I consigli degli esperti per una sana e corretta alimentazione dei bambini

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La qualità dell’alimentazione sin dal momento della nascita e ancor prima quella della madre influenzano il benessere del bambino non solo nell’immediato, condizionandone l’ottimale sviluppo psico-fisico, ma per tutta la vita, agendo su sviluppo neurologico, apprendimento, comportamento, metabolismo, pressione arteriosa, mineralizzazione ossea, immunità, e determinando la futura insorgenza di malattie (“programming”), esempio obesità, diabete, ipertensione, infarto, ictus, tumori, osteoporosi, disturbi del sistema nervoso.
Esistono in particolare dei periodi critici dello sviluppo, in cui il ruolo dell’alimentazione è più cruciale nel “costruire” in modo corretto la struttura e la funzione di diversi organi e apparati (“finestre sensibili”): l’epoca pre-concezionale, l’epoca pre-natale, i primi due anni di vita, l’adolescenza. Il venir meno dei nutrienti giusti nei periodi critici è come se si interrompe la corrente durante il ciclo del forno o della lavatrice: al ripristino della corrente, il risultato finale sarà compromesso, perché gli organi hanno avuto carenza nel momento in cui facevano lo “sprint”.
Dobbiamo quindi considerare gli alimenti come dei principi attivi che, al pari dei farmaci, interagiscono con l’organismo programmandone la salute o la malattia. Le regole sancite dai Pediatri per garantire alimentazione bambini ottimale possono essere schematicamente divise in tre momenti: Allattamento, Svezzamento, Alimentazione dopo il primo anno di vita.

Allattamento

  1. Promuovere l’allattamento al seno per il più tempo possibile. Il latte materno rappresenta la migliore alimentazione per il bambino ed è una scelta importante per la sua salute. I suoi vantaggi comprendono completezza nutrizionale, proprietà anti-infettive, riduzione dell’incidenza di allergie e intolleranze alimentari, risparmio economico, riduzione di patologie a distanza (obesità, aterosclerosi). La stragrande maggioranza delle donne, se lo desidera, può allattare, ma spesso ansia, senso di inadeguatezza, eccessiva preoccupazione per la crescita in peso del neonato, cattiva interpretazione del suo pianto, influenza dei familiari, le “smontano”. Il corpo della mamma è pronto fin dalla gravidanza, e il meccanismo fisiologico alla base della produzione del latte è in fondo semplice: il seno produce latte se viene stimolato dalla suzione del bambino. E’ importante informare le donne già durante la gravidanza sui vantaggi e sulla tecnica di conduzione dell’allattamento al seno.
  2. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta, evitando rigidità negli orari, perché ciò può favorire l’abbandono della pratica così salutare dell’allattamento al seno.
  3. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, nelle prime ore di vita.
  4. Non dare tettarelle artificiali o ciucci durante il periodo iniziale dell’allattamento al seno. Da anni si dibatte se l’uso del succhiotto sia un bene o un male, ma da che è stato dimostrato che si associa ad un rischio ridotto di morte improvvisa neonatale, l’AAP (American Academy of Pediatrics) adesso lo raccomanda durante i periodi di sonno diurno e notturno nel primo anno di vita. Per i neonati allattati al seno, viene consigliato di rimandare l’uso del succhiotto a quando l’allattamento sia ben consolidato, cioè all’età di 2 settimane.
  5. Aiutare le madri perché comincino ad allattare al seno entro mezz’ora dal parto.
  6. Consigliare alla nutrice una dieta libera e variata. Non vi sono motivazioni scientifiche per suggerire alla donna che allatta limitazioni o regole dietetiche specifiche, ad eccezione della dieta vegetariana stretta (vegan), che mette il lattante a rischio di carenza di vitamine del gruppo B; l’unico suggerimento è di moderare l’assunzione di alcool e caffè.

Divezzamento

  1. L’introduzione di cibi diversi dal latte materno o in formula, dovrebbe avvenire non prima dei 4 mesi e non dopo i 6. Le evidenze attuali suggeriscono che la “finestra” ottimale per lo svezzamento sia tra i 4 e i 6 mesi d’età, preferibilmente mantenendo l’allattamento al seno durante lo svezzamento.
  2. È sbagliata l’introduzione ritardata di alimenti potenzialmente allergizzanti per prevenire le allergie. Non vi sono evidenze che l’esclusione o la ritardata introduzione di cibi potenzialmente allergizzanti (come pesce e uova) riduca il rischio di allergia sia nei lattanti considerati a rischio che in quelli non a rischio di allergia. C’è ragione di credere che la troppo ritardata introduzione di un alimento aumenti la prevalenza dell’allergia a quell’alimento anziché ridurla.
  3. È prudente evitare sia l’introduzione precoce (7mesi) del glutine, e introdurlo mentre il lattante è ancora allattato al seno.
  4. Evitare l’eccessivo carico di proteine, che affaticano i reni, e aumentano il rischio di eccessivo incremento precoce, che condiziona lo sviluppo di obesità nelle età successive.
  5. No al latte vaccino nel primo anno di vita. Il latte vaccino è una fonte inadeguata di ferro e predispone all’anemia ferro-carenziale.

