Perché si paga il veterinario

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Molte persone si lamentano che le spese veterinarie sono troppo care.

L’argomentazione che sento fare più spesso è questa, prenderò a prestito il costo di un vaccino: “Se il vaccino in farmacia costa 5 euro, perché il veterinario me lo fa pagare 40 euro? Allora è un ladro”. Questa affermazione è contestabile per più di un motivo:

♦ Prima di tutto, il farmacista non può fare cessione di vaccini, sono farmaci acquistabili con ricetta in triplice copia solo da un veterinario.

♦ È vero che la boccetta di vaccino costa in media 5 euro (quello per la FeLV in realtà costa di più, così come quello per la Piroplasmosi, ma ho scelto un vaccino medio per comodità), ma quando andate a comprare una maglia a 40 euro, pensate forse che il negoziante l’abbia comprata a 40 euro? Che al fabbricante di magliette sia costata 40 euro? Stessa cosa per il pesce che comprate in pescheria, per i farmaci che vi vende il farmacista: il costo con cui viene venduto non può certo essere quello di produzione. Se io compro dal pescatore un pesce a 5 euro e poi te lo rivendo a 5 euro, con che cosa mangio a fine giornata se finisco in pari? Questa è una regola base dell’economia, di qualsiasi settore si tratti.

♦ Perché tacciare il veterinario di essere un ladro se si fa pagare una prestazione? Forse date del ladro al panettiere perché vi fa pagare il pane? In fin dei conti è un bene di prima necessità, ma non per questo viene accusato di essere un ladro perché si fa pagare il suo lavoro. Così come nessuno accusa un avvocato, un medico, un negoziante di essere dei ladri perché si fanno pagare: invece il veterinario

♦ Il vaccino costa 40 euro: perché? Senza entrare troppo nello specifico, in fin dei conti non sono una commercialista, quindi non voglio entrare troppo nei dettagli tecnici. Però facciamo due conti. Non pensiate che quei 40 euro che il veterinario vi chiede entrino nelle sue tasche: lo Stato su quei 40 euro richiede il pagamento del 22% dell’Iva (e non siamo stati noi veterinari a chiedere quest’Iva, noi chiediamo l’abbassamento al 10% da anni, ma il Governo bellamente ci ignora) e il 2% di Enpav, che sarebbe in pratica l’Inps dei veterinari. Togliendo queste percentuali, al veterinario rimane il netto, 32,41 euro. Beh, direte voi, sono sempre 32 euro per un vaccino. Però anche questi non finiscono tutti nelle tasche del veterinario: su questi 32 euro il veterinario paga allo Stato circa il 40% di tasse. Questo significa che al veterinario rimangono 19 euro (ricordate? Eravamo partiti dai 40 contestati e siamo arrivati a 19 euro). Ma questi non sono 19 euro puliti, da questi dovete togliere:

  1. Il costo base del vaccino, 5 euro, quindi scendiamo a 14 euro
  2. Il costo del materiale utilizzato durante la visita. E per materiale non intendo solo la siringa, ma tutto ciò che è stato usato per fare la visita: il termometro, l’otoscopio, il tavolo visita, il frigorifero in cui è contenuto il vaccino, l’intera struttura e via dicendo
  3. I costi gestionali: da quei 14 euro, che togliendo il costo dei materiali, sarà ulteriormente sceso, bisogna togliere altre cose a cui normalmente i proprietari non pensano. Ebbene sì, anche il veterinario deve pagare l’affitto, la bolletta elettrica, la bolletta del gas, la bolletta dell’acqua, assicurazioni varie e balzelli richiesti dallo Stato per l’adeguamento della struttura alle norme di sicurezza. Inoltre deve anche pagare gli eventuali collaboratori, se si rompono degli strumenti deve pagarseli di tasca sua (un radiologico costa anche sui 24000 euro, un ecografo come si deve con sonde poco meno, i monitor per le anestesie, l’apparecchiatura costa)… secondo voi di quei 14 euro quanti gliene sono rimasti in tasca?

