Lo screening uditivo universale

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L’orecchio è l’organo che presiede all’udito e all’equilibrio ed è suddiviso in tre parti con diverse caratteristiche anatomiche e funzionali:

★ ORECCHIO ESTERNO
è la porzione visibile dell’orecchio, che raccoglie le onde sonore per dirigerle alla membrana timpanica;
★ ORECCHIO MEDIO
costituito dalla membrana timpanica e da 3 ossicini (martello, incudine e staffa); il timpano trasferisce le onde sonore agli ossicini convertendole in vibrazioni meccaniche;
★ ORECCHIO INTERNO:
contiene la coclea nella quale sono presenti le cellule ciliate che permettono di udire i suoni, trasformando le vibrazioni meccaniche in impulsi nervosi che raggiungono il cervello, dove vengono interpretati.

Dunque, l’onda sonora fa vibrare il timpano; il movimento dal timpano si propaga agli ossicini che vibrano a loro volta; le vibrazioni trasmesse da questi fanno vibrare il liquido dell’orecchio interno e piegare le cellule cigliate; da qui il nervo uditivo trasmette il messaggio al cervello.

L’unità di misura del suono sono i decibel. Il nostro orecchio percepisce da 0 Decibel a 120 Decibel.
Il deficit uditivo permanente congenito è un problema che colpisce dall’ 1% al 3% dei neonati, e sale al 4 – 5% nel caso di neonati ricoverati in una terapia intensiva neonatale.
La sordità viene classificata in base alla perdita uditiva (udito normale < 20 db):

  • LIEVE perdita tra i 21 e i 40 dB
  • MEDIA perdita tra i 41 e i 70 dB
  • SEVERA/GRAVE perdita tra i 71 e i 90 dB
  • PROFONDA perdita tra i 91 e i 119
  • COFOSI perdita dai 120 dB

A tutti i neonati in Campania dal 2007 viene effettuato lo screening uditivo, che permette di identificare deficit uditivi dalla nascita, e quindi approntare una diagnosi precoce ed un intervento tempestivo.

Se non c’è un intervento precoce, la sordità provoca disturbi del linguaggio, della relazione sociale e del profitto scolastico del bambino. Lo scrrening si basa sulle otoemissioni acustiche: tali emissioni provengono dall’attività delle cellule ciliate esterne situate nella coclea dell’orecchio interno, che si muovono in risposta ai suoni.
L’esame consiste nella registrazione di questi movimenti a seguito di una stimolazione sonora: si introduce una piccola sonda nell’orecchio, dotata di un registratore che emette lo stimolo sonoro, e di un microfono che registra i movimenti delle cellule in seguito al click percepito.
Se il microfono rileva questo movimento, si dice che il test è superato: PASS; se il microfono non rileva il movimento, si dice che il test non è superato: REFER. Quando non si superano i test delle otoemissioni si passa a test più specifici per approfondire la diagnosi.
Spesso però il test di screening non viene superato solo per problemi intercorrenti (presenza di cerume, vernice caseosa, catarro), non per reale sordità.
I test di secondo livello sono gli ABR o test dei potenziali evocati uditivi, che registra l’attività elettrica del tronco cerebrale in risposta a stimoli acustici. L’esame viene eseguito nel sonno, applicando degli elettrodi sulla fronte e sul cuoio capelluto del bambino ed inserendo una sonda nell’orecchio, collegata ad un computer, che invia stimoli acustici e registra le risposte della via acustica del bambino.

Il test ABR viene effettuato entro il terzo-quarto mese di vita e, se l’ipoacusia si conferma, già dal quinto-sesto mese si può procedere con la protesi acustica o l’impianto cocleare e la logopedia. Il vantaggio dello screening è di permettere un’identificazione e un intervento precoci: questo migliora notevolmente le capacità uditive, fonologiche di questi bambini e anche il loro sviluppo neuromotorio e relazionale.

 

di Tea Maione e Carlo Alfaro

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