Disturbi alimentari precoci

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Mi è capitato nel corso della mia vita lavorativa di incontrare bambini con disturbi dell’alimentazione, che rifiutavano il mangiare o accettavano solo delle sostanze, selezionando il cibo da ingerire, altri che invece divoravano qualsiasi cosa.
Ogni bambino presenta uno schema individuale di alimentazione, di accrescimento come del resto lo è di personalità. Il primo incontro dei genitori con l’individualità del figlio passa attraverso l’alimentazione, in quanto lo apre alla conoscenza del mondo, è anche la prima rappresentazione di uno spazio decisionale individuale.
Ma l’alimento da ingerire rappresenta anche il mondo nella sua globalità. Mangiare diventa un modo per afferrare il mondo, mentre espellere ed evacuare equivalgono a produrre e creare. La zona orale diventa non solo zona di piacere, ma soprattutto di conoscenza della realtà. L’atto di nutrire e dell’ alimentarsi è anche un atto di relazione affettiva, sociale e di comunicazione.
Il bambino nell’essere nutrito, dalla figura materna impara il senso del piacere: il cibo buono oltre a soddisfare il gusto rinforza l’immagine della mamma buona da cui impara il piacere e dispiacere nello stare al mondo e lo esercita nell’affettività.
Intorno ai 3-5 anni i bambini consolidano i loro orientamenti alimentari e la ritmicità alimentare (colazione, pranzo e cena). Tutto ciò non lo imparano attraverso un insegnamento razionale, ma attraverso la condivisione e l’imitazione, i bambini solitamente sperimentano nuovi alimenti perché li vedono consumati dai genitori. Per tale motivo si suggerisce ai genitori di non preoccuparsi dei rifiuti, bisogna far amare la tavola, proporre i cibi in un’atmosfera piacevole, NON DA SOLI. Bisogna tener conto che durante la crescita i bambini provano episodi di avversione per certi cibi e ciò è fisiologico, il mangiare, dormire ecc in una condizione di buona salute non creano problemi se lasciate funzionare spontaneamente, ma diventano problematiche se diventano un mezzo di comunicazione o contenitori di emozioni sgradevoli.
Se i genitori non accettano le scelte alimentari dei figli, facendo prevalere i propri bisogni e schemi educativi, sarà una prima forzatura sulla personalità del bambino.

I disturbi alimentari dello sviluppo 0-3 anni

  • Disturbo alimentare di regolazione di stato, dell’omeostasi
  • Disturbi alimentari dell’attaccamento e della reciprocità nella relazione di chi se ne occupa
  • Anoressia infantile esordisce tra i 6 mesi e i 3 anni, il bambino ha un rifiuto ostinato del cibo, tanto da arrestarne l’accrescimento ponderale, anche se lo sviluppo psicomotorio è buono e ha un buon funzionamento in altre aree. Il tutto si inserisce in un conflitto madre-figlio centrato sull’autonomia-dipendenza e controllo. È un disturbo che si innesta nel processo di separazione con il passaggio all’alimentazione autonoma; in esso sono presenti un persistente rifiuto o un’estrema selettività del cibo, l’ostinazione e la caparbietà del bambino si contrappongono alle difficoltà della mamma nel negoziare le risposte negative e conflittuali che emergono nell’interazione alimentare.
  • Disturbo alimentare post traumatico

Tra i disturbi alimentari dello sviluppo 3-8 anni troviamo anche: la pseudo anoressia, che corrisponde alla fase evolutiva di opposizione, definita come “fase del no”. Sono bambini che non si vogliono sedere a tavola a mangiare, nutrendosi però di merendine e pasti fuori delle regole alimentari. Sono spesso bambini vivaci o iperattivi. Attraverso la terapia psicomotoria si può aiutare il bambino a scaricare la rabbia e l’aggressività, si riduce l’iperattività, si aumentano i tempi d’attezione. Inoltre si lavora sull’opposività del bambino. Per avere un buon risultato il lavoro condotto con il bambino deve essere supportato da una psico-terapia dei genitori, che avranno modo di affrontare i propri vissuti e risolverli, così da aiutare anche il loro bambino.

 

di Daniela Caiafa

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