[alert_box style=”message” close=”no”]L’abbassamento eccessivo della pressione può peggiorare la circolazione cardiaca e quella cerebrale – L’occlusione coronarica e l’infarto – Gli anticoagulanti orali: una innovazione[/alert_box]
Questa volta faremo un breve riepilogo delle novità scientifiche venute fuori in questi ultimi mesi riguardanti il cuore, la pressione arteriosa, come meglio affrontare la cura del colesterolo elevato e l’impiego dei nuovi anticoagulanti.
Tutto ciò alla luce di quanto è emerso in questi ultimi mesi dai principali Consessi mondiali di Cardiologia, che periodicamente redigono delle cosiddette Linee Guida dopo i risultati dei diversi Trial (Studi e Ricerche scientifiche) che vengono effettuati in diverse parti del mondo. Tali Linee Guida sarebbero come il timbro notarile delle esperienze e dei risultati conseguiti.
L’ipertensione arteriosa
In questi ultimi mesi nel campo cardiologico è venuto fuori un nuovo concetto, che ha in parte modificato quanto era stato detto e scritto negli anni passati. Era stato detto che la Pressione arteriosa sistolica, quella cosiddetta Massima, doveva essere sempre quanto più bassa possibile.
Invece nuovi studi hanno dimostrato che una pressione troppo bassa può provocare una bassa irrorazione a livello coronarico e a livello circolatorio cerebrale, favorendo l’Infarto cardiaco o un Ictus ischemico cerebrale. E ciò in base alla esperienza clinica di anni su migliaia di persone. In particolare soggetti molto anziani, diabetici non controllati da tempo, scompensati cardiaci, defedati, affetti da insufficienza renale, per i quali portando con farmaci un eccessivo abbassamento pressorio ha contribuito a ridurre ulteriormente una già precaria circolazione sanguigna a livello del cuore e del cervello.
Da questi studi le nuove Linee Guida dell’European Society of Cardiology (ESC) stabiliscono che i valori normali della Pressione Arteriosa possono essere mantenuti a 140 mmHg (millimetri di mercurio) per la Massima e 90 mmHg per la minima..
Il Colesterolo cattivo
Anche per la riduzione del Colesterolo, in particolare quello LDL (Low Density Lipoprotein), cosiddetto cattivo, vi sono delle novità in quanto è stato evidenziato in tutti questi anni l’utilità dei farmaci denominati Statine (vari sono i nomi commerciali) nel ridurre agevolmente questo tipo di colesterolo nel sangue. Le Lipoproteine LDL, messe definitivamente sul banco degli imputati, sono responsabili delle formazione aterosclerotiche sia nei grossi vasi che nei piccoli, come l’Aorta, le Coronarie, le Carotidi e quelle cerebrali. Al Congresso dell’American Heart Association sono stati presentati i risultati dello studio IMPROVE IT., della durata di circa nove anni.
Lo studio, che ha seguito circa 18mila soggetti con ipercolesterolemia e pazienti affetti da malattie coronariche recenti, ha dimostrato che l’impiego delle Statine aveva portato ad una forte riduzione delle Lipoproteine LDL e che le Statine con l’aggiunta di un altro farmaco, L’EZETIMIBE, riducevano le Lipoproteine di un ulteriore 20 per cento. E questo perchè le Statine bloccano la produzione di Colesterolo da parte del fegato, mentre l’EZETIMIBE riduce l’assorbimento del Colesterolo dall’intestino.
Ciò comporta una riduzione della mortalità e malattie cardiovascolari. Entrano nel piano di lotta anche l’aumento dei Trigliceridi e quando v’è la riduzione del Colesterolo HDL (quello buono), ma queste situazioni non assumono più l’importanza che avevano prima.
Cardiopatia ischemica
Sulle condizioni delle coronarie negli infarti cardiaci è stato aperto tutto un nuovo capitolo sul fatto che sono stati evidenziati in questi anni numerosi casi di persone decedute per infarto cardiaco con coronarie libere, non occluse, e persone decedute per altre cause con occlusioni coronariche molto serrate e senza infarto. Da ciò si evince che non sempre è risolutivo l’intervento di By pass Aorto coronarico o l’angioplastica con l’immissione di Stent intracoronarici, con una rivalutazione della terapia medica con nuove molecole farmacologiche.
Per la prima volta nelle ultime Linee Guida dell’European Society of Cardiology viene ribadito che tra le cause della Cardiopatia ischemica stabile (Angina e Infarto cardiaco) la occlusione delle coronarie non è una condizione necessaria nè sempre sufficiente per la sua insorgenza.
Gli anticoagulanti orali
E’ dalla fine del 2013 che anche in Italia vengono impiegati i nuovi anticoagulanti per via orale in alternativa a quelli precedentemente usati, tipo Warfarin, per la prevenzione degli episodi tromboembolici nella Fibrillazione atriale e per la prevenzione e la terapia delle trombosi venose e dell’embolia polmonare.
Sono farmaci noti come Nuovi anticoagulanti orali (NOAC) o anticoagulanti orali diretti (DOAC) e agiscono grazie ad un meccanismo competitivo diretto inibendo un fattore della coagulazione. I risultati positivi rilevati da ben quattro studi hanno fatto decidere al Food and Drug Administration ed European Medicines Agency ad autorizzare per queste indicazioni tre nuovi farmaci sin dal 2010 e anni seguenti. I DOAC si sono dimostrati più efficienti nella prevenzione delle tromboembolie e anche più sicuri per le temibili complicanze emorragiche. Inoltre non richiedono un monitoraggio periodico dell’attività anticoagulante.
Gli Italiani purtroppo hanno potuto beneficiare di questi farmaci solo tre anni dopo la loro immissione in commercio negli Stati Uniti e nel resto dell’Europa.
di Vittorio Fabbrocini
Prevenzione delle Malattie Cardiovascolari