Agli italiani piace il risparmio garantito dallo Stato

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Almeno 400 miliardi di euro del risparmio delle famiglie oggi risulta essere investito in titoli emessi dal Tesoro. I buoni postali e i libretti postali, che ammontano a 230 miliardi di euro circa, equivalenti al 14,4% del risparmio delle famiglie sono prodotti speciali, emessi dalla Cassa depositi e prestiti, collocati da Poste e garantiti dallo Stato. Altri 170 miliardi di euro circa del risparmio degli italiani sono investiti direttamente in titoli di Stato: si tratta del 10% circa dei titoli emessi dal Tesoro e in circolazione (BTP, BOT , CCT etc.).

E’ abitudine radicata negli italiani investire risparmi negli strumenti finanziari emessi, collocati o garantiti dallo Stato. Ancora oggi, lo Stato come il materasso ed il mattone, da sicurezza è una cassaforte che garantisce gli interessi. I titoli di Stato ed i prodotti del risparmio postale fanno “dormire sonni tranquilli” gli investitori, che decidono di prestare il proprio denaro allo Stato, piuttosto che a una banca o ad un’impresa.
La prima settimana di Ottobre, per il ministero dell’Economia, è stata da incorniciare. Attraverso il collocamento di titoli di Stato, ha raccolto sui mercati 19,5 miliardi di euro in soli cinque giorni, pagando tassi d’interesse in netto calo rispetto agli ultimi collocamenti. Il costo medio del debito emesso fino ad ora nel 2013 è sceso così al 2,18% dal 3,11% medio del 2012.

Eppure questi numeri, positivi per le casse dello Stato, visti sotto un altro aspetto offrono l’ennesima dimostrazione del fatto che il Paese sia ancora in profonda crisi. Questo perché a comprare non sono solo i risparmiatori, che sempre più impauriti dalla crisi stanno riducendo i consumi per aumentare i risparmi, ma, soprattutto, stanno comprando come non mai le banche, che preferiscono ancora ingozzarsi di BTP piuttosto che allargare i cordoni del credito.

Tale fenomeno è documentato dai numeri, infatti, secondo i dati della Bce, a fine agosto le banche italiane avevano nel loro “pancione” 423 miliardi di euro di titoli di Stato, in gran parte italiani. Si tratta di 82 miliardi in più dell’agosto 2012 e di 162 miliardi in più dell’agosto 2011, in pratica ogni anno le nostre banche “mangiano” 80 miliardi di euro di debito pubblico.

Di per sé questo non sarebbe un problema, lo diventa però se si considerano due fattori:

In primo luogo, a questo attivismo sul mercato dei BTP non ha fatto da contraltare altrettanta vivacità nell’erogare credito. Si pensi che mentre le banche (da agosto 2012 ad agosto 2013) aumentavano i titoli di Stato in bilancio del 24%, contemporaneamente diminuivano il credito alle imprese del 4,6% e alle famiglie dell’1,2%. Le banche comprano titoli di Stato perché non “vogliono” ancora finanziare l’economia reale. Questa è una sconfitta per il Paese, non un successo.
In secondo luogo, e questo forse è un fenomeno ancor più grave, in Italia si sta creando una sempre maggiore concentrazione del rischio. Questo significa che se lo spread dovesse salire, per qualsiasi ragione, le banche tornerebbero a soffrire e con esse ancora di più l’economia italiana.

Negli ultimi tempi, sta emergendo un fenomeno nuovo: gli italiani sono tornati a risparmiare, le famiglie preferiscono ridurre i consumi, e rinunciare a qualcosa, per mettere da parte un gruzzoletto per affrontare le incertezze del domani. Fino all’anno scorso le famiglie bruciavano i risparmi pur di mantenere inalterato il tenore di vita. Tra il secondo trimestre 2012 e il primo del 2013, si calcola che i consumi in Italia si sono ridotti di 2,7 miliardi, ma i risparmi sono aumentati di 4,4 miliardi.

Riassumendo, le famiglie preferiscono ora rinunciare alla vacanza per comprare BTP. Lo Stato ringrazia, ma l’economia interna del Paese no: si stima che se le famiglie non avessero aumentato il tasso di risparmio, tenendo conto della dinamica del reddito, avrebbero speso 8 miliardi in più. E forse la recessione sarebbe meno grave.

Per fortuna una buona fetta di acquisti sui titoli di Stato arriva dall’estero. Questo fenomeno è, invece, molto positivo, significa che l’Italia, in un contesto europeo più tranquillo, sta recuperando la fiducia dei grandi investitori mondiali. Stima Bank of America, in uno studio intitolato «tutti amano l’Europa», che il Vecchio continente stia attirando capitali internazionali da 15 settimane di fila, un tale flusso non si vedeva da 11 anni. L’Italia, ovviamente, beneficia di questo fiume.

 

di Mario De Simone

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