La paura di perdere o di non avere abbastanza

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È assai diffusa la paura correlata agli aspetti materiali della nostra esistenza, quali il lavoro, il denaro, e tutto ciò che ci dà sicurezza.
Quando questo fantasma non c’è, noi vediamo il mondo con fiducia, siamo sicuri di noi stessi, otteniamo risultati nell’ambito del lavoro, facilmente e senza sforzo, e abbiamo il denaro che ci serve. In questa condizione energetica, la nostra casa sarà per noi un porto sicuro, viviamo nel presente e stiamo bene con il nostro corpo, senza bisogno di preoccuparci per il futuro o lamentarci del passato.
Inoltre, quando viviamo questa condizione di equilibrio, vuol dire che ‘abbiamo preso decisioni’ positive sul rapporto con nostra madre: ci ha fornito basi solide e un senso di sicurezza e di fiducia nel mondo e in ciò che ci circonda. Se invece siamo in disequilibrio a questo livello, un possibile effetto saranno le reiterate difficoltà negli aspetti materiali della nostra vita, ed esse ci forniranno utili indicazioni sul fatto che qualcosa, in quest’area, non è allineato.
Potremmo perdere spesso il lavoro, o averne uno mal retribuito rispetto alle nostre prestazioni, oppure potremmo avere un impiego fantastico e uno stipendio eccellente, che tuttavia non ci basta mai. Vivremo sempre un senso di carenza, opposto a quello di abbondanza che meritiamo.
Per quanto riguarda la casa, potremmo avere sempre problemi che favoriscono il senso di precarietà, come sfratti o beghe condominiali, che contribuiscono a non farci sentire a casa; oppure la nostra vita potrebbe essere caratterizzata da continui traslochi, indice della difficoltà a mettere radici.
Tutti questi indicatori puntano nella stessa direzione: abbiamo preso una decisione che, invece di farci sentire al sicuro, radicati e nutriti, ci dà l’impressione di essere una foglia al vento..
E il risultato è appunto la paura.

Afferrare invece di prendere

Vivere nella carenza, nella percezione della povertà o con la paura di perdere, è un gran brutto vivere. Anche se questo sentimento teoricamente dovrebbe essere legato a una situazione oggettiva di indigenza ed essere quindi per certi versi comprensibile, di fatto la percezione di carenza è molto spesso soggettiva. Quante persone benestanti si comportano invece come se fossero sull’orlo della miseria! Questa modalità è il risultato di una percezione distorta, poiché nella realtà non ci manca nulla per sentirci al sicuro. Consideriamo dunque le cause energetiche che la determinano.
In genere, questo tipo di ‘decisione ’viene presa in seguito a un abbandono, reale o presunto, della madre, avvenuto in giovane età. Uso le parole ‘reale’ o ‘presunto’ perché spesso,
in realtà, non si tratta di un abbandono vero e proprio, ma di qualcos’altro. Se ad esempio la madre ha subìto un ricovero ospedaliero protratto nel tempo, il bambino può averlo vissuto come un vero distacco nei suoi confronti e un atto di disamore. Analogamente anche la morte di una persona cara può generare la percezione di essere stati ingiustamente abbandonati, e determinare la conseguente ‘decisione’ di non fidarsi, tagliando le radici. Quando questo accade, arriviamo a credere che essere al sicuro sia impossibile: se persino la persona che rappresentava il nostro rifugio per antonomasia, la mamma, ci ha abbandonato, figuriamoci gli altri! Non possiamo fidarci di nessuno! Quando viviamo in questo senso di precarietà e di sfiducia generalizzata, invece di affidarci alla vita, l’unico modo che ci dà l’illusione di essere al riparo dai pericoli è cercare di ‘trattenere’, a qualsiasi costo, tutto ciò che ci dà sicurezza. Avremo quindi difficoltà a lasciare andare cose, denaro, persone. Anche se ciò che potrebbe colmare l’insanabile carenza che avvertiamo è l’amore della mamma o di chi ci ha abbandonato, proprio quell’amore che secondo noi ci è stato tolto a tradimento, coltiviamo l’illusione che ‘trattenendo’ saremo al sicuro. Ma, appunto, è un’illusione.