 

Perché si paga il veterinario

Ecco i motivi per cui si paga il veterinario:

♦ Il veterinario libero professionista non riceve alcun sussidio o pagamento dallo Stato. C’è questa comune credenza che vuole che il veterinario ambulatoriale o delle cliniche riceva, come i medici della mutua o come i veterinari dell’Asl, uno stipendio da parte dello Stato. Vi posso garantire che non è così: tutti i ricavi derivano dalle parcelle dei clienti. Se per esempio decido di fare uno sconto a un cliente, quello sconto lo pagherò di tasca mia, mi tolgo qualcosa io per darlo al cliente: questo perché se faccio lo sconto su una prestazione, non è che posso chiedere al fornitore di farmaci, all’Enel di farmi pagare di meno, quelli li pago sempre di tasca mia

♦ Non esiste la mutua nei cani perché… beh, già la Sanità italiana fa acqua da tutte le parti, non hanno soldi per le persone, vi pare che ne abbiano per gli animali? Ah, a proposito: quando si protesta per il costo degli esami, vi ricordo che i costi sono equiparabili all’umana, solo che in umana c’è la Sanità che paga il ticket. Il che vuol dire che voi pagate la Sanità, perché non è certo gratuita, solo che le trattenute ve le fanno direttamente in busta paga e non ve ne accorgete

♦ Il tariffario minimo degli Ordini è stato abolito, ciò significa che ogni veterinario è libero di farsi pagare quanto ritiene giusto per il proprio operato. Molti proprietari protestano: perché qui una sterilizzazione viene 100 euro e là 250 euro? Dovete considerare parecchie variabili, fra cui di sicuro la città di residenza, obiettivamente ci sono città in cui la vita è più cara. E poi dipende molto anche dai materiali utilizzati: la qualità si paga.

Un intervento fatto in 3-4 colleghi, con tre monitor attaccati al paziente, materiali di prima qualità non costerà certo quanto un intervento fatto da un singolo veterinario senza apparecchiature di controllo. Ovvio che si abbattono i costi, ma a prezzo della sicurezza del paziente.

Ricordate che non sempre qualità e prezzi bassi coincidono, anzi…

♦ A proposito di quel vaccino di cui parlavamo sopra, tutti pensano solamente ai materiali utilizzati, ma in realtà in generale il costo della prestazione non comprende solo quello. Voi state pagando la professionalità di un dottore, una persona che ha studiato per anni e investito soldi di tasca propria per crearsi una professione, che continua a studiare a spese sue (un corso di aggiornamento di tre giorni arriva facilmente a costare 500-600 euro, di questo non ci lamentiamo?) per offrire al cliente sempre un lavoro di qualità migliore, una persona che sa visitare un cane e che sa capire se quel vaccino può essere fatto o no. Voi pagate la sua professionalità, non dimenticatelo. Spiegatemi perché quando arriva l’idraulico che dà un’occhiata alla caldaia, non gli fa nulla e si prende 60 euro non dite nulla, ma quando il veterinario visita per mezz’ora il vostro cane, lo controlla da capo a piedi usando diversi strumenti, vi fa una prestazione e vi chiede 40 euro allora gli date del ladro!

♦ Per quanto riguarda l’Iva al 22% non prendetevela col veterinario, ma con il Governo: è lui che ha stabilito che cani e gatti sono beni di lusso e che quindi devono avere una tassazione così alta. Da anni i veterinari si battono per ridurre l’Iva almeno al 10%, però il Governo continua a fare orecchie da mercante

♦ Si paga anche la qualità del servizio. Trovatemi un medico umano che vi risponde ad ogni ora del giorno e della notte, Natale incluso, che viene chiamato alle due di notte per sapere a che ora l’ambulatorio aprirà il giorno dopo, che è disposto a fermarsi fuori orario per un paziente che vomita da dieci giorni e che i proprietari si sono decisi a portare tardivamente e rigorosamente fuori dall’orario di visita, che è disposto ad interrompere qualsiasi attività stia facendo (non è di dominio pubblico, ma anche i veterinari hanno una vita e una famiglia al di là del lavoro!) per venire a vedere il vostro pet… la disponibilità si paga, non si può pretendere sempre e non dare nulla in cambio

♦ Ritorniamo al concetto iniziale: è bello fare il veterinario, ma rimane un lavoro. Con quello che un veterinario guadagna, a fine mese deve pagare la scuola dei figli, dargli da mangiare e da vestire e via dicendo. Forse che non pagate il vostro panettiere?

 

Articolo tratto dal web della dott.ssa veterinaria Manuela Chimera

 

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