L’ironia… una cosa seria!!!

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Se, vedendoci arrivare baldanzosi con 2 ore di ritardo al nostro appuntamento, chi ci aspetta, ammesso che ancora ci sia, si complimentasse per la nostra puntualità, non impiegheremmo molto tempo a capire che il nostro interlocutore sta usando un linguaggio a noi ben noto: l’ironia.
Capire l’ironia non è affatto semplice e richiede un lavoro di decodifica molto complesso e articolato. Innanzitutto è necessaria una precisa comprensione letterale del messaggio verbale; in seguito solo un’analisi più profonda e sofisticata consentirà di dedurre quanto celato tra le righe.
Usare e comprendere un linguaggio ironico prevede quindi un processo sofisticato che l’adulto utilizza in maniera frequente negli scambi comunicativi quotidiani. Insospettabilmente si sviluppa nel bambino in epoca molto precoce: la ricerca ha dimostrato come già tra i 2 e i 7 anni il bambino riconosca nel discorso le incongruenze e le assurdità del significato letterale delle parole e le interpreti in chiave in “proto-ironica” in taluni casi, “proto-umoristica” in altri.
Dagli 8 anni in poi il piccolo è in grado non solo di decodificare il messaggio, oltrepassandone la letteralità, ma risulta ormai capace di utilizzare scherzi ed ironia come mezzo comunicativo efficace.
L’ironia è parte della cosiddetta pragmatica, indispensabile ai fini comunicativi non meno delle competenze lessicali, morfo-sintattiche e fonologiche e gioca un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento e di crescita. Rappresenta la capacità da parte del soggetto di riconoscere ed interpretare uno schema, anche se non immediato e a volte paradossale, ed è essenziale per comprendere appieno la realtà circostante. Favorisce la creatività e la memoria; veicola e consente una modalità di apprendimento più “leggera” (in senso calviniano) e immediata.
Una specifica area del cervello interpreta e traduce il messaggio ironico. Un team di ricercatori del “Rambam Medical Center” di Haifa in Israele ha indagato le aree cerebrali “bersaglio” delle frecciatine verbali ed ha dimostrato come la cooperazione tra più distretti sia assolutamente indispensabile.
Dopo essere stato analizzato e decodificato dalle diverse aree cerebrali deputate al linguaggio, il messaggio viene inviato alle aree prefrontali per una rilettura del contenuto in chiave ironica, sarcastica e fortemente aderente al contesto.
Nei pazienti affetti da sindrome prefronate si riscontra un’ampia sintomatologia, fortemente variabile da soggetto a soggetto; tuttavia, in maniera costante si rilevano alterazioni legate alla reattività emotiva (aggressività, pseudo-euforia, appiattimento affettivo) e alla comprensione dell’ironia.
La difficoltà a captare quest’aspetto più sottile e meno evidente del linguaggio rappresenta una costante in diversi quadri: si riscontra, ad esempio, con regolarità nei pazienti con disturbi dello spettro autistico. In particolare i soggetti affetti da Sindrome di Asperger, benché sviluppino un vocabolario pressoché
È quindi un sintomo presente in svariate patologie. Tuttavia la poca creatività, la mancanza di fantasia e l’eccesso di concretezze possono uccidere, in tutti e sempre, l’ironia e soprattutto l’autoironia.
Non prendiamoci troppo sul serio!!!

 

di Mariarosaria D’Esposito

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