Disgrafia e psicomotricità

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Il tema della disgrafia è stato affrontato già dal punto di vista logopedico, ora invece vorrei evidenziare l’importanza della terapia psicomotoria in questa patologia. La disgrafia è spesso confusa con una brutta scrittura, è un disturbo specifico dell’ apprendimento che si manifesta con la difficoltà a riprodurre sia segni alfabetici che quelli numerici, essa riguarda esclusivamente il grafismo, e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene ci sia un influenza negativa su quest’ultime in quanto manca la rilettura e l’autocorrezione. Come si manifesta la disgrafia? Il bambino scrive in modo irregolare, la mano scorre a fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura è scorretta. Spesso anche la postura non è adeguata il gomito non poggia sul banco e il corpo è troppo inclinato. Si nota il disimpegno dell’ altra mano, che invece di mantenere fermo il quaderno è impegnata a giocherellare con altro. Risulta alterato l’orientamento spazio grafico: non rispetta i margini de l foglio, lascia spazi irregolari tra grafemi, non segue un tratto di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo. Talvolta la pressione spesso è eccessiva o troppo leggera, le dimensioni sono alterate o troppo grandi o troppo piccole. È noto che una diagnosi certa di DSA, quindi: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, si può effettuare solo verso la fine della seconda elementare, è pur vero che i campanelli d’ allerta si possono avere già intorno ai 4\5 anni.

Dall’esame psicomotorio si evince nel bambino, potenzialmente, disgragico: difficoltà di equilibrio sia statico che dinamico e di coordinazione dinamica generale, la coordinazione oculo-manuale risulta carente, la strutturazione e l’integrazione spazio-temporale sono notevolmente deficitarie, la dominanza laterale non è ancora acquisita, è presente un uso indifferenziato della mano, la dominanza oculare è incerta. L’attività grafica è una sua faticosa produzione che risale ad un periodo poco successivo. Il trattamento psicomotorio mira a riorganizzare non solo la motricità, ma anche l’organizzazione spazio-tempo con esercizi di orientamento spaziale. Esempio definire la posizione di oggetti presenti nell’ambiente, disporre oggetti seguendo il modello dell’adulto ecc.. attività per l’orientamento temporale: rispettare sequenze di azioni, ascoltare sequenze di azioni verbalizzate dall’ adulto ed eseguirle prima in ordine poi al contrario, riordinare sequenze di vignette ecc.. integrazione spazio-temporale ascoltare e riprodurre un ritmo, riprodurre un ritmo rispettando le battute e le pause… Conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo toccare le parti del corpo denominate, eseguire consegne verbali imitare le posizioni ecc… Il bambino disgrafico può presentare difficoltà motorie: nell’equilibrio statico e dinamico, coordinazione dinamica generale, quindi il lavoro verte anche su attività di equilibrio statico e attività per il rilassamento. La disgrafia è associata a un’alterazione del tono muscolare e a un eccessiva tensione muscolare, causata anche, da ansia e da un senso di malessere nei confronti dei compiti che il bambino non si sente in grado di affrontare. Si effettuano giochi di contrasto veloce-lento, rumore-silenzio, pesante-leggero, movimento-immobilità, mentre per favorire la lateralità, poiché spesso i bambini disgrafici, non hanno ancora acquisito completamente la dominanza laterale, risultano incertezze che ostacolano notevolmente la coordinazione visuomotoria e i processi di apprendimento della letto scrittura. Inoltre bisogna migliorare la coordinazione visuomotoria e oculo-manuale caratterizzata da giochi di graduale difficoltà. Bisogna lavorare anche sulla coordinazione occhio-piede. Non è da sottovalutare l’aspetto emotivo di questi bambini che oltre ad avere un eccessivo carico d’ansia, sono anche molto insicuri.

Per lungo tempo sono stati sottoposti a continue accuse di non impegnarsi a sufficienza, di avere una grafia orribile, e inoltre teniamo in considerazione lo sforzo a cui sono sottoposti per cercare di svolgere al meglio la consegna scolastica, che però per quanto si sforzi non sarà mai adeguata alla richiesta dell’ ambiente. I bambini tendono così a essere “scambiati” per bambini iperattivi o con labilità attentiva, in quanto la risposta a queste continue critiche e fallimenti sono uno stato di agitazione motoria, uno scarso interesse. Inoltre nel tempo si possono strutturare manifestazioni emotive-affettive come: inibizione, aggressività, depressione. Il bambino disgrafico deve affrontare questi problemi in ogni momento della giornata: a scuola si scrive, a casa i deve fare i compiti e ciò che per gli altri è semplice per lui è difficile, lui si rende conto della differenza e se la sua scrittura non va bene è lui steso a non andare bene… tutto questo tormento dura fin quando non si fa chiarezza  e finalmente tutto diventa chiaro… questi sono i motivi per il quale sarebbe importante fare prevenzione nelle scuole, per poter individuare precocemente il problema, dare il prima possibile il via a un adeguato percorso psicomotorio che aiuti questi bambini.

Si potrebbe fare prevenzione nella scuola dell’infanzia individuando precocemente eventuali situazioni a rischio, accertandosi delle capacità percettive, motorie, percettive-motorie, linguistiche, attentive e menmoniche, effettuando test di valutazione psicomotoria in modo da monitorare il bambino nel tempo, evitando tutto ciò che è stato descritto.

Ma purtroppo è utopia, si parla tanto di aiutare i nostri bambini, di cercare di facilitarli ma molto spesso rimangono solo parole al vento, e se ci si prova a proporre un cambiamento,  il  progetto rimane nel cassetto, perché c’è il progetto di musica, di sport, di danza…. ecc..ecc che invece sono più importanti…

 

di Daniela Caiafa

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