Il disturbo d’ansia generalizzato e il rimuginio

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Quando l’ansia diventa persistente e pervasiva

Il Disturbo Ansia Generalizzato (DAG) è il disturbo d’ansia più comune caratterizzato da:

  • Presenza di eccessiva ansia e preoccupazione relative a diversi eventi o attività;
  • Difficoltà nel controllare la preoccupazione;
  • L’ansia è associata ad alcuni sintomi, quali irrequietezza, sensazioni di agitazione o tensione, facile affaticamento, difficoltà di concentrazione o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e disturbi del sonno.

Le persone che soffrono di questo disturbo si preoccupano costantemente per circostanze quotidiane, routinarie, come questioni lavorative o economiche, salute dei familiari, disgrazie che possono capitare ai propri figli oppure piccole cose (ad esempio far tardi agli appuntamenti). La persona che soffre di DAG vive queste preoccupazioni con angoscia, ha difficoltà a controllare i pensieri preoccupanti e a impedire che questi interferiscano con le proprie occupazioni quotidiane. Chi soffre di disturbo d’ansia generalizzato può svegliarsi durante la notte con la preoccupazione di non riuscire a risolvere un problema o di non essere all’altezza del lavoro che deve svolgere o può agitarsi eccessivamente nell’attendere il ritorno a casa del partner perché immagina che abbia avuto un incidente. Alcune delle persone con DAG riconoscono che le loro preoccupazioni sono eccessive, soprattutto dopo che l’evento temuto non si è verificato; altre ritengono che i loro timori siano realistici. In entrambi i casi, la persona sperimenta uno stato di angoscia e di disagio dovuto alla costante preoccupazione. Infatti, l’elemento principale di questo disturbo è la preoccupazione cronica detta anche rimuginio.
Il rimuginio è costituito da una catena di pensieri negativi, preoccupanti o catastrofici, che sono rivolti a possibili minacce future. Questa la catena di pensieri viene attivata con l’intento di risolvere il problema, rassicurarsi o trovare possibili soluzioni ad un evento incerto e imprevedibile. Vediamone insieme un esempio:
“Mi preoccupo sempre, mi preoccupo di tutto. Quando mi alzo la mattina già immagino tutte le difficoltà che posso incontrare durante la giornata: e se la mia macchina si rompesse e arrivassi tardi al lavoro? E se sbagliassi qualcosa al lavoro? Gli altri potrebbero pensare che io sia un’incompetente. A quel punto tutti riderebbero di me, sarebbe troppo! Non potrei sopportarlo! Poi penso…E se succedesse qualcosa a mio figlio mentre sono al lavoro?…Quando sento passare un’ambulanza subito penso che possa essere successo qualcosa ad un mio familiare…Questi pensieri mi distruggono, non mi fanno vivere bene e spesso resto a casa per evitare i pericoli del mondo esterno”

Questo modo di pensare, anche se è messo in atto con l’intento di prevedere, prepararsi e risolvere eventuali problemi o difficoltà, tende invece ad aumentare la sensibilità all’informazioni minacciose, aumenta il senso di vulnerabilità personale e le emozioni negative e orienta verso comportamenti negativi o soluzioni inefficaci. Infatti, per attenuare le preoccupazioni costanti, chi ha il disturbo ansia generalizzato può tentare di: distrarsi e controllare i pensieri (es. tenersi impegnati per distrarsi da pensieri preoccupanti); evitare le situazioni in cui teme possa preoccuparsi (es. rinviare alcune attività per il timore di non farcela); richiedere eccessive rassicurazioni (es. chiedere rassicurazioni agli altri sul fatto che le cose andranno bene). Questi comportamenti, pur riducendo momentaneamente l’ansia, a lungo andare mantengono e rinforzano il disturbo.
Nella terapia cognitivo-comportamentale uno dei focus principali nel trattamento di questo disturbo è proprio la gestione del rimuginio, attraverso diverse strategie che permettono di uscire dalla trappola dei pensieri negativi ripetitivi:

  • Psicoeducazione, che consiste nel fornire al paziente informazioni relative al ruolo che hanno le credenze sulle preoccupazioni nell’insorgenza e nel mantenimento del disturbo;
  • Individuazione e messa in discussione dei pensieri automatici negativi attraverso la ricerca di prove a favore e contro queste idee disfunzionali;
  • Messa in discussione delle credenze in merito all’incontrollabilità e alla pericolosità delle preoccupazioni;
  • Modifica delle credenze positive rispetto all’uso del rimuginio, attraverso il confronto tra vantaggi e svantaggi provocati dal ricorrere all’uso di pensieri ripetitivi;
  • Rinforzo di nuove modalità di elaborare le preoccupazioni e training per aumentare la capacità di risoluzione dei problemi;
  • Esposizione graduale alle situazioni temute e preoccupanti, per verificare e disconfermare i propri pensieri negativi;
  • Mindfulness, ossia attenzione consapevole rivolta ai propri processi mentali, astenendosi dai giudizi o dalla valutazione sui propri pensieri.

di Luisa Buonocore

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