La dipendenza da cocaina

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La cocaina è una sostanza psicoattiva che agisce rapidamente e dà dipendenza.
Attualmente è la seconda sostanza illecita, dopo la cannabis, usata in Europa.
È una sostanza di origine vegetale che appartiene alla famiglia degli alcaloidi e viene estratta dalle foglie di coca, pianta originaria del Sud America (principalmente Colombia, Perù e Bolivia). Attraverso la macerazione delle foglie di questa pianta, si ottiene una pasta da cui si estrae una polvere cristallina che contiene la cocaina cloridrato che poi viene venduta sotto forma di polvere bianca.
Generalmente è mescolata ad altre sostanze (maizena, talco, zucchero ecc.) o con altre droghe (procaina, amfetamina ecc.) oppure con altri prodotti (amido di granturco, zucchero a velo, bicarbonato, talco) allo scopo di aumentarne il volume e i profitti della vendita.
Il Crack, invece, è il nome dato ai cristalli di cocaina ottenuti processando la cocaina in polvere per trasformarla in una sostanza fumabile. Il termine “crack” si riferisce al suono scricchiolante emesso quando si fuma questo miscuglio. Le modalità di assunzione di questa sostanza sono diverse: può essere ingerita, inalata, iniettata o fumata.
La cocaina cloridrato che assume la forma di polvere, può essere assunta per via intranasale (sniffata) o attraverso altre mucose come quella orale, genitale, rettale. La modalità d’assunzione più diffusa è quella intranasale in cui l’assorbimento avviene tramite la mucosa nasale. La cocaina cloridrato può anche essere diluita e la soluzione ottenuta può essere iniettata, cioè assunta per via endovenosa (più raramente per via sottocutanea o muscolare).
Il Crack, invece viene fumato, immettendo la sostanza direttamente nei polmoni. La via inalatoria garantisce l’assorbimento di dosi particolarmente elevate in tempi brevi (il fumo di crack dà euforia in meno di 10 secondi), che possono spiegare la pericolosità della cocaina sotto questa forma.
Gli effetti della cocaina variano a seconda della modalità d’uso e dalla variabilità individuale di risposta agli effetti della sostanza.

Effetti psichici

  • Aumento della vitalità ed energia;
  • Aumento del senso di sicurezza e fiducia nelle proprie capacità;
  • Sensazione di una maggiore lucidità mentale e di aumento della velocità di pensiero;
  • Aumento e accelerazione dell’eloquio;
  • Ridotta percezione della fatica;

Effetti fisici

  • Dilatazione delle pupille;
  • Agitazione e/o irrequietezza;
  • Inappetenza;
  • Tachicardia e aumento della pressione arteriosa;
  • Tremore;
  • Aumento della libido;
  • Aumento dell’attività motoria;
  • Insonnia;

Gli effetti “positivi” (sensazione d’intenso piacere ed euforia) svaniscono dopo circa 30 minuti e tendono a mutare con il ripetersi delle assunzioni in quanto vanno incontro a tolleranza (si riducono col tempo e richiedono dosi sempre più elevate per essere percepiti); parallelamente tendono a comparire e ad accentuarsi col tempo gli effetti “negativi” (pensieri deliranti di tipo persecutorio, paranoia, movimenti e comportamenti ripetitivi, fino alla comparsa di allucinazioni). Inoltre, l’uso di cocaina (non solo cronico ma anche saltuario) può associarsi a una serie di complicanze fisiche, quali: problemi cardio-vascolari (cardiopatie ischemiche, crisi ipertensive, emorragie cerebrali, ictus), neuropsichiatrici (attacchi epilettici e convulsioni, depressione, ansia, insonnia, irritabilità, paranoia -deliri di persecuzione e allucinazioni uditive) e respiratori (incendio polmonare interno, crisi asmatiche, polmone da crack, enfisema ed edema polmonare, emorragie e polmoniti).
L’uso ripetuto di cocaina crea lo sviluppo di una forte dipendenza e anche dopo lunghi periodi d’astinenza la suscettibilità alla ricaduta rimane molto elevata.
Molte persone con dipendenza da cocaina possono beneficiare di un trattamento psicoterapeutico integrato (ad esempio farmacoterapia per l’uso di cocaina e/o dei disturbi psichiatrici concomitanti, terapia individuale, terapie familiari o di coppia).
Il trattamento nello studio di psicoterapia è basato su colloqui individuali effettuati a cadenza settimanale. Il primo passo consiste nell’aiutare il paziente a decidere di smettere, motivarlo a partecipare al trattamento e ad accettare l’astinenza. Quando s’interrompe l’uso inizia un periodo molto difficile e delicato in cui la ricaduta è sempre in agguato. Con il termine craving si definisce il desiderio irresistibile di assunzione della sostanza, intrusivo, che comporta la perdita di controllo e una serie di azioni volte alla sua soddisfazione. Obiettivo della terapia sarà, quindi, insegnare al paziente strategie pratiche per gestire e fronteggiare il craving.
Il coinvolgimento dei familiari consente di creare una rete di supporto per il paziente e fornire uno spazio in cui esprimere la sofferenza, i dubbi e le paure e capire quali atteggiamenti sono adeguati e funzionali e quali sono invece disfunzionali – quindi da non attuare – in modo da essere d’aiuto per il proprio familiare e supportarlo nel difficile percorso di cambiamento.

 

di Luisa Buonocore

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