La paura della paura

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Se proviamo un senso di sgomento appena accennato o un timore intenso e generalizzato, se ci sentiamo costantemente minacciati da un pericolo incombente e ogni avvenimento ci sembra un probabile disastro, se per ogni decisione tentenniamo e cambiamo idea, ritornando sui nostri passi, manifestiamo tutti i sintomi di qualcosa che può rovinarci la vita e genera una tensione psichica che fa male. Sto parlando della paura, la misconosciuta, ignorata e aborrita paura. Quel sentimento che invece di aiutarci a sopravvivere, com’era nella sua funzione primaria, ci intralcia con ganasce che stringono e strangolano.
Di solito ignoriamo questi campanelli di allarme, con l’ingenua convinzione dei bambini che, se chiudiamo gli occhi, il mostro scomparirà. Ma quel mostro non desiste: se non ne prendiamo atto, e non lo affrontiamo, ci soffocherà, e ci sembrerà che il cuore ci esca dal petto, tanto batte all’impazzata…
Quando abbiamo paura il sistema di informazioni che collega uno stimolo a una reazione si inceppa, ed è come se noi ricevessimo continui avvisi di pericolo laddove non ne esiste alcuno.. Se avessimo la possibilità di vedere concretamente come reagisce il nostro corpo sotto l’effetto di allerta, vedremmo gli ormoni entrare in circolo per sollecitare organi e apparati ad affrontare IL NEMICO. Questo processo è funzionale quando l’avversario contro cui lottare è concreto, o per fuggire più in fretta, o per nascondersi. Ma quando nulla di tutto ciò è reale nel momento presente e noi siamo solo dolorosamente proiettati in un futuro che non contempla altro che trappole da schivare e fantasmatici antagonisti da vincere, quella è PATOLOGIA. Infatti, in quel ‘programma’, le informazioni che determinano lo schema della paura si ripetono senza fine; per noi la battaglia è senza frontiere, è ininterrotta e in ogni istante della nostra giornata, è domani, tra un mese o tra un anno. Nel frattempo i nostri organi sovrasollecitati si logorano, la nostra efficienza e capacità di incidere nella nostra vita diminuiscono, fino a paralizzarci. Si chiama GAD, Generalized Anxiety Disorder o, semplicemente, ANSIA GENERALIZZATA, condizione che può portare anche al Disturbo da Attacchi di Panico. Oggi queste malattie sono tristemente comuni ed hanno degli effetti spesso devastanti nella vita di molti. Sono certa che, pur senza arrivare a questo limite estremo, molti di noi hanno la tendenza a guardare al futuro con paura, a vivere in modo ansiogeno quello che di bello la vita può regalare, sempre incalzati da questa emozione onnipresente e fagocitante. Può essere dunque utile analizzare la paura per trovare il senso e l’utilità che essa ha nella nostra esistenza. E, possiamo esserne certi, ne ha molta. Per farlo, tuttavia, bisogna andare oltre alcuni schemi culturali che la demonizzano. E, come vedremo anche nei prossimi articoli, ci sono molte cose da scoprire…

