La vertigine non è paura di cadere… ma voglia di volare…

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Così cantava Jovanotti in un pezzo di qualche anno fa…

è quella che contraddistingue l’attacco di panico è una grande, paralizzante paura che, paradossalmente, cela il bisogno e il desiderio di recuperare, amare e dialogare con se stessi..
Il disturbo da attacchi di panico (DAP) si manifesta con episodi molto intensi di ansia, della durata di 15-30 minuti di estrema apprensione e forte disagio. Gli attacchi di panico vengono quindi vissuti come assalti improvvisi e imprevedibili di angoscia e terrore, senza che esista alcuna motivazione apparente che possa giustificare tanta paura.
Gli attacchi di panico irrompono quasi sempre nelle più comuni situazioni della vita quotidiana e questo li rende ulteriormente spaventosi, poichè chi ne soffre non riesce a identificare alcuna situazione “esterna” che inneschi gli attacchi di panico.
Come distinguere gli attacchi di panico da:

Paura. Un freno davanti ai pericoli

Sei stiamo attraversando soli di notte un quartiere malfamato, o se dobbiamo affrontare un esame universitario e sappiamo di essere impreparati, ci può venire una forte agitazione.
Non si tratta evidentemente di attacchi di panico, ma di paura, del tutto fisiologica in tali situazioni. Senza la paura non saremmo “frenati” nelle situazioni pericolose e passeremmo la vita fra un rischio e l’altro.

Ansia. Un’angoscia che non paralizza

“Ci sono dei giorni nei quali non uscirei di casa, tutto mi angoscia, mi spaventa e mi rende irritabile e se penso alle cose che devo fare mi assale il timore di non riuscire ad affrontarle”. Ecco l’ansia, emozione diversa dalla paura, ma anche dagli attacchi di panico perchè non è paralizzante.

Fobia. La fa crescere un oggetto scatenante

“Odio i ragni: se solo penso che uno di loro possa sfiorarmi mi sento svenire”. La fobia è la certezza che situazioni quotidiane del tutto innocue possano colpirci mortalmente, tanto da condizionare l’esistenza. Proprio la presenza di un oggetto scatenante (il ragno) indica che non siamo in presenza di attacchi di panico.
Arriva la crisi da attacchi di panico: cosa fare subito
In un momento delicato come quello della crisi acuta da attacchi di panico, saper fare le cose giuste ed evitare i comportamenti nocivi è più che mai importante. Applicare alcune regole semplici e concrete può ridurre l’intensità dei sintomi e far vivere meno drammaticamente gli attacchi di panico.

SI Cosa fare quando arrivano gli attacchi di panico

  • Proteggersi. Sottrarsi, anche solo per poco, al contesto (luogo, situazione o incontro) nel quale gli attacchi di panico sono esplosi. Se ciò non è proprio possibile, sarebbe comunque preferibile cercare di defilarsi un po’, ad esempio togliendosi dal centro della scena.
  • Mettersi comodi. Ovunque ci si trovi, cercare di mettere al più presto il corpo nella posizione più comoda possibile, compatibilmente alla situazione. Evitare la posizione sdraiata, che spesso peggiora i sintomi degli attacchi di panico.
  • Cercare frescura. Tra i sintomi più sgradevoli c’è la sensazione di avere troppo caldo, di avvampare. Per alleviare questo “fuoco” si può allora cercare, se si è all’aperto, la freschezza dell’ombra o del vento; se si è in casa, si può creare un po’ di corrente aprendo le finestre.
  • Chiedere aiuto. Se si ha la sensazione di perdere il controllo e di cadere in preda all’angoscia, è bene individuare qualcuno che possa stare vicino per la durata degli attacchi di panico. Se non c’è nessuno, si può “chiedere aiuto” alle cose: un oggetto “positivo”, un rituale rassicurante, una distrazione.

