Quando i ragazzi non ci parlano

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Il silenzio degli adolescenti fa parte della naturale “rottura” con il mondo degli adulti, necessario per la crescita: come affrontare questo momento delicato

Accade in ogni famiglia: a un certo punto vostro figlio cambia. Era così dolce, così completamente devoto e “complice”. Nel giro di pochi mesi si trasforma in un individuo sgarbato che ha poca voglia di raccontarvi com’è andata la giornata a scuola e tantomeno di dirvi se ha già trovato la fidanzatina. Sembra aver perso tutto il vocabolario accumulato in questi anni. Lo vedete comparire principalmente ai pasti e quando c’è bisogno di una ricarica per la mancia settimanale. L’unico suono che proviene da parte sua è quello della porta della camera che si richiude alle sue spalle e i passi sulle scale quando esce. Se durante la giornata riesce a dire “ciao” o “cosa c’è da mangiare?” c’è di che festeggiare.

Niente panico, stanno diventando grandi

Il silenzio che abita l’adolescente entra in risonanza con un certo stato di fermento interiore. Problemi adolescenza come i sconvolgimenti ormonali, le trasformazioni fisiche, l’incontro con l’altro e i conseguenti stati di alterazione emotiva, sono troppo complicati da spiegare a parole, benché perfettamente normali. La paura del figlio adolescente è che, aprendo bocca, potrebbe svelare cose che per ora non è in grado di spiegare neanche a se stesso. Ha paura di essere giudicato proprio da coloro che gli hanno insegnato le prime parole: mamma e papà. Perciò spesso i genitori percepiscono il silenzio come aperta ostilità quando si tratta piuttosto di una difesa.

Tre ragioni per tranquillizzarsi

  1. Conversare tanto non vuol dire avere un buon dialogo, più facilmente si tratta solo di chiacchiere. Il fatto che vostro figlio abbia con voi lunghe conversazioni non vuol dire che vi stia dicendo tutto. Così come solo perché è più silenzioso non vuol dire che vi stia necessariamente nascondendo qualcosa;
  2. A questa età soprattutto per le questioni più delicate e importanti i ragazzi si rivolgono di certo non ai genitori ma agli amici, ai compagni, a volte a un parente con cui hanno affinità.
  3. Oggi i nostri figli vivono immersi nell’era della comunicazione tecnologica veloce e immediata, a volte incomprensibile per chi non vive nel loro mondo. Siamo nell’epoca degli sms, delle mail, dei post, linguaggio che gli adolescenti padroneggiano perfettamente e che corrisponde al bisogno di crearsi uno spazio privato, dove agli adulti è vietato entrare.

Rimanete tranquilli

Non è il caso di allarmarsi per il momento perché la nostra ansia potrebbe provocare in lui o in lei inutili sensi di colpa.

Poche domande essenziali

Neanche tempestarlo di domande è una strategia viabile: si sortirebbe l’effetto opposto di farlo chiudere a riccio. Come spesso succede, un semplice colloquio si trasforma in un interrogatorio e l’adolescente preferisce a quel punto tacere del tutto.

Parlate voi ogni giorno

Quando riuscite ad averlo vicino per qualche minuto, magari prima di andare a dormire, raccontategli brevemente la vostra giornata, facendo riferimento al fatto che avete pensato a lui o lei. anche se magari l’unica risposta sarà uno sbuffo, negli anni si ricorderà con tenerezza della vostra attenzione. Quando non lo capite, un semplice “come stai?” è sufficiente per rassicurarlo del fatto che ci siamo, senza aspettarci troppe risposte.

 

di Bianca Pane

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