Il “femminicidio”

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Nuova normativa a tutela della violenza sulle donne.

Lo scorso 25 Novembre si è “celebrata”  la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una data simbolica, in ricordo dell’assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Domenicana, delle tre sorelle Mirabal, torturate e strangolate per la loro opposizione alla dittatura trentennale di Rafael Leonidas Trujillo.
Tante sono state le iniziative poste in essere nelle varie Regioni Italiane per dire basta e per dimostrare il proprio dissenso contro ogni forma di abuso e sopraffazione sulle donne.
La violenza sulle donne, che solitamente si spinge fino all’omicidio della stessa donna, è uno dei fenomeni presente, purtroppo, in tutti i Paesi del mondo e che desta, attualmente, maggior allarme sociale.
E’ il cosiddetto  “femminicidio”, termine che sta ad indicare l’omicidio della donna quale tragico epilogo delle atroci violenze perpetrate ai loro danni.
Oggi tale espressione è entrata, prepotentemente, a far parte del nostro linguaggio ed ha finito per riempire quotidianamente titoli di giornali e notizie dei mass media.
I dati sono agghiaccianti. Secondo l’Istat, in Italia le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito una qualsivoglia forma di violenza (maltrattamenti familiari, stalking, violenza sessuale ecc.) sono 6 milioni e 743 mila, il 31,9% del totale: una su tre.
Già nelle scorse edizioni di questo giornale ho avuto modo di parlarvi del reato di stalking, uno dei tanti reati (attualmente il più preoccupante) che si configura a carico di chi esercita un’ossessiva e perseverante forma di persecuzione nei confronti soprattutto della  donna e che rappresenta, nelle sue sfaccettature più estreme, una delle principali cause  che portano la donna verso la morte. Basti solo pensare che il 70% delle donne vittime di violenza muore a causa dell’ “amore malato” del proprio partner o ex fidanzato.
Ecco perché lo Stato Italiano ha deciso nuovamente di intervenire per porre un freno a tale fenomeno dilagante.
Il decreto legge 14 agosto 2013 n.93 ha inasprito le pene nei confronti di chi esercita violenza nei confronti delle donne.
Ecco in sintesi i punti salienti della nuova normativa a tutela della violenza sulle donne:

  1. Pene più severe: il decreto prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore, se la vittima è in gravidanza o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente).
  2. Arresto obbligatorio in flagranza: è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza per i reati di maltrattamento in famiglia e stalking.
  3. Allontanamento del coniuge dalla casa familiare: alle Forze di Polizia viene data la possibilità di “buttare” fuori casa il coniuge violento se c’è rischio per l’integrità fisica della donna. Viene così impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico.
  4. Querela irrevocabile: una volta sporta querela per violenza e maltrattamenti, quella querela sarà irrevocabile. Si sottrae dunque la vittima dal rischio di una nuova intimidazione tendente a farle ritirare la querela.
  5. Corsia giudiziaria preferenziale: con questo decreto, i tribunali potranno adottare delle corsie preferenziali per i processi per femminicidio e per maltrattamenti.
  6. Patrocinio gratuito: per chi è vittima di stalking o maltrattamenti e non si può “permettere” un avvocato, è ora previsto il patrocinio legale gratuito.
  7. Permesso di soggiorno alle vittime straniere: si è deciso di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari agli stranieri che subiscono violenze.
  8. Vittime informate sull’iter giudiziario: la vittima di violenza o maltrattamenti sarà costantemente informata sulla condizione giudiziaria del colpevole (se si trova in carcere o in libertà, se è stato condannato, ecc…).

Il problema della violenza sulle donne è purtroppo un problema culturale che trova fondamento nel rapporto di soggezione e discriminazione che le donne fin dall’antichità hanno sempre vissuto. Ecco perché risulta fondamentale parlarne il più possibile  per educare e sensibilizzare tutti, giovani e meno giovani.
Le violenze ricevute, lievi o gravi che siano, non vanno in alcun modo né giustificate né quantomeno sottaciute.
Non bisogna allora nascondersi ed avere paura di denunciare, trincerandosi dietro l’erronea convinzione che la denuncia non serva a nulla.
Denunciare le violenze subite rappresenterà, invece, il  primo passo verso la riconquista della vostra libertà personale.

 

di Valerio Massimo Aiello

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