Intolleranze alimentari

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Nonostante negli ultimi anni siano stati scritti articoli scientifici dettagliati, la diagnosi delle intolleranze alimentari continua ad evocare in tante persone notevole scetticismo, perché? La risposta è semplicissima, c’è una mediocre per non voler sottolineare un’informazione inesistente a riguardo e ancora oggi, in tanti, credono che allergia e intolleranza siano la stessa cosa.
Le allergie hanno una reazione immediata (dai 5 ai 30 minuti) a contatto con la sostanza allergizzante come pollini, profumi, polveri, etc o alcuni cibi come latte, crostacei, kiwi, etc.
È una malattia influenzata da fattori genetici, non è l’anticorpo che viene ereditato, ma la generica predisposizione, quindi se un genitore è allergico al polline, potrà avere figli allergici ad acari e nipoti a pelo animale e così via.
L’istamina è la sostanza infiammatoria principale nelle reazioni allergiche e ci sono cibi come le fragole o i nuovi additivi chimici che la liberano e altri che l’alimentano. Invece, l’intolleranza alimentare è subdola, dà una reazione non violenta ma lenta e progressiva dell’intestino che non tollera più l’ingestione massiccia di certi cibi che utilizziamo quotidianamente, come ad esempio il grano, i latticini, lieviti, zuccheri, uova, etc.
Mentre l’allergia fa innalzare la reattività del Sistema Immunitario, l’intolleranza l’abbassa creando una moltitudine di fastidi come disturbi gastrointestinali (diarrea, crampi, coliche, dolori addominali, flatulenza, meteorismo, gonfiore, nausea, difficoltà digestive, eruttazioni, reflusso gastroesofageo, gastrite, duodenite, colite, infiammazioni intestinali croniche come il morbo di Crohn). Affezioni respiratorie (asma, difficoltà di respirazione, muco, tosse produttiva, sinusite, rinite, poliposi nasali e paranasali, ipertrofia delle adenoidi e delle tonsille). Problemi cutanei (eczemi, dermatiti, prurito, acne, orticaria, psoriasi). Anomalie a carico della sfera nervosa (mal di testa, emicranie, affaticamento, depressione, vertigini, ansia, stanchezza, scarsa lucidità mentale, difficoltà di concentrazione e memoria, sonnolenza, insonnia).
Disturbi dell’apparato genitourinario (cistiti, mestruazioni irregolari o dolorose, candidosi, vaginiti, prostatiti). Dolori muscolari e osteoarticolari (crampi, muscolari, mialgie, dolori, tremore, artrite, rigidità, fibromialgia). Apparato uditivo (ronzio, perdita dell’udito, dolore, sensibilità ai suoni). Sistema circolatorio (angina, palpitazioni, tachicardia, aritmie, infiammazioni venose, emorroidi, anemia, leucopenia, riduzione delle piastrine). Aumento di peso. Poiché l’intolleranza crea una reazione infiammatoria che agisce sui nostri livelli d’insulina.
Tutto ciò che fa bene all’organismo umano, quindi lo nutre, gli permette di vivere e mantenerlo in salute è “self”, ciò che è “non self” è estraneo e potenzialmente dannoso al nostro organismo. Il Sistema Immunitario che è sempre in allerta, ha la funzione di monitorare e riconoscere quello che è buono e no, con l’aiuto dei linfociti abbatte il nemico creando la formazione di tossine e sono gli organi emuntori (in particolare pelle, polmoni e intestino) ad avere il compito di espellerli.
Sapevate che la salute dell’intestino si riflette sul benessere dell’intero organismo? Un’alterazione delle sue funzioni si traduce in un disagio organico a qualsiasi livello del corpo, quindi, è l’intestino che si ribella ai “
cibi sbagliati”.
Spesso mi chiedono del perché, se dal test risulta che si è intolleranti ad esempio al ferro, non lo si è al fegato che ne è ricco, è tutta questione di tassonomia (dal greco greca = “ordinare secondo certe categorie”), il fatto di essere intollerante ad una singola molecola, non significa esserlo ad un gruppo generale che la contiene così come la combinazione di più alimenti ai quali non siamo intolleranti, se uniti possono scatenare un’intolleranza, dato che la mente e il sistema digestivo la catalogano come nuovo alimento e quindi lo affrontano come “non-self”. Quando Marco Polo giunse in Cina vide animali di tutti i tipi e mai visti, incontrò addirittura l’unicorno, in realtà era un rinoceronte, questo accadde perché abituato all’idea mitica doveva dare un nome a quello strano animale con un corno sulla fronte e lo classificò all’interno della prima categoria mentale conosciuta. La nostra mente lavora così anche quando mangia.
Il Sistema Immunitario è influenzato anche dai traumi e condizionamenti della nostra mente, ogni cibo, il suo gusto, la sua cucina, il suo profumo, attivano nella mente un circuito inconscio detto subliminale, riuscendo ad associare ad esempio quel dolce squisito alla dolcezza della nonna o la tazza di caffè con la compagnia piacevole degli amici al bar e quindi, così come associamo a un cibo un bel ricordo, può avvenire l’effetto contrario e spesso capita che un’intolleranza nasca perché registrata come un brutto ricordo, quante volte è capitato di fare discussioni a tavola? Ciò può far sì che in futuro mangeremo prima quell’emozione negativa che è stata registrata con quel cibo, per poi subire conseguenze fisiche.
Guarire da un’intolleranza alimentare non è così difficile e neanche impossibile, basta eliminare per 40 o 60 giorni quello che non tolleriamo e sarà il secondo test a rivelarci le intolleranze profonde, non dimenticate mai che “noi siamo quello che mangiamo” e il cibo influenza non solo il fisico ma anche la coscienza ed il modo di pensare.

 

di Mariateresa Caiafa

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