Alimentazione dopo il primo anno di vita

  1. Rispettare i LARN cioè i livelli di assunzione raccomandati di nutrienti che i nutrizionisti hanno stabilito per ogni età per quanto attiene al fabbisogni di calorie, proteine, lipidi, carboidrati, fibre, vitamine, minerali. Tenere in particolare sempre sotto controllo l’introito proteico. Se tra i 6 e i 24 mesi di vita oltre il 14% dell’introito energetico proviene dalle proteine, si innesca un meccanismo che conduce il bambino al sovrappeso indipendentemente dalla predisposizione genetica.
  2. Ripartizione dell’introito calorico giornaliero in pasti frazionati (30% colazione+spuntino, 30% pranzo, 10% merenda, 30% cena). Purtroppo, il 9% dei bambini italiani salta la prima colazione, e il 30% fa una colazione inadeguata;
  3. Incoraggiare i bambini a tenere una dieta variata, e in particolare con apporto generoso di frutta e verdura. Frutta e verdura rappresentano delle vere miniere di sostanze preziose per la salute, ma il 23% dei bambini italiani non consuma quotidianamente frutta e verdura. Un loro maggiore utilizzo potrebbe ridurre l’incidenza di malattie dell’età adulta come le malattie cardiovascolari, prima causa di morte nei paesi occidentali, che possono essere prevenute dal regolare consumo sin dall’infanzia di nutrienti ad azione antiossidante (fenoli, vitamina C ed E, carotenoidi, retinoidi) abbondanti in frutta, ortaggi, legumi, cereali, olio d’oliva, e i tumori, contrastati da anti-tumorali naturali presenti ad esempio in pomodori, legumi, aglio e cipolle, agrumi, carote, finocchi, cavoli, broccoli.
  4. Preferire i carboidrati complessi agli zuccheri semplici.
  5. Preferire i grassi vegetali a quelli animali.
  6. Limitare snacks e dolci, e ridurre l’uso di bevande zuccherate (soft drinks), considerate un potenziale contributo alla pandemia di obesità in corso. Recentemente è emersa anche l’associazione tra consumo di bevande zuccherate e malattie croniche come diabete mellito tipo 2, ipertensione e coronaropatie. Tale associazione potrebbe essere spiegata dal fatto che le bibite utilizzano, come dolcificante, dello sciroppo di mais ad alto contenuto in fruttosio, che stimola la lipogenesi epatica inducendo insulino-resistenza. il 48% consuma ogni giorno bevande zuccherate o gassate.
  7. Limitare il sale (rischio ipertensione).
  8. Bere tanta acqua.
  9. Garantire gli apporti di calcio e vitamina D. La copertura media del fabbisogno di calcio nella dieta dei bambini è di circa il 60%. Questa stima tende ad abbassarsi se si considerano gli individui di sesso femminile e in età adolescenziale. Si tratta di un aspetto piuttosto grave data la criticità dell’apporto alimentare di calcio in questa fase della vita per il raggiungimento di un buon picco di massa ossea. L’osteoporosi, infatti, malattia che colpisce la donna anziana esponendola al rischio di frattura, va prevenuta garantendo il corretto apporto di calcio durante tutta l’infanzia, quando il calcio viene depositato nello scheletro fino al raggiungimento alla pubertà del picco di massa ossea, dopodichè sarà troppo tardi. L’osteoporosi non è solo conseguente alla perdita ossea che accade con l’avanzare dell’età, ma al mancato raggiungimento del picco ottimale di massa ossea durante l’infanzia e l’adolescenza. È come se fin dalla nascita, e anzi già nell’utero, ogni individuo investisse il proprio calcio nella “banca” dello scheletro, e l’ “estratto conto” del suo patrimonio è la massa ossea. Le fonti di calcio di elezione nella dieta sono latte e formaggi, seguono a molta distanza tutti gli altri alimenti.
  10. Attenzione alle diete “fai da te”. Il 25% delle ragazze italiane ha già fatto una dieta e un altro 12% vorrebbe farla. Tra le ragazze che almeno una volta hanno fatto la dieta, solo il 27,6% si è affidata a un medico, mentre il 46,9% ha deciso autonomamente quali cibi mangiare e quali no, il 16,6% ha seguito le indicazioni dei genitori, il 4% i consigli alimentari letti su internet o sulle riviste e il 2,8% l’esempio di amici. Quello delle diete fai da te è un fenomeno pericoloso, perché i regimi alimentari utilizzati possono essere sbilanciati.
  11. Dare il buon esempio. Uno studio condotto dall’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù ha mostrato che sulle abitudini alimentari dei piccoli il ruolo di esempio più importante spetta ai genitori, più che la televisione, la scuola o gli amici. Mamma e papà possono diventare quindi i migliori veicoli di uno stile di vita improntato a una sana alimentazione. Il 76,4% dei figli sono disposti ad assaggiare un nuovo alimento, se lo ha visto mangiare con gusto da uno dei due genitori.

 

di Carlo Alfaro

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