L’acufene

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Nel 1986 secondo gli studi di Tyler e Babin, gli acufeni, similmente all’ipoacusia, furono classificati in tre tipologie:

  • Acufeni dell’orecchio medio
  • Acufeni neurosensoriali
  • Acufeni centrali

Ma è da molti anni opinione comune che, indipendentemente dalla sua regione di origine, l’acufene debba essere percepito dalla corteccia uditiva.
L’aumento delle attività neurali spontanee presenti nella corteccia potrebbe essere il risultato di alcune anomalie presenti nelle regioni inferiori dell’apparato uditivo.
È bene sapere che è altrettanto importante effettuare una netta distinzione tra l’acufene vero e proprio e le reazioni scatenate.
In molti casi non siamo in grado di cambiare la percezione acufenica, ma quasi sempre possiamo aiutare i pazienti a modificare le loro reazioni nei confronti del problema.
Nel caso in cui si cerchi di ridurre il tinnito con l’ausilio dei farmaci, ad esempio, è di cruciale importanza misurare per prima cosa l’entità del fenomeno. Se si decide di aiutare il paziente a modificare le proprie reazioni tramite il counseling è bene poterle misurare con esattezza, in modo da stabilire dei riferimenti chiari. Quali la qualità dell’acufene, che può essere descritta in base al tipo di suono percepito o al suo timbro più elevato ed evidente. La loudness di un tono può essere adattata a quella dell’acufene, così come il livello del rumore a banda larga può essere regolato fino ad arrivare a mascherare appena l’acufene, raggiungendo così quello che viene definito come “Livello di Mascheramento Minimo” (LMM).
Il suddetto LMM, però, non può essere misurato in tutti i pazienti, in quanto in alcuni casi l’acufene non riesce ad essere mascherato.
Alcuni gruppi di ricerca hanno documentato l’ampia varietà di reazioni innescate nei pazienti dal proprio problema acufenico, hanno proposto un modello secondo cui i disturbi provocati dall’acufene sono influenzati dall’entità e dalla qualità del problema e possono essere modificati dall’assetto psicologico del paziente.

Per quantificare la disabilità provocata dall’acufene si sono sviluppati diversi questionari, tra cui quello che vi ho presentato il mese scorso, dai quali risultati poi si passa quasi sempre al counseling.
Il counseling dovrebbe affrontare soprattutto i problemi emotivi relativi all’acufene.
Quindi proprio come con gli apparecchi acustici, anche nel caso del trattamento dell’acufene è importante “nutrire” in modo corretto le aspettative del paziente, focalizzandosi su un piano terapeutico personalizzato, non escludendo ove necessario l’applicazione della terapia cognitivo-comportamentale.
Le strategie specifiche di counseling scaturiscono dall’ osservazione e dall’analisi, in primo luogo, della varietà di problematiche vissute in prima persona dai pazienti acufenici. Il counseling deve considerare tutte le difficoltà del paziente nel loro complesso e deve essere incentrato soprattutto sui problemi emotivi relativi all’acufene. È un approccio fortemente personalizzato e che, in quanto tale, richiede la completa collaborazione del paziente.
II primo passo consiste nell’accertarsi che il paziente capisca realmente cosa sia il fenomeno acufenico, quali sono le cause e le diverse possibilità di trattamento. L’approccio mentale del paziente nei confronti dell’acufene esercita un impatto notevole sul suo modo di reagire al problema. Al paziente va detto chiaramente che non è possibile modificare il tinnito, ma che si può agire con successo, invece, sulla propria capacità dì gestire le reazioni. In questo senso si sono rivelati molto utili alcuni aspetti della terapia cognitivo-comportamentale.
Il disturbo del sonno per il paziente acufenico è il più diffuso.
Ecco alcune delle strategie mirate ad agevolare il riposo notturno:

  • Evitare l’assunzione di caffeina e tabacco. Non fare pasti opulenti prima di mettersi a letto.
  • Creare una stanza da letto che favorisca il riposo notturno, eliminando tutte le possibili fonti di distrazione.
  • Dormire e svegliarsi con regolarità, allo stesso orario.
  • Adottare delle strategie per favorire il relax, come la visualizzazione guidata ed il rilassamento muscolare progressivo. Metterle in pratica prima di andare a dormire e, nel caso emergano problemi di insonnia, anche durante la notte.
  • Ascoltare musica a basso volume o altri suoni ambientali in modo da agevolare il riposo ed il sonno.

I suoni utilizzati per favorire il riposo notturno sono suoni soft e piacevoli; musica tranquilla, rilassante, costante, per lo più classica; suoni della natura (onde, cascate d’acqua, pioggia); e/o rumore a banda larga (suoni sibilanti tipo “ssshhh”).
Un altro fattore fondamentale da recuperare per il paziente acufenico è la concentrazione, essa è fondamentale per portare avanti le diverse attività della nostra vita. Chi perde la capacità di concentrarsi, perché stressato dall’acufene, si sente frustrato e ha bisogno di più tempo per portare a compimento qualsiasi attività. L’aiuto più consistente per il paziente acufenico rimangono le terapie sonore, da decenni ormai si ricorre all’utilizzo di suoni di sottofondo.
Essi servono a:

  • Ridurre l’attenzione nei confronti dell’acufene.
  • Ridurre la loudness dell’acufene.
  • Sostituire il suono sgradevole (acufene) con uno più piacevole (quello di sottofondo).

Molti medici e clinici hanno riscontrato l’utilità degli apparecchi acustici nel contrastare l’acufene, gli studiosi tutti dal 1978 (Vernon ed altri) ad oggi (Searchfield), hanno fornito strategie molto dettagliate circa il fitting degli apparecchi acustici nel caso di pazienti acufenici.
Già dal 1978 sono consigliati dagli studiosi l’uso dei dispositivi indossabili per produrre rumore a banda larga utile a mascherare l’acufene. Vernon ha evidenziato che il livello del rumore dovrebbe essere sotto il diretto controllo del paziente. Sebbene, nei primi anni, sia stato usato spesso il mascheramento totale, la nostra esperienza ci ha insegnato che questo approccio per molti pazienti risulta essere troppo forte, pertanto si utilizza un rumore che non mascheri completamente l’acufene, optando per il “mascheramento parziale”.
Si parla di mascheramento parziale anche quando il livello del suono è simile all’entità dell’acufene. Negli ultimi cinque anni sono stati immessi sul mercato diversi nuovi dispositivi portatili per i pazienti acufenici.
I suoni generati possono essere soft, musica di sottofondo o rumore modellato e raggiungere complessi tonali elaborati e modulati.
Ogni paziente ha le sue preferenze individuali. Molti, ormai, acquistano e traggono benefici da questi dispositivi di terapia sonora.
Molti pazienti acufenici presentano anche iperacusia, ovvero una aumentata sensibilità nei confronti della loudness.
Essi cioè percepiscono i suoni normalmente forti con una intensità ancora maggiore. In questi casi è consigliabile l’esposizione controllata a suoni di bassa intensità, prolungata per diverse settimane o mesi.
Oggi come avete potuto constatare, insieme alla diagnostica ed all’applicazione di apparecchi acustici i centri specializzati erogano anche servizi mirati al trattamento dell’acufene.

 

di Tea Maione

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