In questi ultimi tempi va prendendo sempre più piede nella storia del cardiopatico la predisposizione alle malattie cardiovascolari ed in particolar modo infarto dovuta a turbe neuropsichiche. In particolar modo prima dell’evento v’è molto spesso una precedente situazione di ansia o depressione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità recentemente ha stimato che nei prossimi venti anni sia le malattie cardiovascolari che la depressione costituiranno le due cause principali di disabilità per le nazioni economicamente più sviluppate.
Cuore e Psiche
Già nel passato, sin dai secoli scorsi, da parte dei medici era stata rilevata una correlazione tra disturbi nervosi e malattie cardiache. Si tramanda che persino Ippocrate, ritenuto il padre della Medicina, nel 400 avanti Cristo disse: “Il maggior errore commesso da molti medici è rappresentato dal tentare di curare il corpo senza occuparsi della mente. La mente e il corpo sono un tutt’unico”. E questo monito non è che sia servito troppo, visto che oggi il più delle volte l’ammalato viene guardato e curato solo per quanto riguarda l’organo interessato. Tra le malattie cardiache infarto è la condizione più pericolosa perché può determinare un immediato e tragico evento o gravi complicanze. Per fortuna con gli immediati ricoveri nelle Unità Coronariche e gli attuali presidi terapeutici molto spesso si supera la crisi e dopo un breve periodo di riabilitazione si può riprendere la precedente attività lavorativa.
Lo stile di vita
Per la precisione però va anche detto che non sempre chi ha avuto un infarto cardiaco ritorna come prima. Il più delle volte il soggetto non ha effettuato per niente un ciclo riabilitativo e senza un adeguato trattamento anche dal punto di vista psicologico, per cui ne possono derivare conseguenze di ansia o di depressione molto accentuate. Ciò ne fa del soggetto infartuato una persona diversa da prima, con conseguenze certamente non positive nei rapporti interfamiliari, con le altre persone e nel lavoro. Per questo motivo per chi ha avuto un infarto occorre necessariamente un periodo riabilitativo di tipo neuromuscolare in palestra, perchè è dimostrato che l’attività fisica giova per la guarigione, ma è necessaria anche una precisa valutazione neuropsichica per rilevare eventualmente la dimensione dell’ansia e della depressione.
Questi disturbi oggi sono quantificati con particolari sistemi, come il Beck Depression Inventory. Si tratta di domande che vengono poste dallo specialista al post-infartuato con un predisposto questionario sul suo stato comportamentale a cui viene dato un punteggio finale. Vi sono inoltre dei nuovi farmaci che possono migliorare notevolmente queste condizioni della Psiche. È ormai documentato scientificamente che sia l’ansia che la depressione incidono anche sulla comparsa di complicanze cardiovascolari oltre che peggiorare le stesse manifestazioni.
Da ciò l’utilità che i soggetti cardiopatici vengano tenuti sotto controllo anche da Psicologi o Neuropsichiatri se compaiono disturbi di ansia o depressione. Lungi da facilonerie e nè vogliamo creare condizioni di pessimismo in queste persone, ma la superficialità va combattuta e chi ha subìto un evento infartuale al cuore può tornare certamente nelle condizioni di prima a patto di sapersi servire degli attuali consigli e mezzi che la Cardiologia moderna dispone, autorizzati anche dal Sistema Sanitario Nazionale.
Sesso e infarto
Anche l’aspetto del rapporto sessuale assume particolare importanza nel paziente cardiovascolare. A tal proposito recentemente sulla rivista Circulation è stato pubblicato uno studio sul “counseling sessuale”, cioè sulla Assistenza psicologica riguardo i rapporti di sesso che il soggetto, uomo o donna, dovrebbe avere dopo infarto. L’indagine denominata VIRGO, che ha interessato127 ospedali in America e Spagna, aveva lo scopo di studiare eventuali differenze sull’attività sessuale nei pazienti dopo le informazioni e consigli necessari ricevuti dal Cardiologo (il cosiddetto counseling). Tra i pazienti coinvolti a un mese infarto o da più tempo: 2349 donne e 1152 uomini, età media 48 anni, il 68 % ricevette “restrizioni” sull’attività sessuale, tra cui il 26% di avere prevalentemente un ruolo “passivo”. Tra tutti i pazienti le donne in Spagna erano molto più soggette a “restrizioni” rispetto a quelle americane.
Le raccomandazioni
L’indagine ha poi rivelato che solo una quantità minima di persone che hanno avuto infarto chiede al proprio Cardiologo come adattare il suo comportamento nei rapporti del sesso nelle nuove condizioni di salute. In conclusione per gli iniziali o accentuati disturbi, come l’ansia e la depressione, è necessario porre subito rimedio ricorrendo allo specialista, tenendo presente che persistendo la iniziale situazione oltre al peggioramento futuro della sindrome neuropsichica è da considerare anche la possibilità di una complicanza cardiovascolare.
Va infine ricordato che anche per chi ha avuto un infarto occorre dopo chiedere consiglio al Cardiologo per il suo futuro rapporto con l’altro sesso, che dovrà essere adeguato alle nuove condizioni cardiologiche. Non conoscendo limiti si rischiano complicanze.