NO Cosa non fare quando arrivano gli attacchi di panico

  • Lottare. Non si deve resistere a ogni costo e non bisogna cercare di opporsi. Gli attacchi di panico chiedono spazio e tempo e se questi ultimi non vengono loro “concessi”, aumenteranno d’intensità finchè non diminuirà la nostra caparbietà. Meglio allora abbandonare ciò che si stava facendo, cedere, limitarsi a osservare.
  • Fingere. Quando si ha un vero disturbo da attacchi di panico è impossibile dissimulare e fingere di star bene. Anche questo peggiora le cose e aumenta la tachicardia. È meglio dichiarare il malessere e potersi così dedicare a sé stessi.
  • Scappare. In preda alla paura di morire, si può avere l’impulso di correre o di muoversi in modo concitato, senza guardarsi attorno, esponendosi così al rischio di incidenti o cadute. Bisogna fare il possibile per restare presenti a sé stessi.
  • Forzare il respiro. Le difficoltà respiratorie indotte dagli attacchi di panico, portano istintivamente a “cercare aria” con inspirazioni massimali e frequenti. Ciò manda il sangue in alcalosi, accrescendo la stessa sensazione di angoscia. Si deve dunque cercare di respirare normalmente.

Chi è più a rischio di soffrire di attacchi di panico

Esistono differenti stili di vita e tipologie di comportamento che favoriscono l’insorgere degli attacchi di panico. “Ingabbiare” la mente in valori assoluti in cui credere, in regole sociali cui è obbligatorio aderire, in un metro di giudizio fisso che adottiamo nei confronti degli altri come di noi stessi: sono comportamenti, modi di pensare e di esprimersi che finiscono per starci troppo stretti, soffocando la nostra autenticità.
A rischio anche il moralismo “tutto d’un pezzo”, il romanticismo da fotoromanzo, il perfezionismo, l’ansia di normalità a tutti i costi.
In sintesi, tutti i modelli rigidi che non corrispondono alla nostra natura, che è per principio mutevole e flessibile. Quando ci adeguiamo a questi standard, rinunciamo a vivere. Allora l’energia compressa potrà al esplodere negli attacchi di panico, per rompere le gabbie mentali in cui ci siamo auto-imprigionati e restituirci il coraggio naturale di cui tutti disponiamo.

Gli attacchi di panico ti obbligano a ricordarti di te…

Se una vita troppo routinaria ci ha portato su un binario morto, gli attacchi di panico e altri eventi inaspettati possono aiutarci a riprendere il cammino; sono, in altre parole, la’ scossa’ che serve. Il panico è come un campanello d’allarme che squilla per scuoterci da un ruolo che forse incarniamo da troppo tempo e a tempo pieno e ci fa scoprire che ‘siamo molto di più’ di quel che crediamo di essere..
Bisogna andare oltre le apparenze: se in superficie il panico è un evento doloroso, nel profondo rappresenta un’occasione di riflessione e rinascita.

Con il panico, l’anima intende sabotare il perfezionismo..

Accade spesso alle madri di oggi che, senza accorgersene, hanno spesso un’idea perfezionistica del loro ruolo: ecco perché si fanno meno figli, le future mamme sono sempre più avanti con l’età e i bambini sono ‘programmati’ fin troppo…Questo fa concentrare maggiori attenzioni sui piccoli e rende le madri insicure.
Ma una cosa è certa: l’anima detesta il perfezionismo e decide di ‘urlare’ contro i nostri rigidismi e le situazioni asfissianti. Quell’urlo è il panico, un desiderio (inespresso) di una vita ‘fuori’, il bisogno di uscire dal ruolo impeccabile che ci siamo calati addosso e che determina l’eccessiva insicurezza e la costante paura che qualcosa non funzioni.
Solo togliendoci le maschere ‘perfette’ che indossiamo per paura di essere noi stessi e di accettare di avere dei limiti, dei bisogni e dei desideri, che riusciremo a trovare la serenità e il panico diventerà solo un ricordo.

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