La paura di aver paura

Perché abbiamo paura se abbiamo un tetto in testa e di che sfamarci, un lavoro soddisfacente e degli affetti? Che ragione c’è? Si, magari il nostro partner si lamenta perché la casa è piccola, il capoufficio non è proprio simpatico, ci vediamo invecchiare..ma da questo ad avere paura, bè, ce ne passa! Oppure il nostro partner guarda troppo insistentemente le curve della nostra migliore amica e noi tacciamo per quieto vivere, sentendoci del tutto inadeguati…ma questo non significa certo avere paura di perderlo!… Ma siamo proprio sicuri che sia così, o ci stiamo raccontando la favola del ‘vissero tutti felici e contenti’? Quante volte ci diciamo che’ va tutto bene’, sapendo perfettamente che non va bene per nulla? Vogliamo, almeno con noi stessi, essere sinceri? Fermiamoci a fare qualche considerazione.
Da quando abbiamo la capacità di comprendere (e anche prima, se pensiamo alla comunicazione energetica che avviene sempre e comunque) siamo nutriti dalla PAURA, tanto quanto dalle merendine. Per primi ereditiamo i timori derivanti dai disequilibri dei nostri genitori, che, a fin di bene, tendono a proiettare su di noi le loro paure senza rendersi conto del danno che provocano. Frasi come quelle che seguono sono esempi banali, ma tristemente comuni: ‘Se non stai buono viene l’uomo nero che ti porta via!’, oppure: ‘Finisci tutto il piatto o chiamo l’orco che mangia i bambini..’, o ancora: ‘Non vorrai andare in giro vestita così? Non sai che hanno violentato due ragazze proprio in questo quartiere?’
E’ vero che abbiamo sempre la capacità di decidere, scegliendo quello che è meglio per noi, accettando o meno quello che ci propongono, ma si tratta dei nostri genitori, come non fidarsi? E se per caso stavamo cominciando a costruirci punti di riferimento che ci permettevano di sentirci al sicuro e protetti in un mondo bello e accogliente, e che ci sostiene comunque, ecco che questi si scontrano con i loro timori e si sgretolano senza speranza.
Ci sono poi le paure indotte dalla società in cui viviamo, che le produce sistematicamente per autoperpetuarsi e proteggersi, e per indirizzarci a fare ciò che ‘è giusto’. Per non parlare infine delle nostre paure personali, determinate dalle decisioni che di volta in volta prendiamo in merito a quello che ci accade intorno, sia che ci riguardi direttamente o che sia un fatto che leggiamo sui giornali.
Perché temiamo di ammettere che la paura fa parte della nostra vita? Si tratta di un’emozione molto comune, primitiva. Agli albori dell’umanità, quando ci reggevamo a stento sulle due gambe, è stata proprio questa emozione istintiva che ha permesso all’animale-uomo di individuare in tempo il pericolo e di mettersi in salvo. Del resto, questa sarebbe la sua funzione anche oggi, se non l’avessimo ampiamente snaturata.
La modalità di allarme, infatti, è propria di quella che chiamerei la PAURA SANA, quella che ci fa fare un balzo indietro quando una macchina sta per investirci o che ci permette di reagire a un malintenzionato. Questo campanello d’allarme a volte può addirittura salvarci la vita e rappresenta una reazione energetica corretta allo stimolo. In questi casi, la paura svolge egregiamente il suo compito.
Quello che mi propongo è di analizzare, secondo il punto di vista della Comunicazione Energetica, l’altra manifestazione della paura, che, da semplice e lineare informazione che a volte si rivela vitale, si trasforma in un sentimento oscuro, strisciante, in un’ansia immotivata che ci assale senza ragione e ci strangola, non lasciandoci vivere. Se ci guardiamo intorno con attenzione, possiamo renderci conto di come la seconda modalità oggi sia molto più diffusa di quanto non appaia, una pandemia i cui segni scorgiamo sui volti di chi ci passa accanto e, spesso, anche sul nostro quando, gettando un’occhiata distratta a una vetrina, ci specchiamo involontariamente. Questa paura ha una causa diversa poiché non è generata da minacce reali, concrete, ma da un’indicibile molteplicità di stress, più o meno evidenti, più o meno sommersi, davanti ai quali rischiamo di soccombere.
Abbiamo paura di ciò che non conosciamo, l’ignoto, (anche se potrebbe essere migliore), ma anche della troppa intimità, della vera vicinanza. Abbiamo paura di non essere più sani o giovani, o potenti, di perdere il controllo, di essere condizionati o ‘invasi’, di essere respinti, paventiamo le troppe responsabilità o il fallimento. Soprattutto, abbiamo paura di non essere visti e amati per quello che siamo.
Questa paura è una presenza costante nella nostra vita e, visto che è un sentimento comune a tutti, come la rabbia o l’amore, come la solitudine o la tristezza, perché negarla? Perché abbiamo paura della paura?..

 

di Bianca Pane

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