Quel diavolo della leishmania

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Leishmania infantum è il nome di un Protozoo parassita responsabile della ormai troppo nota Leishmaniosi, tanto piccolo quanto diabolico, trasmesso dalla puntura di insetti infettati flebotomi, simili alle zanzare, chiamati Pappataci.
I Pappataci sono insetti che si nutrono di sangue, attivi soprattutto subito dopo il tramonto nel periodo da Maggio ad Ottobre e presenti particolarmente in Italia Centrale, Meridionale, in Sicilia, Sardegna e Liguria; il che rende tali zone endemiche per la malattia, anche se si sta diffondendo in altre zone del Nord Italia che, fino a poco tempo fa, ne erano indenni.
La Leishmaniosi non è una patologia contagiosa, ma si trasmette al cane solo con la puntura del flebotomo infetto. Un cane malato, di fatto, può essere un pericoloso serbatoio di Leishmania per Pappataci sani, che possono contagiarsi, favorendo così la diffusione della malattia. Sfatiamo, dunque, il mito che un cane infetto possa infettare altri cani!
Leishmania, una volta all’interno dell’organismo ospite, si riproduce ed inizia un processo di diffusione ai vari organi, determinando in alcuni anni, la comparsa della malattia. Vive all’interno delle cellule del sistema immunitario del cane che, una volta debilitato, potrebbe essere colpito anche da altre infezioni parassitarie e secondarie.
La Leishmaniosi è, quindi, una malattia progressiva cronica con decorso lentissimo che non può guarire in modo spontaneo, ma anzi con la tendenza ad aggravarsi.
L’incubazione può andare dai trenta giorni ai sette anni e i soggetti più esposti sono – come facilmente intuibile – i cani di media e grossa taglia che vivono all’aperto.
Nel Pastore tedesco pare che vi siano fattori di tipo genetico che ne aumentano la probabilità di contrarre la malattia.
Alcuni soggetti possono presentarsi come portatori asintomatici. Nella maggior parte dei casi, però, la Leishmaniosi ha un esordio graduale; i sintomi più comuni sono la linfoadenomegalia, dermatite e seborrea secca, insufficienza renale, milza ingrossata, ulcere cutanee, dimagrimento, zoppia, onicogrifosi (crescita abnorme delle unghie), alopecia diffusa e problemi oculari che possono aggravarsi fino alla cecità.
Le combinazioni di sintomi possono essere molto variabili per cui, per la diagnosi, è necessaria l’evidenziazione anticorpale; una diagnosi precoce e dei controlli regolari consentono di garantire al cane una buona qualità della vita.
La Leishmaniosi è una zoonosi, cioè ne può essere infettato anche l’uomo. Pertanto, la sua diffusione è monitorata dal Servizio Sanitario Nazionale.
Per i cani che vivono nelle zone endemiche e per quelli che vi si recano nel periodo estivo è importante eseguire ogni anno presso un medico veterinario un test di controllo per verificare se il cane è infetto. Basta un unico prelievo di sangue ed i risultati sono pronti in soli dieci minuti.
Fondamentale è quindi la prevenzione ambientale, finalizzata a ridurre al minimo il rischio che i flebotomi possano pungere il cane, mediante repellenti cutanei, collari anti-zanzare (Scalibor e Advantix) o evitando che i cani dormano all’aperto e/o utilizzando zanzariere.
Una nuova frontiera della profilassi è rappresentata dal vaccino, in commercio da poco più di un anno, che contiene una serie di proteine che vengono escrete/secrete dal parassita, che stimolano nell’organismo del soggetto vaccinato l’immunità cellulo-mediata. Tale vaccino è sicuro, ben tollerato, privo di reazioni sistemiche; esso, però, non essendo completamente protettivo, non esclude l’utilizzo delle suddette misure preventive quali repellenti cutanei, zanzariere, ecc.

 

di Adriana Pascale e Marilena Russo

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