsi nella tragedia della Costa Concordia e quelli abbandonati nelle centinaia di bare allineate in riva al mare di Lampedusa?[/alert_box]

Riuniamoci, dunque, tutti in preghiera in suffragio delle anime dei morti nelle sciagure del mare con una invocazione al Signore affinché illumini i responsabili allontanandoli da egoismi e insensibilità e nulla tralascino nella promozione e nell’attuazione di quanto occorre per scongiurare tragedie e lutti.  Incontriamoci e saremo, in questi tempi pesanti e carichi di incertezze, di esempio per i giovani sempre più scoraggiati, continuamente fuorviati dai buoni ideali e spinti verso falsi idoli.

Domenica 29 Dicembre 2013 alle ore 16.30 ci ritroveremo ancora una volta nella Chiesa di San Giuseppe in Sant’Agnello per la celebrazione della Santa Messa e per la cerimonia dinnanzi alla lapide che ricorda i nostri caduti sul mare.

 

Cap.D.M. Vincenzo Astarita – Presidente Associazione Professionale Capitani Marittimi

 

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