In una stanza tutte sole sole
c’erano accese quattro candele
in un silenzio come in confessione
da sentir la loro conversazione.
La prima disse: “Io sono la PACE
ma all’uomo, ahimé proprio non piace,
egli, no, non riesce a mantenermi
per cui non mi resta che annullarmi”.
La seconda disse: “Io sono la FEDE
ma purtroppo l’uomo più non crede,
e una brezza leggera ma monella
subito spense la debole fiammella.
La terza con la tristezza nel cuore
disse: “Io invece sono l’AMORE
e non ho la forza di continuare
perché l’uomo ha smesso di amare”.
“Smarriti gli elementari valori
l’uomo odia anche i genitori,
di me non ha capito l’importanza
e mi tratta con grande noncuranza”.
“Egli però per togliersi d’impaccio
afferma: “Ma io l’amore lo faccio!”,
io gli rispondo con convinzione
“Quello non è amore, ma è passione!”.
“Se farlo capire è mia pretesa,
penso, ”
e in quell’attimo di grande sconforto
anche il suo moccolo fu morto.
Poi inaspettatamente, un bambino
dai riccioli d’oro, assai carino,
entrò in quel lugubre ambiente
e vide che tre candele eran spente.
Impaurito da quella oscurità
disse: “Tutto spento, ma come si fa,
devon essere accese le candele
specie dove non arriva il Sole”.
“Io dell’oscurità ho il terrore
e mi batte forte forte il cuore”,
e subito si mise a singhiozzare
tanto da non potersi più fermare.
La quarta candela mossa da pietà
disse: “Non piangere, piccolo, vieni qua,
finchè resterò accesa e con te
potremo riaccendere le altre tre”.
“Piccolo mio, io sono la SPERANZA
e dò ancora luce a questa stanza,
a quel punto il bambino la prese
e le candele spente tosto riaccese.
Che ognuno di noi come quel bambino
si trasformi in strumento divino
perché in noi, come in quella stanza,
non venga mai meno la SPERANZA.
Si faccia in modo che nella vita
la SPERANZA non venga mai smarrita,
solo lei riaccende nel nostro cuore
la PACE, la FEDE e l’AMORE.