Diventare dipendenti dalle cose e dai ruoli

Se abbiamo preso una decisione come quella appena descritta, il risultato della paura di perdere sarà che, da adulti, faremo di tutto per trattenere ogni cosa che rappresenta sicurezza, qualsiasi surrogato dell’attenzione e dell’amore che ci sono mancati. Purtroppo questa modalità non ci impedirà di vivere nella perenne angoscia di restare privi di ciò che per noi rappresenta la sicurezza. Inoltre, poiché non ci aspettiamo che la vita ci possa dare spontaneamente, invece di essere pronti a ricevere i doni dell’universo, useremo un’energia predatoria per arraffare e trattenere persone e cose. Avremo bisogno di accumulare denaro e ricchezze e ci sentiremo ugualmente poveri. Ci faremo possedere dalle cose, feticci sostitutivi di un amore e una sicurezza che non ci sono. Una modalità di questo tipo, che genera un continuo bisogno, è terreno fertile per le dipendenze affettive, e produce una tendenza esagerata ad aggrapparsi agli altri. Perché, sebbene continuiamo a sollecitare l’amore, che per noi è sinonimo di sicurezza, viviamo nella convinzione che non ci sarà dato. Nei rapporti agiremo per bisogno e non per sentimento, e questo ci costringerà ad accettare qualsiasi compromesso pur di non perdere la nostra fonte di sicurezza. In poche parole, non saremo liberi.
Ricordiamoci che, secondo l’assunto energetico spirituale, ognuno di noi, per la nostra stessa natura, è meritevole del sostegno dell’universo. Lo stare sulla Terra non è una lotta senza fine, ma una stupenda avventura che può accrescere la nostra consapevolezza e aumentare la nostra vibrazione. Quando siamo fuori equilibrio a questo livello non ce ne accorgiamo: allora i motivi ricorrenti della nostra vita sono la paura di perdere ciò che ci è caro, o di non averne mai abbastanza, o di sentirci privati dell’amore.
Per uscire da questo circolo vizioso, dobbiamo revocare la ‘decisione’ che abbiamo preso e riconnetterci all’energia della mamma, imparando ad avere fiducia nell’abbondanza dell’universo. Soprattutto dobbiamo invertire il processo che ci porta ad ‘afferrare’ nella vita.
Per tornare al nostro stato naturale di equilibrio basta ricordare che, per ‘contratto spirituale’, nostra madre è colei che, insieme a nostro padre, ci ha portato sulla Terra. In base a tale ‘contratto’ lei accettava di amarci, nutrirci, sia materialmente che in senso affettivo, e farci stare al sicuro. Forse ci è sembrato che lei non ci abbia dato abbastanza amore, o che l’abbia fatto con riserva, ma è una percezione che riguarda il ‘come’ l’ha espresso, non la sua qualità.
Non dimentichiamo che il suo amore è stato abbastanza forte da portarci sulla Terra.
Non avere più paura vuol dire dunque ristabilire la connessione con l’amore che ci ha portato al mondo, ripristinando la funzionalità delle nostre radici, dandoci un senso di appartenenza, di sicurezza e di nutrimento, che ci permette di vivere nella solidità del ‘qui ed ora’.
Se per qualche verso la nostra mamma ci è apparsa poco amorevole, dobbiamo renderci conto che, come tutti, ha fatto del suo meglio al suo livello di coscienza; magari lei stessa aveva ‘scelto’ una vita difficile incarnandosi in una famiglia che non le ha insegnato a manifestare l’amore. Dobbiamo anche ricordarci che noi, in modo consapevole o no, scegliamo ogni cosa, quindi siamo noi ad aver scelto nostra madre per fare proprio l’esperienza di questa vita.
Cambiando l’atteggiamento di conflitto, di rabbia e di insoddisfazione nei confronti di nostra madre impariamo ad avere fiducia nell’abbondanza dell’universo che ci nutre e ci sostiene, e di conseguenza ne sperimentiamo gli effetti nella vita quotidiana. E non avremo più paura.

 

di Bianca Pane

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